Anche la Moldavia ha il suo sbocco al mare, o meglio, sul Danubio. E vi ha costruito un terminal che sta iniziando ora ad operare. Sperando di uscire dalla morsa di due scomodi vicini, e soprattutto da quella di Mosca
La prima consegna di prodotti petroliferi al terminal fluviale di Giurgiulesti, Moldavia, è avvenuta lo scorso 12 settembre. La Danube Logistics SRL, proprietaria del porto e operatrice nello stesso, ha ricevuto il primo cargo carico di 3750 tonnelalte di prodotti petroliferi: benzina A98 e A95 e Eurodiesel importate dall'azienda Bemol Trading SRL. Entrambe le compagnie fanno parte della galassia controllata dall'olandese EasEur Holding BV.
“Stiamo assistendo ad un evento storico”, ha dichiarato Edgar Martin, direttore della Danube Logistics “la prima consegna di prodotti petroliferi con un cargo. Ora la Moldavia ha la possibilità di importare questi prodotti direttamente dai mercati internazionali e a prezzi competitivi”. Essendo situato sulle rive del Danubio la cui profondità in quell'area supera i sette metri, il porto di Giurgiulesti può accogliere imbarcazioni sia fluviali che marittime.
Qualche settimana prima, durante gli ultimi test del terminal, lo scorso agosto, il primo ministro moldavo Vasile Tarlev aveva definito quanto stava avvenendo come uno degli eventi più significativi per la Moldavia negli ultimi anni”. Tarlev ha poi aggiunto che il “terminal petrolifero di Giurgiulesti è molto importante dal punto di vista economico, politico e strategico. Assicura infatti l'accesso della Moldavia al Mar Nero e rappresenta l'affermazione dell'indipendenza economica della Moldavia”. E' stata un'ottima decisione costruirlo – ha continuato il primo ministro – perché garantirà la sicurezza energetica del paese.
Il villaggio di Giurrgilesti è situato all'estremo meridionale della Moldavia, al confine con Romania e Ucraina. Sulla riva destra del fiume Prut, nel punto in cui si immette nel Danubio. Nei secoli passati la Moldavia ha avuto accesso diretto al Mar Nero, sia in periodo medioevale (15mo- 18mo secolo), che durante il dominio russo (veniva chiamata allora Bessarabia) tra il 1812 e il 1918 che tra le due guerre, quando fu parte della Romania (1918-1940). Le cose cambiarono dopo la Seconda guerra mondiale quando la Moldvaia divenne una repubblica dell'Unione Sovietica. La parte meridionale nel suo territorio, che garantiva l'accesso al Mar Nero, venne annessa ad un'altra Repubblica, l'Ucraina.
Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica emersero alcune - seppur limitate - dispuite territoriali tra Moldavia e Ucraina. In particolare, nel 1999, si discusse dell'appartenenza all'uno o all'altro paese del villaggio di Palanca, situato nel punto più a sud-est della Moldavia, al confine con L'Ucraina. Lì passa l'autostrada ucraina Odessa-Reni, che sconfina per un tratto di 7,7 chilometri in territorio moldavo. L'Ucraina ha rivendicato il controllo di quella fetta di terra. La disputa è stata risolta attraverso la firma di un accordo realtivo all'austostrada Odessa-Reni nel quale di fatto la Moldavia ha rinunciato a quei 7,7 chilometri di territorio.
Nello stesso accordo l'Ucraina riconosceva il diritto della Moldavia a 430 metri di sponda lungo il Danubio, nei pressi di Giurgiulesti. Attualmente la Moldavia possiede un tratto navigabile di circa 500 metri lungo la riva del Danubio e questo è l'anello della Moldavia verso il resto del mondo: via fiume e poi via mare.
Il progetto di costruire un ponte nel sud della repubblica nacque nel 1995. Venne allora creata una società mista per la costruzione del terminal posseduta per il 41% dallo stato, 39% dalla società greca Technovax e il restante 20% della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD). La società ottenne un prestito di 18 milioni di euro dalla EBRD con la promessa di chiudere i lavori netro il 1999. Ma l'intero progetto affondò nella bancarotta nel 2001.
Nel 2004 il governo moldavo riuscì a coinvolgere nel progetto degli investitori dell'Azerbaijan: Azpetrol, Azertrans e le raffinerie Azpetrol. In seguito l'intero pacchetto venne venduto alla olandese EasEur Holding BV che attualmente lo gestisce.
La superfice del porto franco internazionale di Giurgiulesti è di 120 ettari ed ha uno status molto simile ad una zona free tax. Una volta terminati i lavori sarà costituito da un terminal petrolifero (la cui capacità dovrebbe essere estesa in un secondo momento dalle attuali 10.000 tonnellate a 20.000, con una capacità massima di ricezione di 2 milioni di tonnellate all'anno), un porto merci e passeggeri e un'area industriale. Per la fine del 2008 ci si aspetta che terminino i lavori. Sino ad ora sono stati investiti 21,2 milioni di euro nel progetto Giurgiulesti.
Lo scarso sviluppo delle infrastrutture circostanti, a partire dalla rete viaria, rappresenterà comunque un problema fin da subito. Quest'anno è stato avviato un progetto per la costruzione di una rete ferroviaria che colleghi Giurgiulesti al resto del Paese. La conclusione dei lavori è prevista per la fine dell'anno prossimo.
Altra questione, non meno importante, è l'impatto ambientale che il porto avrà sull'area circostante. Il terminal è infatti situato in una zona molto vulnerabile, non lontano dalla riserva naturale rumena che tutela il delta del Danubio, protetto dall'UNESCO. Non distante anche l'altra riserva naturale dell'area, in territorio moldavo, quella lungo il fiume Prut. L'impatto del termianl andrebbe a sommarsi a quello di un altro terminal petrolifero, situato nella località ucrina di Reni, a pochi chilometri da Giurgiulesti.
E' dal 1995 che le associazioni ambientaliste moldave, ucraine e rumene esprimono dissensi rispetto alla costruzione di un nuovo terminal in quell'area. Le autorità moldave sono andate avanti ugualmente. “Nel 1995 abbiamo effettuato studi di impatto ambientale sul sistema ecologico del Danubio che ha dato esiti rassicuranti” ha dichiarato il ministro per l'Ecologia e le Risorse Naturali della Moldavia “inoltre la struttura è moderna, con sette livelli di protezione. Non penso che il vicino porto ucraino di Reni sia fornito di tali strumentazioni”.