La rosa blu (www.eliopastore.it)
L'Albania e le sue istituzioni si fanno sempre più blu, simbolo del PD di Sali Berisha. Dopo la nomina di Banimir Topi alla Presidenza della Repubblica, il premier in carica ha avviato una procedura per destituire il procuratore generale Sollaku
Dopo due lunghi anni in cui il potere giudiziario in Albania è stato al centro delle polemiche tra maggioranza e opposizione, tra il premier Berisha e l’ex presidente della repubblica Alfred Moisiu, la questione legata alla rimozione del procuratore generale Theodhori Sollaku è giunta al termine: il premier Berisha e la sua formazione politica hanno avuto la meglio.
Per molto tempo il dibattito sulla destituzione di Sollaku aveva persino offuscato i tentavi di riforma del sistema giudiziario che costituiscono uno dei criteri necessari alla tanto aspirata adesione dell’Albania all’Unione Europea. Il premier Sali Berisha risoluto nella sua lotta contro il procuratore aveva già proposto la questione all’allora presidente della repubblica, Alfred Moisu che si era però rifiutato di cedere al gioco di Berisha.
Quando la carica del presidente della repubblica è stata assegnata al candidato del PD (Partito democratico), Bamir Topi, le voci più critiche del giornalismo albanese avevano previsto un rafforzamento del potere che avrebbe spianato la strada alle iniziative di Berisha. Ci sono volute infatti poche settimane perché il nuovo presidente incominciasse a pronunciarsi sulla riforma del sistema giudiziario, la cui parte più rilevante sembra sia il mandato del procuratore generale che il presidente sostiene “non deve essere eterno, e Sollaku è invitato a dare volontariamente le dimissioni”. Durante gli ultimi due anni Sollaku è stato accusato di aver ostacolato il regolare svolgimento delle funzioni del sistema giudiziario albanese, di aver monopolizzato la carica a causa della sua lunga durata (più di una legislatura). Nonostante nella costituzione albanese non sia previsto un limite al mandato della carica del procuratore generale, i predecessori di Sollaku di solito non sono sopravvissuti oltre la legislatura durante la quale erano stati nominati.
Ma Sollaku, nonostante il clima estremamente ostile nei suoi confronti non ha dato alcun segno di cedimento, convinto di stare dalla parte del giusto e forte anche del fatto che nelle stesse circostanze un anno fa la Corte Costituzionale gli aveva dato ragione bocciando le richieste di destituzione avanzate dalla maggioranza. Sollaku però aveva affermato che avrebbe lasciato la carica solo in caso di riduzione del mandato, un’opzione che si vuole applicare all’ombra della riforma del sistema giudiziario. Tuttavia la modifica del mandato, necessita di un iter lungo e complesso che deve necessariamente passare per una revisione della Costituzione.
Applicando gli stessi strumenti di un anno fa, 28 deputati della destra hanno chiesto l’istituzione nel parlamento albanese di una commissione che avesse come obiettivo l’avvio di un processo d’inchiesta sull’operato di Sollaku. Lo stesso procuratore, l’opposizione e buona parte degli analisti albanesi hanno considerato la proposta non valida e incostituzionale poiché si tradurrebbe in un vero e proprio controllo del potere giudiziario da parte del potere legislativo, mentre come prescritto dalla Costituzione non spetta al parlamento avviare inchieste in quest’ambito, ragione per cui anche un anno fa la stessa richiesta venne invalidata da parte della Corte costituzionale.
Nonostante ciò nel parlamento albanese è stata istituita la commissione “Sollaku 2” che si è subito rimboccata le maniche per raccogliere le prove necessarie per mandare a casa il procuratore. “E’ un’espressione evidente di una volontà politica che se ne infischia della Costituzione, e della Corte Costituzionale” ha precisato Andrea Stefani, editorialista del quotidiano “Shqip”.
