Šaban Bajramović č morto domenica (8 giugno), a 72 anni, nella sua casa di Niš, dopo una lunga e sofferta malattia. Entrato nella leggenda della musica come il Nat King Cole di Niš, č considerato tra i migliori dieci cantanti jazz del mondo
Di P. Mihailović, Blic, 9 giugno 2008, (titolo orig. «Preminuo kralj romske pesme»)
Traduzione a cura della redazione di Osservatorio sui Balcani
Šaban nacque il 16 aprile 1936 a Niš. La scuola praticamente non l’aveva mai frequentata, mentre l’educazione musicale l’aveva ricevuta, come la maggior parte dei rom, dalla strada. A diciannove anni per motivi d’amore fuggě dall’esercito, e come disertore fu condannato a tre anni di carcere su Goli Otok.
“Quando mi ero lamentato per la lunghezza della pena e per il fatto che mi avevano mandato a Goli Otok, mi aggiunsero altri due anni e mezzo. Per questo motivo li insultai e gli dissi: ‘non potete condannarmi tanto quanto io posso resistere!’. Non feci nemmeno giuramento quando scappai dall’esercito. La polizia politica a Goli Otok era maleducata con noi, proprio perché non eravamo dell’ambiente politico. Ci obbligavano a portare le pietre, ci picchiavano e maltrattavano. Quando ero lŕ non mi sono mai separato dai libri e mi spedivano in continuazione in cella di isolamento per 40-50 giorni, solo perché leggevo nell’orario di lavoro. Lŕ ho giocato anche a calcio, facevo il portiere e a quel tempo ero forse migliore dei famosi Beara e Šoškić”, ricordava Šaban.
In gioventů si era arrangiato alla meglio, finché la musica non lo incontrň…
“Finché ero a Goli Otok non avevo nemmeno immaginato di avere orecchio. Lŕ ho imparato le note e in sei mesi avevo sviluppato l’orecchio musicale e imparato a suonare il contrabbasso. Una volta noi prigionieri avevamo dato un concerto ed io avevo cantato al posto dei miei colleghi. Fu allora che iniziň la mia carriera di cantante”, diceva Šaban, che su Goli Otok aveva formato l’orchestra del carcere, con la quale suonava il jazz di Armstrong, Sinatra e poi melodie spagnole e messicane. Piů tardi disse che Goli Otok fu la sua scuola di vita.
Incise il primo disco nel 1964, e oggi, dietro di lui ci sono circa una ventina di album e una cinquantina di singoli. Scrisse e compose circa 700 canzoni.
Per piů venti anni fu a capo di una band “Crna mamba” con cui fece il giro del mondo. Su invito di Nehru e Indira Gandhi andň in India, e tenne concerti spettacolari in tutto il mondo. Ovunque fu invitato piů volte…
“Ho scelto la musica, perché la musica č una cosa divina. Non ho mai guardato a come la facevano gli altri, ho considerato la musica dal mio punto di vista. Mi sono meritato l’appellativo di re della musica rom e Nat King Cole di Niš. Nessuno mi puň sostituire, in qualsiasi cantante posso ritrovare almeno metŕ delle mie canzoni. I neri sono dei fenomeni musicali, come noi zigani. Ho cantato per i neri le loro melodie in lingua zigana. Facevo finta, e loro rimanevano meravigliati”, raccontava Šaban.
Bairamović č stato sulla scena musicale dal 1964. Nel frattempo ha fatto anche diversi film: con Goran Paskaljević “Andjeo čuvar” (1987), con Milan Jelić “Nedeljni ručak” (1982), con Stole Popov “Ciganska magija” (1997).
“Penso che il successo non mi abbia cambiato affatto, ma non ho realizzato i miei sogni. Nessuno, nella mia natale Niš, si č mai ricordato, dopo che mi sono occupato per 40 anni di musica, di dire: ‘Šaban, ti sei meritato la pensione’. Come posso essere soddisfatto”, diceva il cantante da tempo malato.
Pian piano il cuore lo ha tradito. Cinque anni fa aveva avuto un ictus, e in seguito gli era stato messo anche un bypass. La scorsa settimana gli aveva fatto visita il ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali, Rasim Ljajić, il quale aveva previsto per Šaban un piccolo aiuto finanziario e l’aiuto medico.
“Vivo tristemente dopo 40 anni di mie canzoni, nessuno che apra il mio cancello o che telefoni per chiedere come vivo e se riesco a vivere in queste condizioni. Patisco…”, aveva detto Bajramović alcune giorni prima di chiudere per sempre gli occhi. Era stato d’ispirazione per innumerevoli artisti di tutto il mondo. Gli ultimi giorni li ha trascorsi con la moglie Milica. Ha lasciato quattro figlie e 12 nipotini, sparpagliati per il mondo, cosa che, come diceva lui stesso, gli provocava una triste ispirazione…