Si conclude in questi giorni a Lubiana la prima edizione del festival delle culture slave ‘Slovanski Most–Slavonic Bridge’: una rassegna letteraria che ha ospitato nella 'capitale d’Europa' (nel primo semestre 2008 è la Slovenia a tenere la presidenza di turno dell'UE) 18 scrittori, rappresentanti di ognuna delle nazioni di lingua slava, in un’inedita ‘riunione di famiglia’, che ha raccolto persino la partecipazione di un autore appartenente all’antica comunità dei sorbi di Lusazia.
Organizzato dalla Cankarjev Dom di Lubiana, dal Foro delle Culture Slave e dal KUD Apokalipsa come l’evento letterario centrale del semestre di presidenza slovena dell’UE, questo ponte di connessione tra le singole aree slave mette in rilievo una delle più importanti influenze che ha arricchito la cultura del nostro continente lungo i secoli, quella dell’Est Europa, focalizzando l’attenzione sui contributi più recenti di scrittori slavi di varie generazioni.
Da fine febbraio, e con incontri a cadenza settimanale, si sono susseguite a Lubiana le presentazioni al pubblico dei libri prescelti per l’occasione e dei loro autori, provenienti da 13 paesi: Mihajlo Pantić e Gordana Cirjanić (Serbia); Ognjen Spahić (Montenegro); Fadila Nura Haver (Bosnia Erzegovina); Vladimir Sorokin (Russia); Kica Kolbe e Vlada Urosević (Macedonia); Vladimir Zarev (Bulgaria); Volga Ipatava (Bielorussia); Ewa Schilling (nome d’arte di Ewa Klimek, Polonia); Etela Farkasova e Dusan Dusek (Slovacchia); Pavel Brycz e Radka Denemarkova (Repubblica Ceca); Dasa Drndić e Milorad Stojević (Croazia). Infine, per chiudere il calendario di appuntamenti, la sera dell’8 maggio verranno presentati i romanzi di Oksana Zabuzko, dall’Ucraina, e di Jurij Koch, scrittore sorbo-lusaziano.
I popoli slavi, etnicamente identificabili come un ramo dell’albero genealogico indoeuropeo, costituiscono attualmente circa un terzo della popolazione europea. A seconda dei territori d’Europa occupati durante il loro insediamento, si suddividono in: slavi orientali (russi, bielorussi e ucraini), occidentali (cechi, slovacchi e polacchi) e meridionali (bosniaci, bulgari, serbi, croati, macedoni, montenegrini e sloveni), e formano la maggioranza della popolazione di 12 stati odierni dove la loro lingua è riconosciuta come lingua nazionale.
I sorbi (o sorabi), invece, appartenenti alla stirpe degli slavi occidentali, continuano a vivere come minoranza ufficialmente riconosciuta della regione storica della Lusazia (geograficamente corrispondente agli attuali stati tedeschi di Sassonia e Brandeburgo, e a parte di Polonia e Repubblica Ceca), dove si insediarono nel VI secolo e dove oramai la loro presenza è stimata attorno alle 60.000 persone.
Gruppo etnico perseguitato in passato, specialmente dalla Germania nazista, oggi i sorbi parlano ancora il proprio idioma e, senza rinunciare a rivendicazioni autonomiste, cercano di proteggere le loro tradizioni, esibiscono abiti e villaggi tipici del loro stile, conservano il diritto a cartelli stradali bilingui, e usano il sorbo nei rapporti con il governo locale. La lingua dei sorbi è insegnata in molte scuole primarie, in qualche scuola secondaria, e all’Università di Lipsia e di Praga.
La curatrice di Slovanski Most, Barbara Rogelj, tiene a ricordare che il festival è nato da una piccola tavola rotonda, in maniera del tutto informale: «Ero seduta a quella riunione e l’ideatore del progetto, il poeta e scrittore Iztok Osojnik, a un certo punto disse: e cosa vogliamo fare per gli slavi adesso che siamo alla presidenza dell’Unione Europea?».
Secondo quanto spiega la responsabile della casa di cultura lubianese Cankarjev Dom, lo spirito di questa rassegna letteraria è quello di far vedere al mondo ciò che gli slavi sono in Europa: «Noi slavi siamo una comunità speciale, - afferma Barbara Rogelj - sentiamo di essere una famiglia, di avere le stesse radici, il che non ha niente a che fare con la realtà storica che le nazioni slave abbiano dovuto vivere tutte quante sotto il blocco comunista o sotto la sua influenza indiretta».
