Giustizia in Moldavia: il caso Pasat
23.08.2007
scrive Iulia Postica
Valeriu Pasat durante il processo
L'arresto, nel 2005, aveva lasciato perplessi. Ora il suo rilascio è stato improvviso e altrettanto sorprendente. Il caso dell'ex ministro della Difesa Valeriu Pasat, accusato di malversazioni, è emblematico per comprendere lo stato del sistema giudiziario in Moldavia
Lo scorso 9 luglio la corte d'appello di Chisinau ha deciso di rilasciare dalla detenzione Valeriu Pasat, ex ministro della Difesa. Una decisione inattesa, che ha suscitato molta attenzione nei circoli politici moldavi e tra l'opinione pubblica, come del resto era accaduto per l'arresto di Pasat nel 2005.
Marianne Mikko, a capo della delegazione del Parlamento europeo in Moldavia e co-presidente del Comitato di cooperazione tra Moldavia e Ue, in una dichiarazione pubblica ha commentato positivamente il rilascio. Ha inoltre ribadito alle autorità di Chisinau l'importanza del rispetto dello stato di diritto se si vogliono coltivare aspirazioni europee. “Ciò che ci aveva insospettito fu che al momento del suo arresto Pasat era un membro molto attivo dell'opposizione, sia la fase investigativa che il processo vennero tenuti segreti per ottenere una sentenza politica”, ha aggiunto la parlamentare europea.
La vicenda prese avvio l'11 marzo del 2005, durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Quello fu il giorno dell'arresto di Pasat motivato inizialmente da due accuse: la prima era quella di aver condotto transazioni illecite nella commercializzazione di 21 caccia da combattimento MIG-29 venduti al Dipartimento della Difesa Usa; la seconda accusa quella di aver venduto in modo illegale il sistema di combattimento “Uragan” e i suoi missili all'azienda “Joi Slovakia”.
Un anno dopo a queste due accuse se ne sono aggiunte altre due: attentato allo stato e tentato omicidio. Secondo la procura generale Pasat avrebbe organizzato una serie di azioni per destabilizzare la situazione socio-politica del paese e prendere il potere prima delle elezioni del 6 marzo 2005.
Queste ultime accuse vennero formulate in seguito alla sentenza di primo grado in cui Pasat veniva riconosciuto colpevole di aver frodato allo stato moldavo 55 milioni di dollari nelle transazioni gestite nel 1997 quando ricopriva l'incarico di ministro della Difesa. Venne condannato a 10 anni di prigione.
L'intero processo venne tenuto a porte chiuse, con una totale mancanza di trasparenza. Fin dall'inizio i motivi dell'arresto vennero messi in dubbio da numerose forze politiche in Moldavia e in Russia, che subito definirono le accuse come motivate politicamente. Le vere ragioni dell'arresto a loro avviso sarebbero da ricercare nella partecipazione di Pasat al Congresso dei moldavi che lavorano nella Federazione russa tenutosi a Mosca e alle dure accuse fatte in quella sede al governo moldavo di acuire e creare tensioni tra Moldavia e Russia.
Valeriu Pasat si trasferì in Russia dopo essere stato ministro della Difesa tra il 1997 e il 1999 e, tra il 1999 e il 2002, a capo dei Servizi segreti. Negli anni precedenti all'arresto lavorava per la multinazionale russa RAO UES nelle vesti di consigliere del presidente della compagnia Anatoly Chubais.
Pasat durante il processo si è sempre dichiarato innocente e il suo collegio di difesa ha sempre sostenuto che quest'ultimo si è limitato, in veste di ministro della Difesa, ad eseguire ordini ricevuti dal Presidente, dal Parlamento e dal Governo moldavi. Furono questi ultimi, a detta di Pasat, a decidere la vendita degli armamenti.
“Nell'accusa si insinua che gli Stati uniti, in questa transazione, imbrogliarono la Moldavia, ma questo non corrisponde al vero”, ha dichiarato Wayne Merry, in passato responsabile delle relazioni con gli ex stati dell'Unione sovietica in seno al Dipartimento della Difesa Usa. Quest'ultimo ha poi aggiunto che quando gli Usa vennero a conoscenza dell'intenzione dell'Iran di acquistare i MIG-29 tentarono di persuadere la Moldavia a rinunciare all'affare e trovare un altro acquirente, tentativo che poi fallì. E allora Merry propose al governo Usa uno scambio: la Moldavia avrebbe ricevuto, in cambio dello smantellamento dei caccia da combattimento, 40 milioni di dollari da un fondo speciale Usa per il disarmo e per lo sviluppo socio-economico. Secondo Merry Pasat rifiutò l'accordo ma fu il presidente Lucinschi ad accettarlo. Seconod Merry il tutto avvenne alla luce del sole, sia gli Usa che la Moldavia ne trassero profitto e Pasat non fece che adeguarsi alle istruzioni che gli vennero dall'alto. Quest'ultima affermazione venne fatta da Merry alla Conferenza sui diritti umani e sulle libertà democratiche tenutasi in Moldavia lo scorso mese di maggio.
Tra il 2005 e il 2007 numerose istituzioni europee e statunitensi hanno messo in dubbio le accuse rivolte a Valeriu Pasat ed hanno espresso preoccupazione rispetto ad una sentenza che ritenevano essere troppo severa. Questione discussa in seno al Parlamento europeo, inserita in una risoluzione dello stesso in merito ai diritti umani in Moldavia, discussa in incontri del Comitato di cooperazione tra Ue e Moldavia e ad un incontro dell'Osce riguardante questi temi. Infine se ne fa menzione anche in un rapporto annuale sui diritti umani redatto dal Dipartimento di Stato Usa.
La decisione del tutto inaspettata di rilasciare Pasat dopo due anni e mezzo di detenzione e processi non rappresenta però un trionfo della giustizia in Moldavia. Lo hanno dichiarato gli stessi avvocati di quest'ultimo. La condanna a Pasat era già stata ridotta, da dieci a cinque anni, quando venne tolto il capo d'accusa in merito alla vendita dei MIG, ma non quello riguardante il sistema di difesa “Uragan”. Ora la decisione che fa cadere tutte le accuse, senza, e questo è l'elemento sorprendente, venga resa nota alcuna motivazione.
Il caso Pasat dimostra chiaramente come il sistema giudiziario in Moldavia sia confuso, contraddittorio e imprevendibile. E come la politica lo controlli dall'ombra.
I funzionari europei ritengono che il caso Pasat sia stato un caso politico e sia indicativo del rispetto dei diritti umani, del rispetto dello stato di diritto e del lento avanzamento del processo democratico in Moldavia.
Nel corso del 2007 presso la Corte europea dei diritti umani sono stati sollevati ben 1500 casi contro la Moldavia. Un numero rilevante. Solo quest'anno la Moldavia dovrà pagare più di mezzo milione di euro per casi persi davanti alla Corte europea. Ulteriori esempi di come la giustizia in Moldavia vada ancora troppo a braccetto con la politica.