Si trascina ancora la spaccatura all’interno del Comitato di Helsinki procurata dall’arresto dei sei cittadini algerini a Sarajevo avvenuto nei mesi scorsi. Ancora non si è riusciti ad eleggere un presidente.
Il logo del Comitato Internazionale di Helsinki
Dopo sette anni dalla fondazione il Comitato di Helsinki bosniaco, per la prima volta, si ritrova senza presidente. Nei giorni scorsi l’assemblea convocata appositamente per l’elezione di quest’ultimo non ha portato ad alcun risultato se non quello di eleggere, in attesa si trovi l’accordo su di un nome condiviso, un provvisorio direttivo di sette membri.
“La carica è stata offerta a tre persone, ma tutte, per vari motivi, non hanno accettato. Due di loro sono professori universitari, il terzo è Branko Todorovic, ex segretario generale” ha affermato Srdjan Dizdarevic, presidente uscente.
Dizdarevic ha inoltre negato che dalla sede di Vienna fosse arrivato un veto sui nomi coinvolti nella recente crisi del Comitato. “E’ un’informazione errata, proprio da Vienna infatti mi era stato chiesto di rimanere alla presidenza ma sono stato io a non accettare” ha chiarito Dizdarevic.
Due mesi fa il Comitato di Helsinki si era diviso sulla questione dell’arresto di sei cittadini algerini da parte dell’autorità bosniache. Gli algerini, accusati di attività terroristica, erano stati trasferiti, in seguito all’arresto, nella base americana di Guantanamo. In quell’occasione lo stesso presidente Dizdarevic, assieme alla maggior parte del Comitato, aveva denunciato l’arresto dichiarando che si erano violati i diritti principali dei sei algerini ai quali, per rendere possibile la consegna ai militari americani, era stata revocata da un giorno all’altro la cittadinanza bosniaca. Altri membri del Comitato, tra i quali Slavo Kukic e Branko Todorovic, si erano invece schierati con la posizione americana decidendo in quell’occasione di abbandonare il Comitato di Helsinki (Dnevni Avaz, 01.05.02).