Sguardo ad ovest
10.04.2008
scrive Marjola Rukaj
L’invito della Nato è un evento storico per l’Albania, interpretato da molti politici come l'atto che segna il ritorno del paese al mondo occidentale. Grande entusiasmo, ma anche scetticismo tra la popolazione, ancora scossa dall’esplosione dell’arsenale di Gerdec
Il summit di Bucarest e il tanto atteso invito di adesione dell'Albania alla Nato ha placato per qualche giorno il clima politico divenuto estremamente conflittuale dopo la tragedia di Gerdec. I politici albanesi, infatti, si sono trovati uniti nella comune aspirazione per ricevere l'invito, e si sono vicendevolmente promessi massima collaborazione per implementare le riforme necessarie e impegnarsi nel progresso democratico del paese.
L'invito della Nato ha avuto nella politica albanese uno strascico di entusiasmo che ha dato tregua per qualche giorno persino alle richieste di dimissioni del premier. Non sono mancati i commenti di retorica pomposa che hanno definito le giornate del summit di Bucarest, “dei giorni storici per l'Albania”. “Giorno in cui l'Albania esce dalla sua lunga transizione” l'ha definito la presidentessa del parlamento Jozefina Topalli. “La maggiore conquista dopo la proclamazione dell'indipendenza in tutta la storia albanese” ha affermato il ministro degli esteri Lulzim Basha. E nei media e nei discorsi politici, numerosissimi in questi giorni, a più riprese è stato considerato l'invito all'adesione alla Nato come un momento in cui l'Albania ritorna al mondo occidentale a cui è stata brutalmente strappata dal regime comunista secondo alcuni, o all'invasione ottomana di 600 anni fa- secondo altri. Si è parlato anche dell'identità occidentale degli albanesi che solo pochi tra gli analisti di Tirana interpretano con scetticismo.
Il nuovo ministro della difesa, Gazmend Oketa, ha attribuito l'ottenimento dell'invito all'esercito albanese e agli sforzi da questo intrapresi. Il premier Salì Berisha ha commentato con entusiasmo che “solo qualche anno fa l'adesione alla Nato era sì un traguardo importante per l'Albania, ma nessuno poteva prevedere che si potesse raggiungere in tempi così brevi” alludendo che il merito principale per l'invito andava alle sue riforme e alle politiche applicate negli ultimi anni durante il suo governo. Il leader del maggior partito dell'opposizione, Edi Rama, ha invece attribuito il conseguimento di tale obiettivo agli sforzi di tutti gli albanesi.
I giorni del summit i media albanesi si sono concentrati sui vantaggi e le conseguenze che l'invito ad aderire alla NATO avrebbe apportato al paese. Tra gli analisti infatti non vi è stato nessuno che vi scorgesse eventuali svantaggi. Tutti si sono trovati nella stessa lunghezza d'onda dei politici, mentre solo nella conferenza stampa tenuta da Sali Berisha il giorno prima della sua partenza per Bucarest è stato menzionato il fatto che secondo un sondaggio, non citato, circa il 7% della popolazione è contraria all'adesione.
Per il mondo mediatico albanese l'invito di Bucarest comporterà grandi vantaggi a tutto campo, prefiggerà in modo concreto gli obiettivi e le riforme da implementare che per ora sembrano solo oggetto di dispute tra partiti, rafforzerà la fragile democrazia albanese, porterà più stabilità e più investimenti, dato che farà migliorare l'immagine del paese all'estero. Qualcuno ha anche detto che porterà il libero movimento dei cittadini albanesi confondendo il carattere dell'Alleanza Atlantica con determinate competenze dell'UE. È stato ampiamente sottolineato il fatto che per prassi i paesi che aspirano all'UE aderiscono prima alla NATO e poi all'UE, sottintendendo che dopo Bucarest l'Albania abbia in qualche modo la strada spianata verso l'adesione europea. Di svantaggi necessari sono state menzionate solo le enormi spese che lo Stato albanese deve ancora programmare per raggiungere gli standard richiesti dalla NATO.
Non stupisce, infatti, l'unanimità che ha spazzato via le ricorrenti divisioni tra le forze politiche albanesi, poiché con l'invito ricevuto la scorsa settimana a Bucarest si è visto avverare una piccola parte dell'integrazione euro-atlantica che è un vero e proprio mito in Albania, sostenuto fermamente, secondo vari sondaggi degli ultimi anni, da circa il 95% degli albanesi. È questo che tutti i partiti albanesi propongono ai propri elettori in ogni tornata elettorale dopo il crollo del comunismo. Ma l'entusiasmo della classe politica non è stato corrisposto in egual misura da parte della popolazione, probabilmente perché si ha l'impressione che la futura adesione alla NATO non comporterà vantaggi palpabili nella vita dei cittadini albanesi. L'invito, nonostante fosse un importante traguardo politico, trova il paese in un'atmosfera di profonda delusione e sconcerto dopo l'esplosione di Gerdec e il disimpegno con cui la questione si sta affrontando. Intanto, nel centro di Tirana, i festeggiamenti organizzati dal governo continueranno per alcuni giorni prendendo il posto alle manifestazioni dell'opposizione e della società civile che, da dopo la tragedia di Gerdec, chiedono le dimissioni del premier.
Nonostante abbiano avuto poco spazio nei media, non sono mancate le espressioni di scetticismo di chi si chiedeva se l'invito era realmente meritato o meno. Mentre dai rappresentanti della NATO e dai portavoce statunitensi i messaggi erano rassicuranti sul fatto che l'Albania meritava davvero l'invito, qualche analista albanese si è posto la domanda: ma l'Albania è davvero all'altezza degli standard della Nato? Nel sondaggio lanciato dalla TV più seguita a livello nazionale, Top Channel, sembra che il 65% degli albanesi ritenga che l'adesione, piuttosto che merito degli albanesi, è dovuta agli interessi geo-strategici della Nato e degli Stati Uniti in questo momento. La domanda è stata invece aggirata da parte dei principali politici albanesi con il fatto che il summit di Bucarest non era in realtà la fine di un processo, bensì l'inizio, che esigerà riforme impegnative per raggiungere gli standard della Nato. Si è comunque ottimisti, aspirando che tutto sia pronto per aderire a pieno titolo tra un anno al prossimo summit della Nato.
Negli ultimi anni l'Albania si è impegnata zelantemente a contribuire con le proprie truppe a fianco a quelle della NATO in diverse missioni in Afghanistan, in Iraq, sempre senza che vi fossero voci discordi a tali missioni. Da anni l'esercito albanese è coinvolto in processi di training per migliorare professionalmente, ma non è ancora un esercito piccolo e ben strutturato. Tra l'altro si trova a dover far fronte alle conseguenze della crisi scaturita da diverse riforme azzardate dopo il crollo del comunismo, e molto rimane da fare sulle sue riserve di munizioni che, come la tragedia di Gerdec ha dimostrato, sono prodotti sovietici o cinesi obsoleti e pericolosi di 40 anni fa e anche più vecchi, che rimane tutto da eliminare.
Finita la festa e i saluti solenni dei leader rientrati in patria entusiasti, si torna alla realtà di sempre, tra riforme difficili, consensi fragili, e il peso di Gerdec che ha aperto un vaso di Pandora pieno di nodi oscuri.