Montenegro: aspettando la costituzione
14.09.2007
Da Podgorica,
scrive Jadranka Gilić
Le Bocche di Cattaro (foto L. Zanoni)
E’ passato più di un anno dal referendum e dalla conseguente proclamazione di indipendenza. Alcuni passi sono stati fatti per consolidare la nuova repubblica, manca ancora però una costituzione
Poco più di un anno fa, il 21 maggio del 2006, il Montenegro ha ottenuto, con un referendum popolare, l’indipendenza dalla Serbia. Come per gli altri stati della ex Jugoslavia, il primo grande obiettivo politico espresso in quell'occasione dal governo è stato quello dell’adesione all’Unione europea.
Subito dopo la proclamazione dell’indipendenza, il Montenegro ha ripreso le trattative con l’Ue, interrotte nel 2005 quando il Montenegro faceva ancora parte della federazione serbo-montenegrina, a causa dalla mancata collaborazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale dell’Aja.
L’Unione europea ha iniziato di conseguenza ad adottare gli strumenti necessari per il processo di Associazione e Stabilizzazione: sono iniziati i negoziati per un futuro accordo e nel novembre 2006 la Commissione ha pubblicato il primo Progress Report annuale sul Montenegro.
Nel corso di un anno, seguendo la prassi regolare, l’Unione europea ha stabilito obiettivi, priorità e condizioni della partnership con il Montenegro. Da parte sua, il governo del Montenegro, ha individuato alcune aree in cui investire maggior impegno, tra le quali al primo posto c’era l’adozione di una nuova costituzione, fondata sul consensus, in linea con gli standard europei - in particolare nell’ambito dei diritti umani, dell’organizzazione del sistema giuridico, di quello della pubblica sicurezza e delle forze armate. La seconda priorità individuata dal governo era quella della creazione di meccanismi giuridici ed istituzionali necessari al funzionamento del Montenegro come Stato indipendente. Seguivano poi le riforme economiche, l’amministrazione pubblica, il ruolo del parlamento, la cooperazione regionale e la collaborazione con l’Ue per la realizzazione di queste riforme necessarie all’adesione.
Quasi tutti i partiti dell’opposizione hanno convenuto sull’identificazione dei settori in vista dell’obbiettivo europeo, soltanto il leader della Lista Serba, Andrija Mandic, ha obiettato che, sulla base di una nuova legge di cittadinanza come quella richiesta dall’Unione europea, i serbi in Montenegro sarebbero diventati minoranza etnica.
Inoltre, dopo la dichiarazione d’indipendenza, il Montenegro ha firmato il controverso accordo con gli USA per la non estradizione al Tribunale penale internazionale dei militari americani, aprendo le porte all’integrazione nella NATO, ma scontrandosi allo stesso tempo con l’Unione europea, che con la sua politica ufficiale si oppone alla non estradizione dei soldati americani.
Il Montenegro è anche diventato membro del Consiglio d'Europa nel maggio del 2007. Anche se assieme alla Serbia già faceva parte del Consiglio d’Europa, dopo la proclamazione dell’indipendenza, il Montenegro ha dovuto richiedere l’ammissione, rimasta di diritto solo alla Serbia.
Ma a distanza di oltre un anno dalla proclamazione d’indipendenza il Montenegro non è ancora riuscito ad adottare la nuova costituzione.
La seduta dell’Assemblea Nazionale, durante la quale si discuterà del progetto di costituzione, è stata convocata per il primo ottobre prossimo.
Tutti i deputati hanno ricevuto il progetto di costituzione preparato dalla Commissione costituzionale. Tuttavia i rappresentati dell’opposizione hanno boicottato la precedente seduta dove si decideva della proposta costituzionale, sostenendo che non era sufficientemente trasparente perché non era aperta al pubblico.
Dal canto suo il governo ha dichiarato che il progetto della nuova Costituzione del Montenegro è stato preparato in armonia con gli standard europei, prendendo in considerazione tutte le proposte del Consiglio d'Europa, dell’OSCE e della Commissione di Venezia. Inoltre, la Commissione costituzionale ha accolto tutte le proposte del Consiglio d'Europa: lo Stato basato sui diritti di cittadinanza, un sistema giuridico indipendente, l’assenza di conflitti d’interesse, la protezione dei diritti umani, la proibizione della pena di morte, la regolazione dello status delle forze armate e dei servizi segreti.
Ma, per il momento, la maggior parte dei partiti d’opposizione è contraria all’impianto della nuova costituzione.
Le forze politiche montenegrine restano divise. Le questioni sulle quali si scontrano il governo e l’opposizione sono fortemente identitarie: la lingua ufficiale e i simboli statali.
La posizione del governo è che la lingua ufficiale dovrebbe essere il montenegrino, e anche se i partiti al governo hanno dichiarato di essere pronti a riconoscere la lingua serbo-montenegrina come lingua ufficiale, per il momento questa soluzione di compromesso non è gradita ai partiti filo-serbi dell’opposizione.
Inoltre, il Movimento per i cambiamenti (PZP), uno dei partiti principali dell’opposizione, si è espresso a favore della proposta di una nuova costituzione, ma a condizione che dopo l’approvazione di quest'ultima il Parlamento venga sciolto e vengano indette nuove elezioni. La coalizione governativa è ovviamente contraria a questa proposta.
Infine va anche tenuto presente che la questione della chiesa ortodossa rappresenta un problema nel problema. Le chiese ortodosse balcaniche sono autocefale e di conseguenza il governo montenegrino cerca di ristabilire una Chiesa ortodossa montenegrina, che già esisteva, ma che dopo il 1918, quando il Montenegro diventò parte del Regno dei serbi, croati e sloveni, era stata inglobata nella Chiesa ortodossa serba. L’indipendenza del Montenegro ha permesso alla vecchia Chiesa del Montenegro, che non si è ancora proclamata tale, di rivendicare le proprietà a suo tempo trasferite alla Chiesa ortodossa serba.
L’opposizione filo-serba è contraria al riconoscimento della Chiesa ortodossa montenegrina e cerca di proteggere la Chiesa ortodossa serba presente in Montenegro.
Nonostante la situazione sia alquanto complessa, il Premier montenegrino, Zeljko Sturanovic, si è dichiarato ottimista per quanto riguarda l’approvazione in Parlamento della nuova carta costituzionale ed ha individuato tre ragioni per le quali bisogna essere efficienti: “Primo, è necessario che il Montenegro formi ed anche definisca l’indipendenza con un atto supremo. Secondo, l’approvazione della carta costituzionale è la pre-condizione per la preparazione e l’adozione di una serie di leggi strategiche. Terzo, sarebbe opportuno mostrare alla comunità locale ed internazionale che siamo capaci di ottenere un consenso generale sulle questioni statali più importanti, nonostante le differenze politiche esistenti.” (Antena M, 2 settembre).
Per l’approvazione parlamentare della nuova carta costituzionale sono richiesti due terzi dei voti del Parlamento, cioè 54 degli 81 voti complessivi. In caso di mancanza della maggioranza in Parlamento si terrà un referendum popolare a maggioranza semplice. La stima dei costi di un eventuale referendum ammonta 1,5 milioni di euro, cifra che rappresenta una somma significativa per un paese come il Montenegro. Ma è pur vero che una cattiva costituzione rappresenterebbe un costo maggiore.