La Romania è da poche settimane membro della NATO. Ma Bucarest aveva già iniziato con entusiasmo ad adempiere alle proprie responsabilità nei confronti dell’Alleanza: soldati rumeni sono già in Bosnia, Afghanistan ed Iraq.
La bandiera NATO
Dopo quasi 14 anni di anticamera la Romania è finalmente diventata membro a pieno titolo dell’Alleanza Nord Atlantica. Assieme ad altri sei stati ex comunisti- Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lituania, Lettonia - la Romania è stata protagonista del più ampio allargamento della storia della Nato che ora conta 26 Stati membri. Un evento atteso da anni con grande ansia dal popolo romeno ed una notizia ricevuta con entusiasmo dalla classe politica di Bucarest che vede nell’adesione alla Nato un grande e incontestabile successo. Tanto grande da dichiarare il due aprile - giorno in cui la bandiera romena è sventolata per la prima volta al Quartiere Nato della Bruxelles come la bandiera di uno stato membro - giorno di festa nazionale.
“La Romania non è più un Paese situato alla periferia dei sistemi di sicurezza – ha dichiarato il Premier Adrian Nastase - è un Paese che fa parte dalla famiglia dei Paesi democratici” e quindi “siamo membri a pieno diritto della Nato ed è finito per noi il periodo nel quale facevamo da cuscinetto tra l’Occidente e l’Oriente”.
Allo stesso tempo, il Presidente della Repubblica, Ion Iliescu, ricordava che l’adesione alla Nato significa solide garanzie di sicurezza ma anche nuovi obblighi e responsabilità. Degli obblighi e delle responsabilità, la Romania, ne ha già assunti alcuni: finora sono circa 9.000 i militari romeni che sono stati impegnati in missioni internazionali. Attualmente, più di 1500 militari romeni delle truppe scelte partecipano alle operazioni internazionali nei Balcani (Bosnia, Kosovo) e nel Medio Oriente (Afghanistan, Iraq).
Nel suo slancio verso occidente la Romania è stata il primo Paese che non facendo ancora parte dall’Alleanza Nord Atlantica ha mandato truppe in Afghanistan. Il Paese dei Balcani è stato anche tra i primi ad appoggiare la campagna diretta dagli USA in Iraq ed ha messo a disposizione delle truppe americane porti ed aeroporti sul Mar Nero.
Non c’è dubbio che l’11 settembre e la guerra contro il terrorismo dichiarata dagli USA, hanno avuto un ruolo importante nel recente allargamento. La Romania non può ignorare il fatto di essere entrata nella Nato in tempi di “guerra”. Tempi che la impegnano a maggiori obblighi. Ed il suo impegno in missioni militari internazionali ha significato anche la morte di due soldati rumeni in Afghanistan.
La Romania si è inoltre espressa apertamente a favore dello stanziamento di basi militare americane sul proprio territorio, assumendosi in questo modo rischi di sicurezza. Il riposizionamento delle basi militari dai Paesi dell’Europa occidentale sembra corrispondere alle nuove esigenze geo-strategiche degli Stati Uniti a cui servono basi mobili, flessibili, con una configurazione più ridotta rispetto a quelle presenti in Germania, ad esempio. Per poter intervenire rapidamente sugli scenari mediorientali ed asiatici.
I tecnici americani hanno visitato finora tre volte zone dove potrebbero essere collocate le future basi USA, ma non ci sono ancora indizi precisi sulla posizione geografica. Secondo il capo di Stato Maggiore della Difesa romena, generale Mihail Popescu, prima dell’autunno sarebbe prematuro parlare di future basi americane in Romania. Il progetto però esiste ed aspetta solo la firma del Presidente americano, George W.Bush.
Tra le priorità dei militari americani vi sarebbe la base aerea di Mihail Kogalniceanu (già usata durante l’attacco all’Iraq), il poligono di addestramento di Babadag e il porto di Agigea Sud. In questo modo si aggiudicherebbero uno sbocco sul Mar Nero, l’accesso ad un importante nodo ferroviario e collegamenti fluviali con l’Europa.
Inoltre, come membro dell’Alleanza, la Romania mette a disposizione della Nato forze terrestri, aeree e navali. Per quanto riguarda le forze terrestri si tratta di un comando di divisione (ufficiali, sottufficiali di stato maggiore con incarichi di comando), una brigata meccanizzata (circa 1200 militari), una brigata di cacciatori di montagna ed altre unità specializzate in polizia militare. Le forze aeree romene mettono a disposizione della Nato quattro aerei MIG-21 Lancer, un aereo da trasporto C-130 Ercules, sotto unità aeree dotate di MIG 21 Lancer, elicotteri d’attacco IAR 330 SOCAT, un elicottero per sgomberi sanitari. Per quanto riguarda le forze navali messe a disposizione della Nato, la Romania offre una fregata tipo T22 e una squadra di sommozzatori.
Le forze armate romene hanno conosciuto negli ultimi anni trasformazioni ingenti. Da un esercito reclutato con l’obbligo di leva si è passati ad un esercito professionale composto da 117.000 persone. Nel 2007 le forze armate romene dovranno contare 90.000 persone (75.000 militari e 15.000 civili).
Secondo i dati rilasciati dal Ministero della difesa di Bucarest, il processo di riforma strutturale ed operazionale è stato quasi terminato. Ma il Capo di stato maggiore della difesa romena, il generale Mihail Popescu sottolinea che la Romania, che da sola rappresenta in termini di territorio e di popolazione tanto quanto tutti gli altri nuovi membri Nato messi insieme, ha tempi diversi di adattamento.
L’ingresso nella NATO porterà alcuni vantaggi immediati per la politica estera e di sicurezza della Romania interessata alla stabilità dei Balcani, del Caucaso e dell’Asia Centrale. Quest’ultima zona, di importanza strategica incontestabile, è collegata intrinsecamente a quella del Mar Nero, sul quale la Romania s’affaccia. Ancora da capire invece quali saranno gli effetti sui rapporti con Mosca, che fin da subito si era opposta all’allargamento della Nato verso est e che non vede di buon occhio la nuova configurazione dell’Alleanza.
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