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E il ministro si dimette...
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Data pubblicazione: 31.10.2007 10:30

Decebal Traian Remes
La corruzione e lo scontro tra istituzioni rimangono indiscussi protagonisti del dibattito politico in Romania. La TV pubblica trasmette le immagini del ministro per l'Agricoltura che intasca una mazzetta e quest'ultimo è costretto alle dimissioni
I romeni hanno vissuto recentemente un'esperienza inimmaginabile: vedere un ministro costretto a dimettersi perché coinvolto in uno scandalo di corruzione. Il protagonista è il liberale (attualmente sospeso per un anno dal partito) Decebal Traian Remes che ha lasciato l'incarico di ministro dell’Agricoltura su richiesta del premier Calin Tariceanu (dello stesso partito) perché sospettato di avere intascato tangenti.

Probabilmente non si sarebbe dimesso spontaneamente perché, nonostante la corruzione sia un fenomeno diffuso, le dimissioni non sono affatto una pratica comune in Romania ma, purtroppo per il ministro, la tv pubblica TVR aveva diffuso registrazioni di telefonate e immagini riprese con una camera nascosta che mostrano Remes in flagrante mentre riceve una busta da Ioan Avram Muresan, l'ex ministro dell'Agricoltura dal 1996 al 2000.

Secondo i procuratori anticorruzione la busta conteneva 15.000 euro provenienti dall'imprenditore Gheorghe Ciorba in cambio di favori alla sua ditta in gare di appalti pubblici. Seduti ad un tavolo di un bar del centro di Bucarest i due ex ministri pedinati sembrano familiarizzati con la pratica delle tangenti e per sicurezza Remes chiede a Muresan di mettergli la busta nella borsa e non dargliela direttamente.

Tanti sono i misteri che riguardano questo caso di corruzione e di tangenti ad alto livello. A partire da come la cassetta con il filmato sia arrivata alla televisione pubblica. Intanto i procuratori hanno tenuto a precisare che non sono stati loro a passare la registrazione alla TVR.

L’episodio - insolito per quanto riguarda il calibro dei politici coinvolti dati in pasto dalla tv pubblica all'opinione pubblica - si colloca, secondo molti osservatori, più che nell’ambito della lotta alla corruzione in quello della vendetta politica. Sarebbe quindi l’ennesimo episodio di scontro tra il presidente Traian Basescu e il premier liberale Calin Popescu Tariceanu.

Il premier Tariceanu ha spiegato di aver dimesso Decebal Traian Remes non perché lo considera colpevole ma perché “un ministro coinvolto in un tale scandalo non può più esercitare la sua carica con autorità e responsabilità”. Il premier ha inoltre sottolineato che ogni persona deve poter fruire della presunzione di non colpevolezza fino a quando la giustizia si pronunci.

Dall’altra parte, il capo del governo di Bucarest considera che il filmato andato in onda sulla Tv pubblica sembrava un film prodotto dall’istituzione che si occupa del caso e si chiede come sia stato possibile rendere pubbliche prove che devono servire solo nell'aula di un tribunale. L’opinione del primo ministro è che “la magistratura troppo spesso guarda i romeni come potenziali delinquenti invece di lasciare la giustizia a pronunciarsi”.

In realtà non si può non notare che in Romania nessun politico accusato di gravi atti di corruzione è stato mai condannato. Indagati sono molti politici, attuali o ex ministri, ma una condanna non si è mai vista e tuttora è difficile immaginarne una a tempi brevi. Da parte sua, il presidente Basescu, considerato una persona che lotta contro la corruzione come contro i mulini a vento, da tempo ai ferri corti col premier, ha dovuto smentire le voci secondo cui sarebbe stato egli stesso a passare le registrazioni alla televisione, sottolineando che dalla Presidenza non sono mai usciti fascicoli di ministri indagati per corruzione. Molti invece sono convinti del contrario.

Ma nel frattempo la lotta politica provoca vittime collaterali. Nella tv di stato, a seguito alla diffusione delle immagini con la camera nascosta è giunto il divieto di mandare in onda un altro filmato sul caso. Poi tutto si è concluso con la rimozione di alcuni giornalisti, considerati nell’area di influenza del presidente Basescu, dal principale tg della sera e da altre trasmissioni meno importanti.

