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Romania: sull'emergenza acqua potabile interviene Bruxelles

30.07.2004   

L’acqua potabile inquinata rimane una delle questioni ambientali più urgenti, che Bucarest deve affrontare per poter partecipare all’Unione Europea. Un articolo tratto da IWPR
Di Daniela Tuchel *, Bucarest - BCR No 507, 15 luglio 2004


Traduzione a cura di Barbara Sartori – Osservatorio sui Balcani




Dopo la caduta del regime comunista, Garla Mare, un villaggio di 3.500 abitanti sulla sponda del Danubio, un tempo il maggiore produttore di grano dello Stato, è scivolato verso la povertà. L’unica eredità lasciata da quel periodo lontano è un alto livello di pesticidi nella falda acquifera, che è l’unica fonte di acqua potabile nella zona.



Sempre più persone si sono ammalate negli ultimi anni. Quando alla fine l’acqua potabile fu esaminata, i risultati furono devastanti: il livello di inquinamento microbiologico era così alto che l’acqua, secondo la legislazione dell’Unione Europea, non avrebbe dovuto essere stata usata nemmeno per lavarsi.



“Il principale pozzo di acqua potabile, che secondo gli abitanti del villaggio era ‘pulito’, aveva un livello estremamente alto di nitrati ed atrazina, un pesticida persistente” dice Mihaela Vasilescu, dell’Associazione Medium Sanitas (ambiente e salute) con sede a Bucarest, che ha coordinato il progetto che ha eseguito i test a Garla Mare.



Le alte concentrazioni di nitrati nell’acqua potabile sono il maggiore motivo di preoccupazione, perchè il nitrato può ridursi in nitrito, che provoca una condizione in cui si riduce la capacità delle cellule del sangue di trasportare ossigeno. Il dottore del villaggio aveva avvisato gli ispettori locali della salute riguardo ai preoccupanti effetti sulla salute dell’inquinamento ambientale, ma fino a poco tempo fa non è stato preso nessun provvedimento.



“Con il progetto abbiamo cercato di organizzare l’installazione di un filtro per l’acqua nella scuola del villaggio, per fornire acqua potabile per i gruppi vulnerabili, come i bambini e le donne in gravidanza”, ha affermato la Vasilescu. Il progetto ha anche provveduto a costruire servizi sanitari ecologici e ad organizzare degli incontri tra agricoltori ed esperti, così che gli abitanti fossero informati dei rischi che affrontavano.



“Abbiamo bevuto l’acqua del pozzo vicino a casa mia per anni”, ha raccontato a IWPR Maria Gheorghe, un’abitante di Garla Mare. “Nonostante che i miei figli si fossero spesso ammalati di malattie intestinali, soprattutto quando erano molto giovani, e nonostante il mio aborto, non mi è mai passato per la mente che ciò avesse a che fare con l’acqua”.



Gheorghe afferma che aveva sentito parlare dei test sull’acqua ma che non aveva i soldi per pagare una fornitura sicura per la sua casa. “È più importante comprare il cibo che l’acqua”, dice. “Abbiamo un pozzo ma l’acqua è torbida, così non la uso, ho paura dei problemi ai reni”, afferma Vasile Ion, un altro paesano. “Prendo l’acqua da bere da un pozzo vicino”.



La Commissione Europea ha ripetutamente criticato la Romania per quanto riguarda la protezione dell’ambiente. Devono essere fatti dei progressi dal momento in cui lo Stato andrà ad unirsi all’Unione Europea nel 2007. L’ultimo rapporto della Commissione Europea sui progressi della Romania nel cammino verso l’accesso all’UE continua a lamentarsi del fatto che l’ambiente rimane un problema in sospeso. “Le risorse finanziarie destinate al settore continuano ad essere inadeguate, il che risulta dalla insufficiente implementazione delle politiche ambientali della Commissione Europea,” riporta.



L’eredità del degrado ambientale risale al periodo comunista. Grandi impianti industriali, molti dei quali ancora funzionanti, hanno scaricato nel terreno per più di 50 anni inquinanti tossici non sufficientemente trattati. Le pratiche dell’agricoltura intensiva hanno contribuito a tale degradazione ambientale, così come i fertilizzanti di sintesi hanno contaminato la falda acquifera, l’unica risorsa di acqua da bere disponibile nella maggior parte delle aree rurali.



