Sangiaccato: scontro per il potere
16.10.2007
Da Belgrado,
scrive Danijela Nenadić
La comunità islamica in Serbia è divisa. Da una parte la Comunità islamica ''della'' Serbia, dall'altra la Comunità islamica ''in'' Serbia. Sullo sfondo uno scontro per il potere nell'area del Sangiaccato che dura da una decina d'anni
In Serbia la grande festa islamica del Ramadan si sta svolgendo all’insegna di uno scontro fra due correnti della Comunità islamica locale. Si è rischiato persino l'aggressione fisica tra i membri delle due parti contrapposte.
I musulmani di Serbia sono divisi fra coloro i quali sostengono Adem Zilkic - muftì a Sjenica - a favore della costituzione del Mesihat (il più alto organo amministrativo e religioso della comunità islamica) del Sangiaccato, e coloro i quali considerano come capo supremo Muamer Zukorlic, il principale muftì della Comunità islamica in Serbia che è sotto la protezione del Reis-ul-ulem di Sarajevo Mustafa Ceric.
Lo scontro tra le due correnti si basa su diverse interpretazioni del ruolo della Comunità islamica in Serbia, e nasce dalle forti divisioni politiche che caratterizzano l'area del Sangiaccato, dove risiede la maggior parte dei musulmani di Serbia. Zurkolic, sostenuto dal Partito democratico del Sangiaccato di Rasim Ljajic, crede che la Comunità islamica dovrebbe essere legata alla Comunità islamica della Bosnia Erzegovina con sede a Novi Pazar; Zilkic, del quale si afferma che sia vicino a Sulejman Ugljanin e alla sua Lista per il Sangiaccato, afferma che la Comunità islamica dovrebbe essere autonoma, con un proprio Rijaset [sede dell’autorità religiosa, ndt.] e un proprio Reis, e che la sede dovrebbe essere a Belgrado.
Zurkolic per la frattura in atto accusa “le spie imam”, i collaboratori dell’UDBA [servizi di sicurezza, ndt.] e Ugljanin. Dall’altra parte, Zilkic accusa Zurkolic di essere capriccioso, arrogante e di perseguitare gli intellettuali islamici.
In una dichiarazione riportata dal quotidiano “Novosti”, Zukorlic difende il legame con la Bosnia con le seguenti parole: “Hanno lacerato il nostro stato, ci hanno usurpato i politici, ci hanno cacciato fuori dalla Costituzione, ci è rimasto soltanto il nome, ma non sono ancora riusciti a distruggere quella manciata di fedeli. Ci chiedono di interrompere i legami con la Bosnia, di rinunciare a Sarajevo, di rinunciare al Reis. No, mai. Il nostro capo supremo è il Reis-ul-ulem Mustafa Ceric di Sarajevo”.
Sono mesi ormai che lo scontro tra i musulmani in Serbia, che ha raggiunto il culmine nel mese del Ramadan, è rovente. In pratica dalla fine di marzo la Serbia ha due Comunità islamiche.
Le due parti hanno cercato in passato di individuare modalità per superare le divisioni. Alla fine dello scorso anno si era dato vita al tentativo di unire tutte le Comunità islamiche che in Serbia, dopo la disgregazione della Jugoslavia, erano diventate quattro (il Sangiaccato, il sud della Serbia, cioè la valle di Presevo, la Vojvodina e Belgrado). Ma già allora era chiaro che le divergenze sarebbero state insanabili. Le diverse posizioni sul centro spirituale della Comunità islamica unita della Serbia si sono dimostrate un problema irrisolvibile.
Alla fine del gennaio 2007 nella moschea Bajrakli di Belgrado è stata presa la decisione di formare il Rijaset della Comunità islamica della Serbia. Questa decisione è stata presa senza la presenza della Comunità islamica del Sangiaccato. Dopo di che, a febbraio, si è tenuto il Sabor [assemblea, ndt] della Comunità islamica della Serbia durante il quale per la funzione di Reis-ul-ulem del Rijaset è stato nominato il muftì Hamdija Jusufspahic ed è stata approvata la proposta di una nuova Costituzione della Comunità islamica. La nuova Costituzione prevedeva che la Comunità islamica in Serbia fosse decentralizzata in quattro aree presiedute da muftì di pari diritti:del Sangiaccato, di Presevo, di Belgrado e di Novi Sad.
La contro risposta della corrente più vicina alla Comunità islamica della Bosnia è arrivata a marzo quando a Novi Pazar si è tenuto il Sabor unificato della Comunità islamica in Serbia [in contrapposizione alla Comunità islamica "della" Serbia, ndr]. Alla presidenza del Mesihat è stato scelto il muftì Zukorlic.
Il Sabor principale della Comunità islamica della Serbia nel mese di agosto ha preso la decisione sul cambiamento della Costituzione che prevede la formazione di tre unità organizzative: il Mesihat serbo, il Mesihat del Sangiaccato e il Mesihat di Presevo.