Dello scandalo di corruzione hanno approfittato subito i politici. Non per smascherare altri corrotti ma piuttosto per varare provvedimenti e modifiche al codice penale. Tra queste è prevista la reclusione fino a sette anni per i giornalisti che rendono pubbliche informazioni (immagini, conversazioni risultate dalle intercettazioni) su persone indagate. Secondo l’ex ministro della Giustizia Monica Macovei, apprezzata nelle sedi Ue per la sua lotta alla corruzione, le modifiche apportate dai deputati al codice penale sono una reazione politica alla lotta alla corruzione mentre la possibilità di operare intercettazioni telefoniche solo dopo l’inizio della procedura penale non faranno altro che impedire i processi contro la corruzione e la lotta al crimine organizzato.

Macovei sostiene che gli argomenti usati dai deputati per sostenere i loro emendamenti come modifiche in favore dei diritti umani sono falsi. ”E' la reazione politica alla lotta contro la corruzione politica. Non vogliono essere indagati. Farei un'affermazione ancora più dura. In pratica favoriscono i delinquenti. Hanno varato tutto in gran segreto. Sono in conflitto di interessi perché tutti sono amici di quelli indagati“, ha dichiarato Macovei, rimossa tempo fa dalla carica di ministro della Giustizia per motivi politici.

Insomma, dopo il caso Remes, molti avrebbero paura di essere scoperti in flagranza di reato. I politici sarebbero molto più tranquilli se i filmati e le intercettazioni si potessero fare solo dopo l'avvio di una procedura penale, comunicata all'indagato. Sarebbero in quel caso infatti perfettamente inutili ...

Leggi che riguardano la corruzione vengono varate in continuazione, ma non necessariamente per contrastarla. Agli inizi di ottobre il premier Calin Popescu Tariceanu aveva annunciato la modifica per decreto della legge sulla responsabilità ministeriale che scioglieva la commissione presidenziale che valuta le richieste del Dipartimento nazionale anticorruzione per l’inizio del perseguimento penale per i ministri ed ex ministri. La legge prevede la sostituzione della commissione presidenziale con un'altra formata da cinque giudici nominati dal Consiglio supremo della magistratura. A settembre il Dipartimento nazionale anticorruzione aveva mandato a palazzo Cotroceni (sede della presidenza della Repubblica) alcune richieste di avvio di procedimento penale per il ministro della Giustizia Tudor Chiuariu, il ministro del Lavoro Paul Pacuraru, l’ex ministro delle Comunicazioni Nagy Zsolt, l’ex ministro dell’Economia Codrut Seres, l’ex ministro dei Trasporti nel governo social democratico Miron Mitrea e Victor Babiuc, ex ministro della Difesa a metà degli anni novanta.

In seguito alle modifiche alla legge sulla responsabilità ministeriale apportate dall’esecutivo formato dai liberali e dai rappresentanti della minoranza magiara in Romania, il presidente Basescu ha accusato il premier Tariceanu di abuso di potere mentre al ministro della Giustizia è stato imputato di aver bloccato la Commissione presidenziale anticorruzione per il proprio interesse. Il ministro della Giustizia, Tudor Chiuariu ha invece dichiarato: “Basescu è irritato per essere rimasto senza il giocattolo che sospende i ministri liberali”. Secondo Chiuariu il presidente sarebbe infastidito perché “la nuova commissione sarà composta da giudici indipendenti e professionisti che non potranno più prendere misure abusive senza giustificarle davanti all’opinione pubblica”.

Al di là dei litigi politici restano problemi seri. Come la difficile situazione che si registra nell’agricoltura. Dopo le dimissioni di Remes è diventato ministro dell’Agricoltura il tecnico Dacian Ciolos, 37 anni. A lui il compito difficile di evitare l’attivazione da parte della Commissione europea della clausola di salvaguardia che farà perdere alla Romania 110 milioni di euro, una parte delle sovvenzioni comunitarie destinate all’agricoltura. Infatti entro il 9 novembre il neo ministro dovrebbe risolvere una serie di problemi dell’Agenzia dei pagamenti e intervento in agricoltura che gestisce il sistema di stanziamento dei fondi. Sotto minaccia di sanzioni da Bruxelles, il governo di Bucarest dovrà dare una svolta alle richieste di sovvenzioni in quanto, secondo gli esperti europei, 400 mila richieste di sovvenzioni su un totale di un milione e trecentomila sono state inoltrate più di una volta.