Armi: dalla Bosnia ad Israele
07.06.2002
scrive Mauro Cereghini
Negli ultimi anni la Bosnia ha commerciato armi con Israele. Emerge dall’inchiesta promossa dal settimanale Dani e trova conferme presso le autorità bosniache che affermano: abbiamo però interrotto queste relazioni.
Dagli Emirati Arabi all’Africa, via Balcani e Medio Oriente: il viaggio globale di un blindato militare
Israele e i paesi arabi, si sa, sono da tempo in pessimi rapporti. E il recente riacutizzarsi della crisi palestinese non ha fatto che peggiorare questo stato di cose, aumentando l’isolamento complessivo dello stato ebraico in Medio Oriente. Ma è un isolamento assoluto? Non proprio. Anzi, sembra che ci sia un aspetto delle relazioni commerciali di Israele con i paesi arabi, o almeno con loro alleati, che non si ferma nemmeno davanti alla crisi politica in atto. Il traffico d’armi.
I fatti: il 5 aprile scorso la Bosnia Erzegovina avrebbe venduto al Camerun 41 mezzi blindati per il trasporto truppe, 31 carri AML90 tipo 245 e 10 Transporter M3, con 4.451 munizioni relative da 90 millimetri (fonte: settimanale Dani del 17 maggio). Si tratta di veicoli Panhard di fabbricazione francese, con venti-trent’anni di vita alle spalle ma ancora utilizzabili per le guerre “povere” del continente africano. Erano giunti in Bosnia nel 1997 nell’ambito di un programma di aiuti militari dagli Emirati Arabi Uniti. Che c’è di strano? Il fatto strano è che prima di arrivare in Camerun i blindati dalla Bosnia sarebbero transitati in Israele. Carri militari di proprietà araba, donati ad un paese a forte presenza islamica come la Bosnia e venduti in Africa con l’intermediazione degli israeliani… E nei giorni degli scontri più duri con i palestinesi, dell’invasione militare dei territori occupati e dell’assedio alla Basilica della natività!
Tutto ciò ha naturalmente sollevato un gran polverone in Bosnia, paese dove la guerra e la politica nazionalista hanno portato echi di radicalismo islamico prima del tutto assenti. E dove la questione degli aiuti finanziari e militari stranieri, in molti casi arabi, è ancora un tema caldo che condiziona anche l’attuale ricostruzione. Logico perciò che ogni riferimento a possibili accordi con Israele, specie in questo periodo di crisi, sia sentito come un’offesa dal nuovo governo socialdemocratico. E anche gli ambienti militari si sono affrettati a smentire o sminuire l’operazione. Il generale dell’esercito della Federazione Dudakovic, ad esempio, ha rimarcato che si trattava di mezzi ormai obsoleti ed inutili per l’armata bosniaca, mentre il Ministro della difesa federale Anic ha parlato di Cipro come vero intermediario della vendita.
Sta di fatto che la donazione nel 1997 di questi mezzi dagli Emirati Arabi Uniti è una cosa certa e confermata dai principali istituti internazionali di ricerca sugli armamenti, in primo luogo il Sipri di Stoccolma, e non è l’unico tipo di mezzi arrivati dal Golfo: ci sono, tra gli altri, i carri armati Amx-30B e obici da 150 millimetri. Come è certo che Israele opera da tempo e su molti settori – in primis quello aeronautico, ma non solo – nella rivendita sui mercati secondari di materiale bellico riammodernato.
È certo poi che il Camerun sta realizzando da diversi anni operazioni anche importanti di acquisto di armi. Tra esse anche i caccia leggeri Impala-1 e Impala-2 dal Sudafrica, che altro non sono che gli MB-326 dell’italiana Aermacchi prodotti dalla sudafricana Denel in base ad una licenza fornita dalla ditta italiana nei primi anni ’70, in palese violazione dell’embargo allora esistente contro il regime dell’apartheid. Ma questa è un’altra storia... Tra gli acquisti militari camerunesi ci sono invece certamente (fonte Sipri) obici M-71 da 155 millimetri forniti da Israele nel 1997-98. Dunque questo canale di mercato era già aperto.
Tutto ciò, se ancora non è la prova provata che i blindati degli Emirati Arabi dalla Bosnia sono finiti effettivamente al Camerun via Israele, rende l’operazione molto credibile. Come dire che in tempo di guerra non si fanno commerci con il nemico, salvo quelli di armi.