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Data pubblicazione: 16.10.2007 09:29

Si definivano ''fratelli''. Ma le ultime relazioni frontaliere tra Moldavia e Romania sono all'insegna della tensione. Gli ultimi a farne le spese alcuni sindaci rumeni invitati per una festa a Chisinau, e rimandati indietro alla frontiera
I rapporti tra Bucarest e Chisinau sono sempre più tesi. La guerra fredda tra la Moldavia e la Romania ha da poco consumato il suo ultimo episodio. E' accaduto venerdì scorso quando le autorità moldave hanno rifiutato l’ingresso ad alcune delegazioni rumene, all'interno delle quali anche dei sindaci, che dovevano partecipare ad una festa religiosa nella capitale Chisinau. Era stato lo stesso primo cittadino della capitale moldava ad invitarli.

Le autorità di frontiera si sono limitate a dire agli otto rappresentanti rumeni che dovevano tornare indietro. Il ministro degli Esteri rumeno, Adrian Cioroianu, ha immediatamente accusato la Moldavia di “atto ostile” e di calpestare valori europei.

Da parte del governo di Chisinau invece silenzio. La Repubblica di Moldova, in passato parte dell'Unione Sovietica, e uno dei paesi più poveri dell’Europa, condivide con la Romania storici legami linguistici e culturali. Dopo l’adesione della Romania all’Ue i rapporti tra i due paesi sono peggiorati e Chisinau si è mostrata preoccupata del fatto che in numero sempre crescente i suoi cittadini richiedessero la cittadinanza romena. Per un motivo quanto mai ovvio: offre loro la possibilità di andare a vivere in un paese dell’Unione Europea.

L’incidente della frontiera romeno-moldava è quindi solo un'altra dimostrazione di questi rapporti tesi. Secondo il capo della diplomazia romena, Cioroianu “questo tipo di comportamento” non rispetta gli accordi tra Bucarest e Chisinau soprattutto perché i cittadini romeni non hanno bisogno di visto o altri documenti che giustifichino la loro entrata nella Repubblica di Moldova.

E' vero invece che non vale il contrario. Dal primo gennaio scorso, data nella quale la Romania ha fatto ingresso nell'Ue, i cittadini moldavi hanno bisogno di un visto per entrare nel paese vicino, richiesta però arrivata dall'Ue, per limitare l’immigrazione clandestina nello spazio europeo.

Dall’altra parte e altrettanto vero che i cittadini moldavi devono aspettare, fare lunghe file per aver il visto gratuito per la Romania. E questo in parte dipende anche dal rifiuto delle autorità moldave alla richiesta della Romania di aprire due nuovi uffici consolari a Cahul e Balti, dato che il consolato romeno a Chisinau si trova sempre più in difficoltà a far fronte al grande numero di richieste per i visti. Inoltre ultimamente non sono mancate nemmeno accuse di corruzione nel gestire la concessione dei visti. Ad ogni modo questi non sono che altri “aspetti” che riguardano i rapporti tra due paesi che si definivano “fratelli”.

Ma l'episodio che ha riguardato i sindaci rumeni è grave. Dorin Chirtoaca, sindaco di Chisinau, si è dichiarato amareggiato dall’atteggiamento delle autorità al punto di frontiera di Leuseni.”E' risaputo l’atteggiamento delle autorità della Moldavia rispetto ai romeni, ma non abbiamo mai pensato che si arrivasse al blocco della frontiera quando vi sono normative che permettono il passaggio ad ogni cittadino dell’UE”, ha dichiarato Chirtoaca precisando poi di aver provato invano a contattare il primo ministro Vasile Tarlev per ottenere spiegazioni supplementari.

Un gesto che sembra un atto dimostrativo. Ma non è ancora chiaro cosa si volesse dimostrare. Il presidente del Consiglio municipale di Chisinau, Mihai Ghimpu ha spiegato che sono riuscite a passare le delegazioni di Bucarest e Petrosani mentre sono state respinte quelle di Bacau, Navodari e Tirgu-Mures.

Un consigliere municipale del partito Liberal Democratico rumeno, bloccato alla frontiera, Alexandru Tanase, ha affermato che queste interdizioni non sono altro che una violazione dei diritti umani. Ha inoltre aggiunto senza mezzi termini che quanto sta accadendo è rivoltante e che “è il caso che subito dopo i festeggiamenti i partiti democratici debbano reagire a questa situazione perché altrimenti, se non ci sarà una reazione congrua della società civile e dei partiti dell’opposizione, ci si deve aspettare altre sorprese e nuove violazioni della legge da parte delle autorità comuniste”.

Dal canto suo il vicesindaco di Chisinau, Lucia Culev, non esclude che si possa trattare di un tentativo di ostacolare la festa della città: ”Si è creata una coalizione anticomunista e in risposta il potere probabilmente prova a impedirci di fare la festa della città”.

Secondo alcune fonti politiche citate dalla stampa romena il presidente romeno Traian Basescu aveva rifiutato l’invito del sindaco di Chisinau a prender parte alla festa della città. Basescu avrebbe giustificato l'assenza con impegni pregressi. L'invito del sindaco Chirtoaca avrebbe però infastidito il presidente moldavo, Vladimir Voronin. Di qui forse l'incidente diplomatico alla frontiera.

Quest'ultimo ha irritato non poco Basescu, che lo ha definito un “incidente innammissibile”. Nel frattempo il ministero degli Esteri romeno continua a ribadire che quanto accaduto ”non è in conformità con gli accordi bilaterali in materia di circolazione delle persone”.

Il commissario europeo per la giustizia, Franco Frattini, presente nei giorni scorsi a Chisinau ha chiesto spiegazioni alle autorità sul rifiuto della polizia di frontiera di Leuseni di permettere l’accesso di alcune delegazioni dalla Romania. “Il ministro degli Esteri mi ha promesso che mi informerà sull’accaduto”, ha affermato Frattini. Il ministro degli Esteri moldavo, Andrei Stratan, ha dichiarato che le istituzioni responsabili stanno esaminando la situazione. Stratan ha poi aggiunto che a Chisinau sono arrivate 14 delegazioni straniere che non hanno avuto alcun problema.

L’incidente di frontiera è accaduto poco dopo che la Romania aveva accettato che l’accordo per facilitare i visti tra l’Unione Europea e la Repubblica Moldova fosse redatto anche in lingua moldava. Bucarest ha dato il suo via libera solo quale segnale di vicinanza tra Chisinau e l’Ue specificando però che questo non significa un riconoscimento della denominazione “lingua moldava” e non può essere considerato un precedente per l’utilizzo in futuro di questa formula nei documenti delle istituzioni europee.