Lo spirito di fratellanza dei popoli slavi è uno dei principi che reggono la “Fondazione Internazionale Forum delle Culture Slave” (Mednarodna Ustanova Forum Slovanskih Kultur), come riferito dalla presidentessa Milena Domjan: «riuniamo la gente slava che vive nel mondo e le minoranze di lingua slava, e vogliamo dimostrare che la cultura slava ha lo stesso peso che le altre grandi culture presenti in Europa: questa specifica iniziativa è il contributo della Slovenia, adesso al centro d’Europa, ed essendo il 2008 l’anno europeo del dialogo interculturale».
Al Slovanski Most hanno partecipato scrittori provenienti da tutte le nazioni slave. Le opere presentate sono unicamente di prosa. La selezione, realizzata da parte del promotore del programma Iztok Osojnik, è avvenuta in collaborazione con famose personalità del mondo accademico di ognuna delle nazioni di lingua slava: professori universitari, presidenti delle associazioni di scrittori e intellettuali qualificati che conoscono a fondo lo scenario letterario del proprio paese.
Un progetto di questo tipo non esiste in nessun altro paese slavo. L’obiettivo del festival è quello di coinvolgere gli sloveni che si interessano all’arte e alla letteratura, ma anche i cittadini residenti in Slovenia come migranti e rappresentanti di altre nazionalità slave.
Oltre a un'intervista con l’autore, ad ogni incontro è prevista la lettura di brani tratti dal romanzo in lingua originale, e l’interpretazione di alcune pagine dell’opera nella sua traduzione in sloveno. Vengono inoltre organizzate tavole rotonde animate dalla partecipazione di pubblicisti, giornalisti e artisti, per aprire il dibattito attorno al tema del sentimento comune della “slavità”.
Come atto celebrativo finale e quale premio ai romanzieri partecipanti, ogni opera in concorso sarà tradotta in sloveno e pubblicata entro il 30 giugno prossimo. «Normalmente, nell’industria editoriale slovena non c’è interesse verso la pubblicazione di prodotti letterari delle altre culture slave – ammette Barbara Rogelj –, perché prevale l’attenzione verso la letteratura occidentale. Ma occorre invertire la tendenza, e valorizzare la nostra letteratura slava».
Dopo l’inaugurazione in Slovenia, l’idea è di rendere il festival itinerante e far muovere le edizioni successive in altri paesi slavi. Nel frattempo, inoltre, varie altre iniziative culturali parallele sono state promosse con lo scopo di fomentare l’interscambio e mantenendo in qualche modo l’approccio di “raduno del parentado”, in nome dell’orgoglio slavo.
Innanzitutto, l’Associazione degli Scrittori Sloveni ha pubblicato, tradotti in sloveno, i primi 3 romanzi della collezione “100 romanzi slavi” curata dal Forum delle Culture Slave, che seleziona una decina di autori contemporanei appartenenti a ognuno degli stati membri del Forum, mentre si stanno portando a termine le relative traduzioni anche per Slovacchia, Bosnia Erzegovina, Serbia e Macedonia.
Intanto, sempre sotto la guida del Forum delle Culture Slave, a Bruxelles si sta preparando il Festival del Cinema Slavo, che prenderà vita presso il Flagey Centre dal 30 maggio al 4 giugno con l’ambizione di diventare una kermesse annuale, mentre subito dopo, a partire dal 5 giugno, sarà visitabile la mostra etnografica intitolata “Gli Slavi d’Europa”, allestita presso il Royal Museum of Art and History in collaborazione con il Museo Etnografico Sloveno, il Museo Etnografico Russo e il Centro di Ricerca Scientifica dell’Accademia Slovena delle Arti e delle Scienze.
Membri del Forum Internazionale delle culture slave sono: Slovenia, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Montenegro, Polonia, Federazione Russa, Slovacchia, Serbia e Ucraina, mentre la Repubblica Ceca ne fa parte come paese osservatore. Piena di entusiasmo, la presidentessa Milena Domjan anticipa: «c’è anche l’idea di fare una galleria web, una biblioteca slava elettronica e un archivio multimediale. L’intento è sempre promuovere la cooperazione culturale tra gli stati membri nei campi del linguaggio, dell’educazione e della comunicazione. E l’obiettivo a lungo termine è posizionare la cultura slava nel contesto culturale europeo che si merita attraverso un programma interessante e moderno, che coinvolga tutte le generazioni».