Il Parlamento rumeno ha adottato una legge, nel dicembre del 1995, per la protezione ambientale, fornendo una cornice legislativa per la conservazione delle risorse naturali dello Stato. Tuttavia il costo per portare la Romania in linea con gli standard europei rimane alto. Un rapporto del Centro Informativo Commerciale per l’Europa centro-orientale del Dipartimento americano per il commercio ha stimato che il costo della “conformità” della Romania agli standard EU sarà di 20 bilioni di dollari in 20 anni.



Come primo passo le autorità hanno cercato di armonizzare la legislazione ambientale con quella dell’UE. “Abbiamo la corretta legislazione ma non la capacità di metterla in pratica”, ha affermato il professore Petrusa Moisi, presidente della ONG che si occupa di ambiente, Eco Counselling Centre Galati, ECCG. “Non abbiamo abbastanza risorse per controllare e monitorare le fonti di acqua inquinata”. Moisi crede che l’informazione sia un altro problema. “Le autorità non hanno finanziato nessuna campagna per informare la popolazione. Solo le ONG hanno provato a farlo, ma il risultato non è stato soddisfacente, a causa del fatto che devono dipendere dall’aiuto economico straniero per informare le comunità dei rischi ambientali”.



L’ultimissima misura presa dal governo è stata quella di adottare il piano d’azione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per ridurre l’impatto dei rischi ambientali sulla salute. Bucarest l’ha firmato a Budapest il mese scorso, in occasione della quarta Conferenza ministeriale su salute ed ambiente. Uno degli obiettivi fissati è l’accesso all’acqua potabile ed al sistema fognario entro il 2015.



“Siamo certi che per il 2015 ridurremo alla metà il numero delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile sicura in Romania”, ha detto a IWPR Alexandra Cucu, vicedirettore del Dipartimento di salute pubblica, incardinato nel Ministero della salute e della famiglia. “La Romania sta per definire una strategia nazionale per aumentare la proporzione delle famiglie con accesso sicuro ed economicamente sostenibile all’acqua pulita e al sistema refluo, soprattutto nelle aree rurali, dove il problema è più acuto”, ha aggiunto Cucu.



Il primo passo, ha detto a IWPR, sarà quello di cambiare la legge sul monitoraggio dell’acqua potabile. Fino a poco tempo fa, il Ministero della salute e della famiglia non monitorava l’acqua proveniente dai pozzi privati e pubblici, che è quella che usano la maggior parte dei villaggi, perché la legge non lo comprendeva. “Abbiamo modificato la legislazione all’inizio di luglio. Da ora in poi saremo in grado di ottenere informazioni esatte sui livelli di inquinamento in tutte le aree colpite dal problema, e di conseguenza saranno adottate misure appropriate”, ha affermato concludendo la Cucu.



Secondo il programma di monitoraggio comune dell’OMS e dell’UNICEF per la fornitura d’acqua e fognature, al momento solo il 18% della popolazione rurale ha accesso a risorse d’acqua potabilizzata.



I rumeni rimangono preoccupati della qualità della loro acqua. Secondo l’ultimo rapporto del REC - Regional Environmental Centre for Central and Eastern Europe, un’organizzazione no-profit con sede a Szentendre in Ungheria, circa il 62% considera l’inquinamento dell’acqua il peggiore problema ambientale dello Stato.
Più della metà dice di non credere che il governo si preoccupi dell’ambiente, oltre il 90% afferma che né il governo nazionale né quello locale spendono abbastanza soldi per la protezione dell’ambiente, riferisce lo stesso rapporto.



Bucarest afferma che queste preoccupazioni sono esagerate. Cucu insiste sul fatto che un massimo del 3% del totale dell’acqua potabile dello Stato è inquinata. “È vero che non abbiamo monitorato l’acqua nei pozzi privati e pubblici, che viene usata nella maggior parte delle aree rurali, ma complessivamente la situazione non è così drammatica”, riferisce. “Credo che facciamo meglio di molti altri Stati europei quando si tratta di inquinamento dell’acqua”.



