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Onorificenza presidenziale

24.12.2009    Da Capodistria, scrive Stefano Lusa

Bluemoose/Flickr
Tomaž Ertl, l’ultimo ministro degli Interni della Slovenia socialista, riceve un’onorificenza dal presidente della Repubblica. Ed è subito polemica. Nel 1988 furono proprio gli uomini di Ertl ad arrestare Janez Janša ed a consegnarlo ai militari. L’opposizione slovena accusa il governo di nostalgia del vecchio regime
L’immagine è quella del capo dello Stato Danilo Türk che consegna un’alta onorificenza ad un vecchietto dai capelli bianchi. La cosa sarebbe passata del tutto inosservata, o avrebbe meritato soltanto poche righe sui giornali, se il premiato non fosse stato Tomaž Ertl, cioè l’ultimo “ministro degli Interni” della Slovenia socialista.

La decorazione se la sarebbe meritata perché, nel dicembre del 1989, avrebbe impedito lo svolgimento del “meeting della verità” a Lubiana. L’onorificenza è andata anche ad altri due alti funzionari della polizia del tempo. Ertl avrebbe dimostrato - si dice nella motivazione - “senso di responsabilità e patriottismo”.

All’epoca nella capitale slovena si sarebbero voluti riversare una miriade di serbi e montenegrini che avrebbero “cercato di spiegare” agli sloveni qual era la situazione in Jugoslavia. La Slovenia aveva appena emendato la sua costituzione e si preparava a quelle che sarebbero state le prime elezioni democratiche. La dirigenza repubblicana temeva che quel meeting sarebbe servito come scusa per un colpo di mano. Simili scenari si erano già visti in Vojvodina, Montenegro e Kosovo.

Il parlamento sloveno vietò quella manifestazione. Ertl nell’occasione disse che non si doveva avere paura: “Abbiamo la nostra milizia (polizia) che farà di tutto per far stare al sicuro [i cittadini]. Poi si recò ad un incontro con gli altri ministri degli Interni della federazione e disse che i suoi uomini avrebbe usato ogni mezzo per impedire il meeting. A quel punto, si capì che gli sloveni facevano sul serio e il tutto venne cancellato dagli stessi organizzatori.

Le forze dell’ordine slovene, del resto, avevano già dimostrato fedeltà alla Slovenia socialista ed alla sua leadership. Agli inizi del 1988 i militari presero contatti con Ertl: volevano sapere se la polizia era in grado di garantire l’ordine nel caso in cui il tribunale militare avesse ordinato autonomamente degli arresti. Nell’esercito, infatti, regnava già la convinzione che in Slovenia fosse in atto una controrivoluzione e che le autorità locali non fossero intenzionate ad arginarla. Gli inquirenti sloveni si guardarono bene dal rispondere e mandarono i militari a parlare con i politici. A Lubiana si tremò un po’, ma poi l’esercito decise di non far nulla; probabilmente anche perché non avrebbe potuto contare su nessun sostenitore interno.

Oggi Ertl è convinto di non aver fatto alcun danno al popolo sloveno: del resto, come aveva dimostrato, era un fedele servitore della repubblica socialista e della sua leadership. Era, comunque, a capo di un ministero degli Interni di un paese che non faceva del rispetto dei diritti umani una delle sue priorità. Alle sue dipendenze c’era anche la polizia politica che aveva il compito di tutelare l’ordinamento dello stato.

Negli anni Ottanta le forze dell’ordine slovene perseguitarono i punk e tennero sotto controllo gli oppositori del sistema. Nel 1988 furono proprio gli uomini di Ertl ad arrestare Janez Janša ed a consegnarlo ai militari. All’epoca lo trovarono in possesso di un documento segreto dell’esercito e del fonogramma riservato di una riunione che i vertici sloveni avevano avuto con quelli federali.

“Agiva contro la legge”- ha dichiarato in questi giorni Ertl al settimanale “Mladina” - poi ha aggiunto che, però, la polizia non ha fatto mai nulla per arginare le manifestazioni in suo favore. Dopo quell’arresto Janša divenne una sorta di eroe nazionale ed un simbolo dell’indipendentismo sloveno.

L’onorificenza data a Ertl, com’era facilmente prevedibile, ha scatenato un vero e proprio putiferio. Dall’ufficio del capo dello Stato hanno cercato di spiegare che quel riconoscimento è stato conferito per l’azione che impedì il meeting a Lubiana e non per la sua carriera. Quel divieto, infatti, avrebbe contribuito ai cambiamenti democratici in Slovenia e quindi anche all’indipendenza. Si è precisato poi che la proposta di decorare Ertl era arrivata proprio dall’organizzazione dei veterani della polizia slovena, per celebrare quell’evento di vent’anni fa.

L’occasione per l’opposizione però era troppo ghiotta. Le prime bordate sono partite dai democratici di Janez Janša. Proprio mentre l’Europa sta celebrando i vent’anni della caduta del muro di Berlino - hanno detto - in Slovenia si decora il simbolo della repressione comunista. Janša, poi, ha rincarato la dose annunciando una serie di manifestazioni di piazza per la prossima primavera. Bisognerà – ha rimarcato - ripetere alcune lezioni del passato.

Un preciso monito è arrivato anche dal Partito popolare europeo - di cui i democratici fanno parte - dove hanno precisato che decorare l’ex capo dei servizi segreti sloveni è come se in Germania si desse un’onorificenza all’ex capo della Stasi.

Per l’opposizione, del resto, non pare troppo difficile presentare la Slovenia, con il suo governo di centrosinistra, come un paese in cui sono tornati al potere i nostalgici del vecchio regime. Non poco scalpore aveva suscitato alcuni mesi fa l’intitolazione di una via a Tito nel pieno centro di Lubiana, poi c’è stata la nomina di Aleš Gulič a capo dell'ufficio governativo per i rapporti con le comunità religiose, che aveva fatto trasalire la chiesa cattolica.

I democratici dell’ex premier Janša da tempo puntano il dito sull’assunzione di alcuni ex membri dei servizi segreti della Slovenia comunista da parte dell’attuale amministrazione. Inoltre il poco rispetto per i diritti umani che avrebbe questo governo sarebbe certificato anche dalla nomina del nuovo ambasciatore russo. Mosca ha pensato bene di mandare a Lubiana Doku Zavgaev che, a metà degli anni Novanta, ricoprì la carica di primo presidente filorusso ceceno ed il governo sloveno ha dato il suo gradimento.

La coalizione di centrosinistra, ovviamente, respinge le accuse e precisa che la situazione in Slovenia oggi è molto diversa da quella della fine degli anni Ottanta e che non c’è nessuna nostalgia del passato; quindi manifestazioni di piazza non servirebbero. Per quanto riguarda, invece, la nomina di Zavgaev c’è chi si chiede ironicamente se la coalizione di centrodestra avrebbe avuto il coraggio di sbattere la porta in faccia ai russi.

Ad ogni modo la decisione di decorare Ertl ha destato più di qualche perplessità anche all’interno del centrosinistra. Mladina - il settimanale sloveno che negli anni Ottanta fu una spina nel fianco del regime e che oggi non lesina critiche nei confronti del centrodestra – l’ha giudicata una mossa “insensata ed inutile”.
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