La commissione ha annoverato una serie di accuse che miravano a dimostrare che Theodhori Sollaku non ha svolto adeguatamente il suo lavoro in questi anni. Tra le accuse principali la mancata condanna dei criminali, la sospensione di processi giudiziari per mancanza di prove e la mancata applicazione della normativa internazionale sulle estradizioni. Le accuse però sono state considerate prive di una base legale da parte dei deputati del PS (Partito socialista) e del PBDNJ (Partito dell’Unione per i Diritti Umani) i quali sottolineano il fatto che non sono stati neanche menzionati eventuali articoli della legislazione albanese in base ai quali potesse essere costruita l’accusa.
Alla commissione “Sollaku 2” è bastata solo una settimana per svolgere e concludere l’inchiesta su Sollaku, imbastendo a tempo di record un rapporto di 40 pagine tramite cui si chiedeva al presidente Topi di far destituire il procuratore generale. La procedura da applicare in questo caso è quella prevista dall’articolo 149 della Costituzione albanese, secondo il quale il procuratore generale può essere allontanato dal suo incarico dal presidente della repubblica su proposta del parlamento. Il rapporto, letto in sede parlamentare, è sfociato in un animato dibattito tra i membri della commissione “Sollaku 2”, tutti i deputati del PD, il procuratore Sollaku e l’opposizione.
Il 5 novembre il parlamento albanese si è riunito di buonora per votare la proposta da sottoporre in seguito al presidente Topi. La seduta durata ben 7 ore si è conclusa con 77 voti contro Sollaku, 37 a favore e 3 astensioni. Ma lo stesso giorno Theodhori Sollaku si vedeva protagonista di un’altra seduta, altrettanto lunga, presso le aule della Corte Costituzionale, dove il procuratore generale ha presentato ricorso per valutare la costituzionalità dell’iniziativa del parlamento albanese. La Corte Costituzionale però, immersa in un processo complesso, non ha ancora terminato di esaminare la questione. Mentre il rapporto e la proposta già votata al parlamento sono stati sottoposti al presidente Topi che ha garantito che “qualsiasi decisione dovesse prendere sarà in conformità con la Costituzione”.
Nonostante Topi non abbia ancora firmato l’allontanamento ufficiale di Sollaku, gli analisti ritengono che ciò avverrà a giorni senza neanche aspettare il verdetto della Corte Costituzionale.
Anche se il processo non è ancora del tutto finito, tra le fila della maggioranza incominciano già a circolare nomi di possibili candidati. Da alcuni deputati del PD questa vicenda è stata anche commentata come un’azione politica tramite cui “si è salvato il Paese da una disgrazia nazionale”. Mentre Sollaku ha affermato che “il prossimo procuratore generale sarà Berisha stesso”.
Sono molti gli analisti che ritengono stia avvenendo quello che si temeva: dopo l’assegnazione della carica di presidente a Bamir Topi, una personalità molto in sintonia con Berisha, il leader della maggioranza ha avuto il via libera per far diventare blu (colore simbolo del PD di Sali Berisha) anche l’unico potere, quello giudiziario, che ancora non lo era.
Il premier Berisha ha invitato i partiti a non interferire nella nomina di un nuovo procuratore generale, sostenendo che “per costituzione tale competenza spetta al presidente e i partiti non si devono immischiare”. L’opposizione invece ha definito l’imminente destituzione di Sollaku come l’avvio dell’Albania verso una dittatura di destra, dove l’autoritarismo di Berisha troverà sfogo senza ostacoli.
È risaputo che il potere giudiziario albanese non brilla di efficienza e “fa comunque parte del sistema corrotto dei poteri in Albania” come sostiene Fatos Lubonja in un articolo recentemente pubblicato sul quotidiano “Korrieri”. Nello stesso articolo il noto intellettuale albanese ritiene che tra l’altro Sollaku aveva “strumentalizzato l’istituzione cui sta a capo, nei conflitti tra destra e sinistra, ragione per cui non poteva continuare a stare al potere”. Però il problema che ora si pone, dopo tanta risolutezza nella lotta contro Sollaku è la sua successione e l’alto rischio che il nuovo procuratore con il suo operato non giovi affatto né al dialogo politico, né alla lotta alla corruzione.