Dalla rivoluzione dell’89 è la prima volta che le elezioni locali assumono così tanto peso. Non solo perché nel novembre prossimo si voterà anche per il Parlamento, ma anche perché iniziano a farsi sentire gli effetti del decentramento amministrativo.
Romania - RFE
L’anno elettorale in Romania ha già bruciato la sua prima tappa. Le elezioni municipali, tenutesi il 6 e il 20 giugno scorso hanno portato delle novità che analisti e sondaggi non erano riusciti ad anticipare. Il vincitore generale rimane il Partito della Democrazia sociale (PSD), il partito del primo ministro Adrian Nastase. Che però perde la guida delle grandi città.
I risultati aggregati delle elezioni municipali indicano che il 43,5% dei voti sono andati ai candidati del PSD, il 35% all’alleanza DA tra i Liberali ed i Democratici ed il 5,9% al Partito Umanista Romeno (PUR). Il partito Romania Grande (PRM) dell’ultranazionalista Vadim Tudor ottiene invece il 4% dei sindaci del Paese.
I social-democratici che finora dominavano un po’ dappertutto hanno perso soprattutto in Transilvania dove non hanno convinto l’elettorato in nessuna grande città. E poi anche nella regione della Moldova (nell’est del Paese) il PSD ha perso metà delle più importanti città finora ad esso fedeli. All’opposizione, in particolare all’alleanza tra Liberali e Democratici, sono finite Botosani, Suceava, Piatra Neamt, Bacau, Braila, Tulcea, Slatina, Calarasi, Rimnicu Vilcea. Tutte città dove per la prima volta, dopo la Rivoluzione anticomunista dell’89, si cambia l’orientamento politico dell’amministrazione locale. Sebbene su 2800 comuni del Paese il PSD ne controlli ancora il 55%, la perdita delle grandi città ha lasciato l’amaro in bocca ai leader social-democratici.
A Bucarest il Ministro degli esteri Mircea Geoana, lanciato nella bagarre elettorale dal PSD, è stato eliminato già al primo turno dal presidente del Partito democratico, Traian Basescu, che è stato riconfermato come sindaco di Bucarest. Nemmeno nei vari settori in cui è suddivisa la capitale, a capo di ognuno dei quali vi è un primo cittadino, il PSD è riuscito ad ottenere buoni risultati: un solo sindaco contro i quattro ottenuti dall’alleanza DA tra i liberali e democratici.
Gli analisti hanno interpretato i risultati del voto locale come un chiaro avvertimento al PDS, che in Romania ha la maggioranza relativa. Un avvertimento da non sottovalutare nella prospettiva delle elezioni parlamentari del prossimo novembre. In un rapporto pubblicato dall’associazione “Pro Democratia” si rivela che l’elettorato sarebbe sempre più consapevole dell’importanza del voto.
Un indizio della crescente sensibilità civica è proprio il dato sull’assenteismo, in discesa rispetto alle elezioni locali del 2000: 50,85% nel 2004 contro il 54,23% di quattro anni fa. Dati che, secondo Pro Democratia, indicano una trasformazione degli elettori “da spettatori del gioco politico in arbitri”.
L’elettorato romeno è considerato dagli analisti sempre più europeo e viene sottolineata anche l’affermazione di piccoli partiti come il Partito Umanista Romeno (PUR) o il Partito della Grande Romania (PRM), che cominciano ad avere un loro ruolo ben definito. Anche “la capacità dei partiti di manipolare le scelte elettorali è diminuita considerevolmente”, considera l’associazione Pro Democratia.
Quest’anno le elezioni municipali sono state prese sul serio da tutti i partiti più importanti. Prima erano quasi percepite come un esercizio in vista delle elezioni parlamentari, stavolta il voto per i sindaci e consiglieri si è dimostrato invece più importante. Una tra le più eloquenti prove è data dalla “qualità” dei candidati. In molte città si sono candidati ministri e parlamentari. Il PDS ha messo in campo due dei suoi ministri - Mircea Geoana, il Ministro degli esteri correva per la poltrona di sindaco nella capitale, e Ioan Rus, Ministro degli interni, che ha dato le dimissioni per continuare la sua corsa elettorale al comune di Cluj Napoca. Nessuno dei due però è riuscito a convincere l’elettorato.
Le elezioni locali di quest’anno hanno mostrato anche un cambiamento a livello del voto etnico. Il sociologo Magyari Laszlo crede che l’elettorato magiaro potrebbe orientarsi sempre di più verso diversi partiti politici e non verso un voto etnicamente omogeneo. La stessa cosa potrebbe anche accadere in Transilvania con l’elettorato rumeno. Nella città di Satu Mare il candidato dell’Unione Democratica dei Magiari della Romania ha ottenuto, al secondo turno, anche i voti dei rumeni. A Tirgu-Mures il sindaco rumeno ha confermato la sua posizione grazie anche ai voti dei magiari. E nei comuni di due villaggi con la maggioranza rumena hanno vinto i candidati di etnia magiara.
Nelle elezioni locali di quest’anno, dal punto di vista della strategia politica adottata, si evidenziano almeno due principi: uno elettorale e uno economico. Dal punto di vista elettorale e in prospettiva delle elezioni generali di novembre, un sindaco o un presidente del consiglio regionale è importante nella misura in cui può orientare le scelte elettorali nella direzione del partito che rappresenta. Il calcolo economico invece parte dai budget locali, sempre in crescita a disposizione di sindaci e consigli regionali. Le motivazioni hanno alla base due fonti principali: il decentramento dell’amministrazione e il consolidamento del potere locale, e non per ultimo la partecipazione sempre più attiva dell’Unione Europea con finanziamenti per progetti di sviluppo per preparare meglio il Paese in vista dell’adesione all’UE del 2007. A disposizione dei sindaci vi saranno più fondi europei ISPA, SAPARD e PHARE. Tutti questi programmi di pre-adesione offriranno finanziamenti generosi per i progetti presentati dalle amministrazioni locali.
Tra le misure interne annunciate ed aspettate con interesse dalle autorità c’è anche il rimborso del 10% dell’IVA verso i budget locali. Secondo le leggi in materia, la metodologia dell’elaborazione e dell’amministrazione dei budget locali è stabilita dal Ministero delle finanze, come anche nel caso del bilancio dello Stato. L’elaborazione dei progetti di bilancio locali è però di competenza dei comuni e dei consigli delle contee.
Tra le prime misure prese dopo la Rivoluzione dell’89 vi è stata anche quella del decentramento amministrativo e della riduzione della burocrazia nell’amministrazione centrale e locale. Nonostante questo, i risultati sono ancora lontani dalle aspettative. La Commissione europea è stata molto critica con il governo rumeno per quanto riguarda l’andamento della riforma dell’amministrazione pubblica centrale e locale. In questo senso il governo di Bucarest si è impegnato ad accelerare la riforma con particolare attenzione rivolta al decentramento dei servizi pubblici ed il consolidamento dell’autonomia amministrativa e finanziaria.
Recentemente il governo rumeno ha varato un progetto di legge sul decentramento. L’obiettivo del Ministero dell’amministrazione pubblica e di quello degli interni è di far diventare le tasse e le imposte la principale fonte di bilancio degli enti locali. Rimangano però ancora da raggiungere importanti obiettivi. Tra questi la lotta contro un’eccessiva burocrazia e contro la corruzione, asfissianti soprattutto a livello locale.
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