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Il 2 marzo seggi per le elezioni presidenziali russe sono stati aperti nella repubblica separatista di Transnistria, in violazione con la legislazione della Repubblica di Moldavia. Per la Russia, però, queste elezioni non rappresentano una minaccia all'integrità territoriale moldava
Il 2 marzo in Moldavia è stato segnato da due avvenimenti strettamente legati ai rapporti della piccola repubblica con la Russia. Da una parte ci sono state commemorazioni per le vittime del conflitto russo-moldavo in Transnistria, scoppiato proprio il 2 marzo 1992. Dall'altra, invece, l'organizzazione di seggi per le elezioni presidenziali russe sul territorio moldavo, sia a Chisinau che sul territorio della repubblica separatista di Transnistria, nella parte orientale del paese.
Due seggi sono stati aperti nella capitale Chisinau, uno all'interno dell'ambasciata russa, l'altro nei locali del consolato. Come detto, le elezioni presidenziali russe sono state tenute anche in tutta la Transnistria: 23 sezioni in tutto di cui 10 nella capitale Tiraspol, 6 a Tighina, 2 a Rabnita e una rispettivamente a Dnestrovsk, Grigoriopol e Slobozia. Il rappresentante della commissione elettorale della Transnistria, Piotr Darienco, ha dichiarato che l'apertura dei seggi nella repubblica separatista “mostra non solo la volontà delle nostre autorità di rispettare il diritto al voto dei cittadini russi che vivono nei confini della nostra repubblica, ma anche il fatto che la Russa comprende e approva tale iniziativa”. “La Transnistria deve fare tutto il possibile affinché queste elezioni vengano tenute nel rispetto della legislazione della Federazione Russa”, ha aggiunto poi Darienco.
A partecipare alle elezioni presidenziali russe del 2 marzo in Moldavia sono stati 49.386 elettori di cittadinanza russa. Di questi, circa 46mila all'interno della Transnistria, con un aumento dell'affluenza di circa 10mila unità rispetto alle passate presidenziali russe tenute quattro anni fa. Attraverso un comunicato stampa, l'ambasciata russa a Chisinau ha reso noti i risultati sul territorio moldavo: Dmitry Medvedev ha ottenuto una schiacciante maggioranza col 87,24%, seguito a grande distanza dal comunista Zjuganov (6,64%), dal leader del Partito Liberal-democratico Zhirinovsky (5,26%) e dal candidato del Partito Democratico Andrej Bogdanov (0,42%).
Molti dei cittadini russi che si sono recati a votare, hanno dichiarato di averlo fatto nella speranza di prosperità per la Russia e di un futuro migliore. A effettuare il monitoraggio nella sezione aperta a Chisinau sono stati delegati due osservatori del Partito Liberal-democratico, che in seguito hanno dichiarato ai giornalisti di non aver registrato alcuna irregolarità durante le operazioni di voto.
Gli analisti politici non hanno certamente mostrato sorpresa per i risultati delle consultazioni, visto che decine di canali tv e radio russi, che vengono ricevuti sul territorio moldavo, hanno fatto massicciamente campagna a favore del delfino di Putin, Dmitry Medvedev.
Il numero esatto dei cittadini russi residenti in Moldavia con diritto di voto è sconosciuto, e questa informazione viene considerata confidenziale. Valery Kuz'min, ambasciatore russo a Chisinau, ha dichiarato che ci sarebbero dai 20 ai 25mila russi in Moldavia, più circa 100mila all'interno della Transnistria. L'ambasciatore ha però chiaramente fatto presente che si tratta di dati approssimativi.
Le elezioni del 2 marzo in Transnistria sono state tenute senza alcuna coordinazione con le autorità centrali della Repubblica di Moldavia, fatto che rappresenta una violazione della legislazione moldava. La Moldavia si trovò in una situazione simile già nel dicembre 2007, quando furono tenute sul territorio della Transnistria le elezioni parlamentari per la Duma russa. Allora, il ministro degli Esteri moldavo, Andrei Stratan, criticò apertamente l'atteggiamento delle autorità russe, in collisione con le leggi moldave, che stabiliscono che una rappresentanza diplomatica estera può organizzare seggi elettorali in Moldavia esclusivamente all'interno di ambasciate e consolati. Nel caso in cui ci sia la necessità di organizzare seggi all'esterno di queste sedi, l'iniziativa deve essere coordinata col ministero degli Esteri di Chisinau.
Stavolta, invece, a differenza di quanto successo lo scorso dicembre, le autorità moldave non hanno preso alcuna posizione ufficiale riguardo ai seggi per le presidenziali russe aperti al di fuori dell'ambasciata di Mosca, sul territorio della Transnistria, anche se ci sono stati alcuni tentativi in questa direzione. Il 28 febbraio, il leader del Partito Liberal-democratico moldavo, Vladimir Filat, ha proposto che la questione fosse discussa in parlamento. La proposta è stata però rigettata dalla maggioranza comunista, e nessuna dichiarazione è stata pronunciata nei confronti di questo abuso.
In una nota verbale non ufficiale, il ministro degli Esteri, Andrei Stratan, ha ribadito che il diritto di organizzare elezioni è limitato alle sedi dell'ambasciata e dei consolati. Solo i partiti non comunisti moldavi hanno definito chiaramente le elezioni tenute in Transnistria come illegali.
Da parte sua, l'ambasciatore russo a Chisinau, Valery Kuz'min, ha sostenuto che l'apertura di seggi elettorali in Transnistria non rappresenta una minaccia all'integrità territoriale della Repubblica di Moldavia. Secondo Kuz'min, la Russia non considera le elezioni tenute sul territorio della repubblica separatista come un coinvolgimento negli affari interni della Moldavia.
I mass-media della Transnistria, così come molti analisti si sono chiesti qual è il possibile futuro dell'autoproclamata repubblica dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo e le elezioni presidenziali russe. Il quotidiano “Novaja gazeta” scrive: “Il tandem Putin-Medvedev non riconoscerà né l'Abkhazia, né l'Ossezia del Sud, né la Transnistria. Noi siamo uno spauracchio agli occhi dell'Occidente. La Russia fa continue allusioni al fatto che la situazione in Kosovo ha creato un precedente che potrebbe portare al riconoscimento di varie repubbliche autoproclamate all'interno dell'ex Unione Sovietica”. Ma, secondo la “Novaja gazeta”, questo tipo di pressione sull'Occidente sembra essere poco efficiente, perché Stati Uniti ed Unione Europea sembrano aver capito che si tratta soltanto di un bluff.
Il riconoscimento di Ossezia del Sud, Abkhazia e Transnistria verrà discusso il prossimo 13 marzo nella Duma. La necessità di discutere questo tema, ha affermato Boris Gryzlov, presidente della Duma, è motivato dalle reiterate richieste giunte dalle tre repubbliche separatiste. Alla seduta dovrebbero partecipare molti delegati, tra cui rappresentanti del ministero degli Esteri russo e i portavoce delle repubbliche separatiste. Secondo i media moldavi, dovrebbe prendervi parte anche Marian Lupu, portavoce del parlamento moldavo.