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Una barriera di filo spinato, residuo della guerra fredda, separa Moldavia e Romania. Quando le autorità locali ne hanno chiesto la rimozione, ne è nata una vera battaglia politica, tra chi vuole liberarsene e chi lo ritiene ancora importante per la "sicurezza dello stato"
Le autorità locali e i cittadini delle province settentrionali della Repubblica di Moldavia chiedono la rimozione del filo spinato, esteso lungo il fiume Prut, che oggi ancora demarca il confine tra la Moldavia e la Romania, dal 2007 stato membro dell'UE. Per i promotori dell'iniziativa, la possibilità di accesso al territorio reso inaccessibile dal filo spinato sarebbe uno stimolo alla mobilità delle persone che vivono sul confine e contribuirebbe alla crescita economica dell’area. Questo obiettivo, però, viene contrastato dall'Autorità Statale di frontiera e dal potere comunista al governo.
Attualmente una barriera di filo spinato separa la Moldavia dall’Unione europea lungo il corso del fiume Prut, eccetto nella parte meridionale del paese. La recinzione è stata rimossa all’inizio degli anni '90 ai confini delle provincie di Cahul, Cantemir e Leova quando il movimento per la liberazione nazionale, con il sostegno dei cittadini e delle autorità locali e nazionali, incoraggiava ogni tipo di riavvicinamento tra Moldavia e Romania. A togliere il filo spinato hanno contribuito soprattutto ragioni economiche e sociali.
Nella provincia di Ungheni, dove la barriera ancora esiste, 21 deputati della coalizione “Iniziativa 2007”, hanno sollevato il dibattito sulla rimozione del filo spinato, che permetterebbe l’accesso ai territori nelle vicinanze del fiume Prut e di conseguenza porterebbe molti benefici sociali ed economici.
“Quando le autorità centrali esprimono il loro desidero d’integrazione della Repubblica di Moldavia nell’Unione europea, quanto succede sul confine diventa importante. Molti prati e terreni in disuso sarebbero disponibili una volta tolta la barriera. La superficie agricola si estenderebbe per altri 300 ettari. Questo fatto porterebbe un beneficio economico di 12 milioni di lei all’anno (circa 800mila euro)”, ha dichiarato Nicolae Furtună, consigliere di Ungheni.
L’iniziativa è stata sostenuta dallo stesso presidente della provincia di Ungheni, Ion Harea, che ha dichiarato di provare vergogna passando vicino al filo spinato tra la Repubblica di Moldavia e la Romania. Harea ha poi espresso il suo desiderio di una veloce integrazione del paese all’interno dell'Unione europea.
Alla fine del 2007 il Consiglio della provincia di Ungheni ha deciso di rimuovere 80 km di barriera all'interno della provincia. Successivamente, questa deliberazione è stata contestata dall'Autorità Statale di frontiera, i cui rappresentanti hanno dichiarato che le autorità locali non erano autorizzate né a prendere decisioni del genere, né ad interferire negli affari interni dell'Autorità stessa.
L'Autorità Statale di frontiera ha quindi denunciato il Consiglio della provincia di Ungheni, ma ha perso la causa in prima istanza. Il ricorso è stato portato di fronte alla Corte d’appello di Balti, che ha espresso il suo verdetto lo scorso 20 maggio.
A distanza di pochi giorni dal giudizio finale della Corte d’appello, il presidente Vladimir Voronin si è recato nella provincia di Ungheni per una visita di lavoro. Qui il capo dello stato ha manifestato la sua opinione sull’intenzione delle autorità locali a togliere il filo spinato dal confine tra la Moldavia e la Romania. “Il filo spinato non è vostro. Se non vi calmate, andrete in carcere tutti quanti, insieme al vostro Consiglio”, ha comunicato Voronin al presidente della provincia di Ungheni, Ion Harea.
Queste dichiarazioni sono state fortemente criticate sia da parte dalla società civile moldava che dall’Unione europa. L’europarlamentare rumeno Titus Corlăţean ha condannato le minacce del presidente moldavo nei confronti delle autorità locali che volevano rimuovere il filo spinato lungo il fiume Prut.
“Vladimir Voronin si è dimostrato di nuovo un autocrate con atteggiamenti di tipo sovietico. Le sue recenti dichiarazioni sono l’espressione del doppio linguaggio usato dalle autorità comuniste moldave nei rapporti con l’UE e, rispettivamente, con la Romania. Voronin pensa all’ultima istanza giuridica e sa che il verdetto potrebbe essere influenzato delle sue dichiarazioni”, ha affermato Corlăţean, vicepresidente della Commissione giustizia del Parlamento europeo e membro della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni pubbliche con la Moldavia.
Titus Corlăţean ha aggiunto che i residui della guerra fredda, ivi compreso il filo spinato, protetti dalle autorità comuniste di Chisinau, costringono i cittadini moldavi lontano da prosperità, stato di diritto e democrazia, insomma da tutte le qualità specifiche della famiglia europea.
Il Consiglio provinciale di Ungheni è rimasto fermo nella sua decisione di rimuovere il filo spinato dal fiume Prut anche dopo che il presidente Vladimir Voronin ha minacciato con il carcere i consiglieri. Durante un dibattito pubblico organizzato dall’Unione dei Giornalisti di Ungheni il 17 maggio, Ion Harea ha dichiarato che le parole del presidente Voronin non avrebbero fermato l'iniziativa. Da parte del Consiglio di Ungheni, si continuerà a richiedere la rimozione del filo spinato, e se le istanze nazionali non dovessero appoggiare la loro decisione, è stato annunciato che il caso verrà portato di fronte alla Corte europea per i diritti umani.
“Andremo fino alla fine. Il primo passo sarà la rimozione del filo spinato. Il secondo lo sfruttamento dei terreni liberati. Il territorio che si trova tra la barriera e il fiume Prut deve diventare una zona turistica che porterà benefici economici alla provincia e al paese”, ha sottolineato Ion Harea.
Vitalia Pavlicenco, leader del Partito Liberale Nazionale e partecipante al dibattito, ha dichiarato che l’integrazione moldava nell’Unione europea non è voluta dalle autorità, perché non si vuole un incontro vero con la vicina Romania. La Pavlicenco ritiene che quanto succede continua a tenere la Moldavia nell’isolamento. Per questa ragione, atti quali la firma dell’Accordo sul traffico locale transfrontaliero, oppure la rimozione del filo spinato, continuano ad essere rimandati.
Il 25 maggio, infine, la Corte d’appello di Balti ha cancellato la sentenza del Tribunale di giustizia di Ungheni e di conseguenza valutato illegale la decisione del Consiglio di Ungheni di rimuovere la cortina di filo spinato. La decisione della Corte d’appello di Balti è finale ed irrevocabile.
Il rappresentante dell'Autorità Statale di frontiera, Denis Galea, ha dichiarato durante il processo che la decisione del Consiglio provinciale di Ungheni rappresenta una minaccia alla sicurezza della Repubblica di Moldavia, nonché al patrimonio dell'Autorità stessa, e che potrebbe condurre ad un aumento di criminalità e del fenomeno della tratta di persone verso l’Unione europea. Galea ha aggiunto che la rimozione del filo spinato provocherebbe un esodo incontrollabile verso l’UE.
I consiglieri di Ungheni sono convinti che la decisione della seconda istanza sia stata influenzata dalle recenti dichiarazioni di Vladimir Voronin. Le autorità locali di Ungheni sono determinate a contestare la sentenza di fronte alla Corte europea per i diritti umani.