Non sono solo i piccoli villaggi come Garla Mare ad aver affrontato i problemi dell’inquinamento dell’acqua negli ultimi anni. Il caso più serio è capitato nel 2000, quando il fiume Tisza fu seriamente contaminato con cianuro e residui di metallo pesante provenienti dalla miniera aurea di Arul a Baia. La contaminazione si diffuse nella parte ungherese del Danubio. L’impatto ambientale fu così devastante che gli ambientalisti europei lo definirono un “Chernobyl acquatico”.



La città orientale di Galati, con una popolazione attorno ai 324.000 abitanti, è un’altra area problematica. È uno dei maggiori porti interni del Danubio, con uno sviluppato traffico commerciale lungo il fiume. I suoi seri problemi ambientali derivano dagli stabilimenti di acciaio, ferro e chimici che punteggiano i dintorni. I rappresentanti di una ONG locale hanno denunciato le insufficienti strutture per il trattamento dell’acqua a Galati, oltre alle piogge acide ed un alto contenuto di nitrato nella falda acquifera. “Il Danubio è altamente inquinato attorno all’area di Galati”, ha affermato Petrusa Moisi del Centro di consulenza Eco. “Fortunatamente abbiamo fatto in modo di ottenere un aiuto economico dall’estero per costruire un impianto di purificazione nella regione, ma sarà pronto solo nel 2006”.



È l’agricoltura intensiva ad essere accusata dell’alto livello di nitrato trovato nella falda acquifera a Calarasi, una provincia a predominanza agricola nel sud-est della Romania. Nel 1997 ogni caso di avvelenamento acuto da nitrato è successo a Calarasi. Molti ragazzini oltre i 15 anni furono ospedalizzati quell’anno per quella causa. Secondo fonti governative, dei 59 campioni provenienti, tra il 1996 ed il 1999, da pozzi pubblici e da altre fonti di rifornimento dell’acqua dell’area, circa l’80% eccedevano gli standard di nitrato nell’acqua potabile. Sono in corso molti progetti, che affrontano le peggiori situazioni. Dal 1999 la Banca Mondiale ne ha finanziato uno che ha lo scopo di migliorare l’acqua potabile nella provincia di Calarasi, anche promuovendo “pratiche agricole amiche dell’ambiente”.



Un altro progetto per assistere la Romania nel conformarsi agli standard dell’UE sta per essere sviluppato nella regione orientale del bacino del fiume Siret. Lo scorso giugno l’Agenzia americana per lo sviluppo ed il commercio ha assegnato 600.000 dollari al Ministero rumeno dell’ambiente e della amministrazione dell’acqua. Il progetto prevede che il Ministero selezioni 4 comuni nell’area del bacino del fiume Siret. In ognuno saranno esaminatati i modi per migliorare entro la fine dell’anno l’acqua potabile e le strutture di trattamento deteriorate.



Tuttavia non tutte le comunità possono sperare di ottenere costosi aiuti dall’estero per migliorare la loro acqua. Chris Church, dell’Alleanza del Nord per la Sostenibilità, con sede ad Amsterdam, un network di 100 ONG internazionali e gruppi ambientali, ha detto a IWPR che i contributi esteri tendono ad andare alle comunità più ricche. “Solo i ricchi fanno domanda per i soldi” - ha affermato Church - “i poveri solitamente non hanno mai sentito di questo tipo di opportunità e, anche se lo hanno sentito, non sanno cosa fare, o come fare domanda per l’aiuto finanziario”.



Gli abitanti di Garla Mare sono stati fortunati a beneficiare del lavoro di Medium e Sanitas, che ha avuto come risultato un marcato miglioramento delle loro infrastrutture per l’acqua e le fognature. Mihaela Vasilescu, coordinatrice del progetto, ha detto a IWPR che la sfida è quella di assicurare che “i risultati del progetto possano essere replicati… non solo in questo villaggio ma anche in altre aree rurali della Romania”.




Daniela Tuchel lavora per il quotidiano di Bucarest Libertatea




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