A pochi mesi dalla presidenza Ue la Slovenia invia una lettera a tutti i paesi membri ed alla Commissione. Dove si chiedono ''decisioni coraggiose'' per quanto riguarda l'allargamento ai Balcani dell'Ue
Di Elitsa Vucheva – EUobserver (pubblicato il primo ottobre 2007)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani a cura di Marzia Bona
Interessata a promuovere l’integrazione europea dei Balcani durante la sua presidenza di gennaio-luglio dell’anno prossimo, la Slovenia ha inviato una lettera ai leader dei paesi europei e alla Commissione europea, chiedendo “decisioni coraggiose” rispetto alla regione.
“Se vogliamo che si realizzi il progetto dei padri fondatori di un’Europa completa e libera, dobbiamo prendere decisioni coraggiose sui Balcani Occidentali”, ha scritto il primo ministro sloveno Janez Jansa.
In quanto paese geograficamente molto vicino alla regione dei Balcani Occidentali – Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Albania – la Slovenia ha dichiarato spesso che fra le priorità della sua presidenza ci sarebbe stato il rafforzamento dei legami fra la regione dei Balcani ed il blocco dei 27 paesi membri.
La lettera ribadisce la volontà di promuovere l’allargamento verso i Balcani nel loro complesso, riferendosi allo stesso tempo ad alcuni paesi in particolare.
La Macedonia “merita ulteriore supporto” e i negoziati di accesso con Skopje potrebbero partire presto, mentre Sarajevo “non dovrebbe essere dimenticata”, dice il premier sloveno.
Che riporta anche l’esempio della Serbia come uno dei paesi in cui l’avanzamento potrebbe essere raggiunto molto presto.
“Realizzate le condizioni necessarie, la Serbia potrebbe ottenere la candidatura in pochi mesi, o al massimo nella prima metà del 2008”, si legge nella lettera.
Inoltre, “il processo di ammissione alla candidatura della Serbia non dovrebbe sottostare alla condizionalità circa la decisione dello status futuro del Kosovo [provincia indipendentista], sottolinea Jansa.
La Commissione europea ha ricevuto e letto la lettera “ovviamente con grande interesse”, come riportato lunedì 1 ottobre da un portavoce dell’esecutivo Ue, ma pone in rilievo gli obblighi internazionali dalla Serbia nei confronti del tribunale per i crimini di guerra.
La Serbia e l’Ue hanno concluso il mese scorso i colloqui sul testo degli Accordi di Associazione e Stabilizzazione (SAA) – primo passo verso l’integrazione europea.
Ma per concludere questo processo, Belgrado deve cooperare senza riserve con il Tribunale Internazionale per la ex-Yugoslavia (ICTY).
Il pubblico ministero del tribunale, Carla Del Ponte, sta per rilasciare “a tempi brevi”, una valutazione della cooperazione da parte della Serbia, ma non è ancora stata fissata alcuna data esatta.
Essere realisti
La lettera slovena ha già suscitato reazioni ottimistiche all’interno della regione.
“Visto che nel corso di una presidenza, chi la occupa può avere un’influenza notevole sul processo di decision-making e nel porre determinate questioni in primo piano, è sicuramente significativo che la Slovenia abbia toccato la questione già nel corso dei suoi preparativi”, ha detto Ksenija Milivojevic, consigliere del governo serbo per la questione europea, all’agenzia serba B-92.net.
Da parte sua, la Slovenia dice che sarà realista circa i possibili obiettivi da raggiungere.
“Faremo tutto il possibile”, ma “qui siamo realisti”, hanno dichiarato fonti diplomatiche slovene ad EUobserver.
La Commissione Europea pubblicherà in novembre il suo prossimo rapporto sui progressi compiuti sia dai candidati attuali che da quelli potenziali.
Attualmente i tre candidati all’UE sono Turchia, Croazia e Macedonia – ma le trattative con Skopje non sono ancora partite.
Gli altri paesi dei Balcani Occidentali – Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Albania - sono candidati potenziali, e sperano tutti di raggiungere in club europeo, un giorno.