Il Tribunale dell'Aja
Radovan Karadžić dovrebbe arrivare all’Aja questa settimana. Il Tribunale Internazionale si prepara per un evento atteso da 13 anni, mentre i giornalisti presidiano l'ingresso dell’unità penitenziaria di Scheveningen
Il primo atto di accusa contro Radovan Karadžić è datato 24 luglio 1995, quando a capo della Procura del Tribunale Penale dell'Aja per la ex Jugoslavia c'era il sudafricano Richard Goldstone. Da allora, e fino a lunedì scorso, l'imputato è rimasto latitante. Né Goldstone né i giudici che hanno guidato la Procura dopo di lui, Louise Arbour e Carla del Ponte, che ha emesso il testo finale dell’Atto il 31 maggio del 2000, hanno potuto vedere l’accusato varcare la soglia del centro di detenzione del Tribunale, a Scheveningen.
Toccherà a Serge Brammertz “ospitare” l’ex presidente della Republika Srpska. Nella prima dichiarazione ufficiale dopo l’arresto, Brammertz ha ringraziato il Consiglio nazionale di sicurezza serbo e il team incaricato di rintracciare i latitanti.
“Oggi è una giornata importante per le vittime, che hanno atteso questo arresto per più di un decennio”, ha sottolineato il Procuratore generale, aggiungendo che “oggi è un giorno importante anche per la giustizia internazionale, perché dimostra che nessuno è fuori dalla portata della legge, e che prima o poi tutti i latitanti saranno processati”.
L’Atto di imputazione attuale contiene 11 capi di accusa, basati sia sulla cosiddetta “responsabilità di comando” (responsabilità del superiore gerarchico per i crimini commessi dai subordinati, art. 7 comma 3 dello Statuto del Tribunale), che sulla responsabilità individuale (articolo 7 comma 1).
Karadžić è accusato di genocidio, crimini contro l’umanità, violazione delle leggi e delle usanze di guerra, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra, sterminio, omicidio, persecuzione, deportazione e altri atti inumani, sequestro, e di aver inflitto il terrore alla popolazione civile. Il presidente del Tribunale, il giudice Fausto Pocar, ha emesso già il 22 luglio scorso l’ordine che assegna il processo alla prima Camera di prima istanza, dalla quale verranno scelti tre tra i sette giudici che la compongono.
I tempi per “gestire” questa lista impressionante di crimini sono ristretti. Secondo quanto stabilito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Tribunale dovrebbe infatti chiudere i propri lavori entro il 2010, data che verosimilmente slitterà al 2011. Nonostante l'avvicinarsi della data di chiusura, il portavoce del Tribunale Nerma Jelačić ha tuttavia ricordato la possibile eccezione che riguarderà gli imputati ancora latitanti e i due recentemente arrestati.
“Il Tribunale non dovrebbe chiudere finché non concluderà tutti i processi, ivi compresi quelli che riguardano Ratko Mladić e Goran Hadžić”, ha aggiunto Jelačić, anche se spesso si cita la fine di questo anno (2008) come data limite per avviare un processo.
„La decisione finale spetta al Consiglio di Sicurezza dell’ONU“, ha ricordato il portavoce, aggiungendo che „ancor prima degli ultimi due arresti (Župljanin e Karadžić), il Tribunale e il Consiglio di Sicurezza avevano iniziato i lavori per trovare i meccanismi per permettessero di terminare i processi che oltrepasseranno i limiti di tempo prescritti”.
Il presidente Fausto Pocar ha già dichiarato in passato che i processi di prima istanza dureranno fino al 2009, mentre gli appelli dovrebbero essere conclusi entro il 2011. La Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza con potere di veto, insiste però che il Tribunale chiuda entro il 2010.
Il processo Karadžić potrebbe durare ancora di più se l'imputato deciderà di rinunciare agli avvocati. Secondo Geoffrey Nice, che ha sostenuto l'accusa nel processo Milošević, il Tribunale dovrebbe dare a Karadžić la possibilità di difendersi da solo. La posizione del Tribunale in questi casi è chiara: si preferisce assegnare un rappresentante legale agli imputati.
“Ogni caso comprende un’immensità di materiale di prova, per lo più documenti scritti, e il processo si basa su di una combinazione di elementi di common e civil law, e quindi gli avvocati devono conoscere bene entrambi”, ha spiegato il portavoce del procuratore Olga Kavran.
Nice crede che l’esperienza del caso Milošević, come del caso Šešelj, potrebbe portare alla “decisione dei giudici di imporre a Karadžić di prendere un avvocato, nel caso oltrepassasse il limite nell’organizzare la sua difesa”.
Mentre intorno al Tribunale l’atmosfera si potrebbe descrivere come “Aspettando Radovan”, l’Olanda ha raffreddato nuovamente le aspettative della Serbia di candidarsi quanto prima all'Unione Europea.
Il ministro olandese per gli Affari europei, Franz Timermans, ha dichiarato che l’arresto di Karadžić era molto importante, però la valutazione olandese sulla cooperazione completa con il Tribunale dell’Aja sarà confermata una volta trovatosi anche Mladić davanti ai giudici.
Timermans ha ricordato che l’Olanda non ha dimenticato neanche l’altro accusato per crimini, Goran Hadžić, e che la posizione olandese non sarà cambiata nemmeno dopo una valutazione positiva di Serge Brammertz, attesa questa settimana.
La partita politico-diplomatica tra Belgrado e Bruxelles continua, e solo nei prossimi mesi se ne potrà conoscere l'esito. Nel frattempo, anche la giustizia internazionale dovrebbe continuare il suo corso.
Il testo completo dell’Atto di imputazione contro Radovan Karadžić è disponibile sul sito del TPI a: The Prosecutor of the Tribunal against Radovan Karadzic