La spaccatura è poi continuata anche nell'autunno per arrivare al culmine nei primi giorni di ottobre. Il tre di ottobre è stato fondato il Mesihat della Comunità islamica della Serbia per il Sangiaccato e sono state chieste le dimissioni del muftì Muamer Zukorlic che allora si trovava in Marocco. Il giorno dopo il Sabor principale della Comunità islamica della Serbia alla richiesta di un Mesihat del Sangiaccato ha proposto e scelto il muftì Zilkic di Sjenica che in questo modo è diventato Reis-ul-ulem della Serbia.
Tuttavia, l’altra parte non ha accettato questo sviluppo della situazione. La Comunità islamica in Serbia il 7 ottobre ha organizzato un Sabor straordinario dove sono state rifiutate tutte le richieste della Comunità islamica della Serbia ed è stata confermata la fiducia al muftì Zukorlic. Durante il Sabor straordinario è stato inviato un messaggio agli imam che hanno sostenuto Zilkic col quale li si invitava a pentirsi e a riconoscere pubblicamente l’errore entro il Bajram di quest’anno che cadeva il 12 ottobre. In quel momento, secondo il quotidiano “Politika”, Zukorlic ha dichiarato che “quelli a cui dà fastidio il legame dei musulmani del Sangiaccato con la BiH stanno cercando di creare una Comunità islamica parallela”.
Ad un vero e proprio scontro fisico si era arrivati già l’8 ottobre quando i sostenitori di Zilkic e di Zukorlic si sono confrontati nella moschea di Sjenica. In quel caso la polizia aveva fatto irruzione nella moschea, calpestando con gli stivali le stuoie che si usano per la preghiera e con questo, secondo le parole di Zukorlic “ha dissacrato la santità della moschea”. Dopodiché Zukorlic ha inviato una lettera di protesta al presidente e al premier della Serbia, ai ministri della Polizia e della Religione, con la richiesta di trovare e arrestare subito i poliziotti che hanno fatto irruzione nella moschea e anche quelli che sono venuti nella moschea per provocare l’altra parte.
Subito dopo l'incidente, i tre deputati del Partito democratico del Sangiaccato del ministro Ljajic hanno rifiutato di partecipare ai lavori del parlamento finché la polizia non troverà i colpevoli. Durante la settimana sono stati segnalati anche forti scontri verbali tra i membri delle due correnti nella moschee di Sjenica e di Prijepolje. Sono state demolite due stazioni TV di Novi Pazar: la TV Jedinstvo e la televisione regionale di Novi Pazar.
Dato che la situazione stava diventando sempre più drammatica, il premier Kostunica ha fatto appello ai leader dei due maggiori partiti bosgnacchi, a Ljajic e a Ugljanin, per invitarli a calmare le tensioni nel Sangiaccato. In una lettera comune rivolta all’opinione pubblica, resa nota da tutti i media, questi due partiti il 10 ottobre hanno fatto sapere che “i due partiti più forti fanno appello a tutti i bosgnacchi di mostrare piena responsabilità e di non permettere di provocare in nessun modo la tensione o mettere in pericolo la quiete pubblica“.
Adem Zilkic l’11 ottobre nella moschea Bajrakli di Belgrado è stato eletto come muftì principale della Comunità islamica della Serbia. La nomina è stata fatta alla presenza di una quarantina di imam, di rappresentanti della Chiesa ortodossa serba, dell’Arcivescovato belgradese della Chiesa cattolica e di esponenti della Comunità islamica a Belgrado. Adem Zilkic ha giurato sul Corano.
Dopodiché, Zilkic è andato a fare una visita - preannunciata - a Novi Pazar, dove l’hanno atteso i membri di entrambi le correnti. L’incidente è rimasto a livello di provocazioni verbali soltanto grazie alla presenza delle forze dell’ordine che hanno diviso le due parti. I sostenitori di Zilkic gridavano “droga, jeep, adesso è chiaro di chi sono i wahabiti”, e i sostenitori di Zukorlic rispondevano “fuori dal Sangiaccato, andate a Belgrado”. Alla fine dell’incontro, Zilkic, secondo quanto riportato dal quotidiano “Politika” ha dichiarato: “Io sono il Reis-ul-ulem di tutti i musulmani della Serbia".
Questi forti scontri politici e la lotta per il potere nel Sangiaccato durano già da dieci anni e non di rado hanno causato forti scontri verbali, rese dei conti armate, esplosivo piazzato sotto le automobili e vicino alle abitazioni dei leader politici. L’incidente più grave è accaduto nel settembre 2006, il giorno delle elezioni locali nel Sangiaccato, quando in un seggio fu ucciso un candidato della Lista per il Sangiaccato di Ugljanin.
Le tensioni, per adesso, si sono calmate e i musulmani in Serbia continuano a festeggiare il Ramadan.