La Turchia sugli scaffali
05.10.2007
scrive Fabio Salomoni
C'è un'attenzione crescente in Italia alla letteratura turca. Finalmente l’editoria italiana sembra timidamente accorgersi che sulle rive del Bosforo oltre ai ''mostri sacri'' esistono altri autori degni di attenzione. Una panoramica a cura del nostro corrispondente
“Il grande maestro sulla scena!”. Così la stampa turca ha raccontato il successo che il 24 settembre scorso il pubblico della Scala di Milano ha tributato a Yaşar Kemal, uno dei mostri sacri della letteratura turca. Per la prima volta un palcoscenico italiano ha ospitato il lavoro di un autore turco. L’opera Teneke – Bidone di latta- diretta da Ermanno Olmi e con le scenografie di Arnaldo Pomodoro è tratta infatti dall’omonimo racconto di Kemal, pubblicato da Tranchida. E’ proprio grazie all’ostinazione della casa editrice milanese che da anni il lettore italiano ha a disposizione buona parte della sterminata opera di Yaşar Kemal, in particolare l’epica trilogia di Mehmet il Falco.
Come molte delle opere di Kemal, anche Teneke presenta scene di lotta di classe che vedono come protagonisti latifondisti senza scupoli, raccoglitori di cotone e funzionari di stato idealisti nella Turchia sud-orientale degli anni ‘50.
Un trionfo ampiamente meritato per l’anziano autore di origine curda. Non solo per la qualità della sua vastissima opera ma anche per una vita all’insegna dell’impegno politico e civile.
Per decenni Yaşar Kemal è stato uno dei pochi autori della letteratura turca, insieme al poeta Nazim Hikmet, ad essere accessibile al pubblico italiano. Curioso il destino di Nazim Hikmet nel nostro paese. Nonostante il carattere fortemente politico della sua opera – Hikmet è stato militante comunista più volte incarcerato e costretto all’esilio - in Italia Nazim Hikmet è conosciuto soprattutto per le sue poesie d’amore. E’ un vero peccato che, ad esempio, un monumentale racconto epico come Paesaggi Umani sia stato pubblicato solo parzialmente nell’ormai lontano 1992 dalla casa editrice Farheneit 451.
Da alcuni anni in Turchia si assite ad una vera e propria corsa alla riabilitazione dell’opera di Hikmet, anche da parte di coloro che per ragioni politiche lo hanno per decenni ferocemente avversato. Una riscoperta che però fino ad ora non ha permesso che la salma di Hikmet, morto a Mosca nel 1963, ritornasse in patria e che al poeta venisse restituita la cittadinanza turca di cui venne privato mentre era in vita.
Negli anni ’90 l’editoria italiana sembra timidamente accorgersi che sulle rive del Bosforo, al di fuori di questi due mostri sacri, esistono altri autori degni di attenzione.
La casa editrice Giunti pubblica i romanzi di Latife Tekin. In particolare con Fiabe dalla colline dei rifiuti l’autrice anatolica ha compiuto una piccola rivoluzione nel mondo delle lettere turche portando alla ribalta le vite e la lingua delle donne dell’Anatolia profonda periferie di Istanbul. Negli stessi anni compaiono nelle librerie italiane, pubblicati da Frassinelli, anche i primi due romanzi di Orhan Pamuk, La casa del silenzio e Roccalba.
Le opere successive, quelle che lo segnalano al grande pubblico, sono invece pubblicate da Einaudi. Dallo splendido Il mio nome è rosso al romanzo politico Neve all’autobiografico Istanbul. Per finire con La valigia di mio padre, il commovente discorso che Pamuk ha pronunciato in occasione della consegna del premio Nobel per la letteratura.
Sarà per l’effetto Pamuk o forse per la generale crescita dell’attenzione in Italia per quanto accade in Turchia, ma negli ultimi anni il numero di autori turchi, soprattutto donne, presenti sugli scaffali delle librerie italiane è sensibilmente aumentato.
Sellerio ha pubblicato il corposo romanzo di Buket Uzuner Ada d’Ambra. Nel 2005 Fazi ha mandato in libreria Due Ragazze di Perihan Magden. Scrittrice e giornalista senza peli sulla lingua, finita davanti ad un tribunale lo scorso anno per aver difeso l’obiezione di coscienza, Perihan Magden si è cimentata con un romanzo psicologico. Due ragazze narra la complessa amicizia di due ragazze agli opposti per quanto riguarda personalità ed estrazione sociale. Dal romanzo il regista Kutluğ Ataman ha tratto un film di grande successo.
Quest’anno poi si è registrata un’impennata della presenza di autori turchi nelle nostre librerie. A cominciare da Elif Şafak, un’autrice sofisticata e cosmopolita, nata in Francia ed attualmente docente in un’università americana. Il romanzo La bastarda di Istanbul, pubblicato da Rizzoli, attraverso l’amicizia tra una ragazza turca ed una americana di origine armena, si cimenta con le memorie ed i pregiudizi delle due comunità divise e unite dalla tragedia del 1915.
Tema delicato che è costato alla scrittrice l’onta del tribunale e l’accusa di aver violato il famigerato articolo 301 del codice penale.
Ritratto di famiglia turca, Passigli, di Irfan Orga, è una sorta di classico studiato anche nei dipartimenti di sociologia del paese. In inglese nella versione originale e poi successivamente tradotto in turco, il romanzo racconta, attraverso gli occhi delle sue donne, le vicende di una famiglia istanbuliota colta nella fase di transizione tra il crollo dell’impero ottomano e la nascita della repubblica
Felicità del poliedrico Zülfü Livaneli, pubblicato da Gramese, si tuffa in alcuni dei nodi più sensibili dell’attualità turca. Attraverso l’intrecciarsi delle vite di tre personaggi, Livaneli ci parla delle difficoltà della condizione femminile nell’Est del paese e delle ferite che la lunga guerra tra il PKK e l’esercito di Ankara ha lasciato in coloro che vi hanno preso parte. Una forte impronta politica andata perduta nella versione cinematografica che ha comunque registrato un grande successo di pubblico.
Gastarbeiterliteratur è la letteratura in tedesco dei figli degli immigrati stranieri in Germania. Il turco Feridun Zaymoğlu ne è uno degli esponenti più brillanti, rivelatosi con il romanzo Schiuma, pubblicato in Italia nel 1999 da Einaudi. Un racconto senza fronzoli delle vite ai margini di un gruppo di giovani turchi nella Germania settentrionale, all’insegna di un linguaggio decisamente realistico, il Kanaksprache, che al tedesco mescola ricordi della lingua familiare. Quest’anno Il Saggiatore pubblica un secondo romanzo di Zaymoğlu, Leyla. Storia di un percorso di liberazione di una donna che passa dalla sottomissione imposta dalle strutture patriarcali del suo villaggio natale alla liberazione con l’emigrazione in Germania.