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Scienziati albanesi contro gli OGM

20.10.2004    scrive Indrit Maraku

Si riaccende in Albania la polemica sull’uso di organismi geneticamente modificati. In una petizione sottoscritta da 51 scienziati albanesi si chiede una moratoria di cinque anni all’introduzione di OGM nel Paese. Ma i media locali sono distratti rispetto a questa presa di posizione dei docenti albanesi
Gli scienziati albanesi protestano contro l’ingresso nel Paese degli organismi geneticamente modificati (OGM). In una petizione indirizzata al Parlamento - siglata da 51 professori dell’Università Agricola, della Facoltà di scienze naturali e da altri studiosi - si chiede il divieto d’importazione degli OGM per un periodo di almeno cinque anni, poiché la mancanza di laboratori adeguati non permetterebbe di mantenere sotto controllo le probabili conseguenze sulla salute della gente. Intanto, un’inchiesta dell’Associazione esperti dell’Agrobusiness (Kea) rivela l’inquietante inconsapevolezza degli agricoltori albanesi sui possibili rischi che potrebbero correre utilizzando gli OGM nelle loro attività. Comunque, l’85% degli intervistati si dicono scettici sulla capacità della legislazione albanese di proteggerli dai rischi collegati ai cibi geneticamente modificati.

L’Albania non è preparata a controllare gli organismi geneticamente modificati e le loro conseguenze sulla salute delle persone e sulla biodiversità. Causa, la totale mancanza di infrastrutture, di capitale finanziario e di esperti nel Paese per il monitoraggio. È questa la motivazione che ha spinto i 51 scienziati a firmare la petizione con la quale si chiede ai deputati albanesi di bloccare per un periodo quinquennale l’uso degli OGM nel Paese, avvertendoli sul pericolo che incomberebbe sul turismo e sull’esportazione dei prodotti locali.

Poi l’allarme. “Per quel che riguarda la salute – si legge nella petizione – si sono riscontrate allergie causate dagli alimenti geneticamente modificati. Esiste un rischio evidente e potenziale anche sul sistema immunitario dell’organismo umano”. Gli studiosi hanno voluto mettere in guardia anche sulle limitate possibilità della scienza sull’argomento che, secondo loro, non è ancora in grado di certificare l’incolumità della natura, della salute delle persone e quella del bestiame a seguito dell’introduzione degli OGM.

La loro apprensione, infatti, è del tutto giustificata visto che i precedenti non mancano. Sono due i casi più noti di OGM in Albania: uno nell’ottobre del 2003, quando nel porto di Durazzo attraccò una nave Usa con 6.000 tonnellate di mais e farina di soia geneticamente modificato, l’altro nel febbraio del 2004, quando si ripropose lo stesso scenario di prima, ma questa volta il carico fu di 4.000 tonnellate. Si trattava di materiale importato nel Paese dall’agenzia americana Ifdc (International Fertilizer Development Center) che da anni opera in Albania con programmi di sostenimento per l’agricoltura locale; la stessa che, di fronte alle proteste degli ambientalisti, garantì la certificazione sulla qualità del materiale. L’unica reazione da parte delle autorità fu quella di Resmi Osmani, consigliere del Ministero dell’agricoltura, che disse: “L’importazione di OGM in Albania è del tutto legale e le polemiche che si stanno svolgendo si basano su fatti del tutto ipotetici”.

Oggi come allora, i più sensibili sull’argomento sono proprio gli ambientalisti. Scarsa, invece, l’attenzione dei media: basta notare il numero dei quotidiani che hanno scritto sulla petizione dei 51 scienziati, solo uno. A tacere sono anche le autorità. Un silenzio, il loro, ininterrotto neanche davanti alle accuse di Lavdosh Feruni, a capo dell’Associazione dell’agricoltura organica. Dopo le due navi americane – ha detto ai giornalisti – altro materiale OGM è entrato dai Paesi dell’ex-Jugoslavia. Secondo Feruni, l’importazione dei prodotti geneticamente modificati in Albania viola la legislazione attuale e questo sarà uno dei problemi principali nelle relazioni con i Paesi dell’Unione europea che ormai hanno vietato l’uso degli OGM per un periodo di 5 anni.

Feruni ha lanciato l’allarme anche sull’ignoranza in questione degli agricoltori. Sono convinti – spiega – che i loro prodotti avranno un costo minore se usano gli OGM, ma non è così. Gli agricoltori albanesi non sono capaci di dare un giudizio sugli effetti collaterali degli OGM sulla salute e sulla biodiversità, ha affermato.

E a dargli pienamente ragione è stata un’inchiesta dell’”Associazione esperti dell’Agrobusiness” (Kea) sui prodotti geneticamente modificati, durante la quale sono state intervistate 239 persone, la maggior parte delle quali agricoltori. Secondo i risultati resi noti pochi giorni fa, più del 50% degli intervistati pensa che l’uso degli OGM migliorerebbe lo standard della loro vita, poiché farebbe diminuire i costi di produzione. Il 64.4% degli intervistati per l’inchiesta della Kea è dell’opinione che i prodotti geneticamente modificati non sono dannosi per l’organismo umano e che li userebbero tranquillamente anche in famiglia. Comunque, la stragrande maggioranza si dice scettica nei confronti della legislazione albanese in materia. L’85% degli intervistati ha detto che le leggi attualmente in vigore in Albania non sono per niente sufficienti per difendere i cittadini dai rischi che potrebbero correre usando cibi geneticamente modificati.

vedi anche:
Albania: aiuti geneticamente modificati
Ancora OGM in Albania

Croazia: Organismi Geneticamente Modificati? No grazie
Scandalo OGM in Croazia
Alimenti in Montenegro: il profitto è più importante della salute
OGM in Bosnia Erzegovina
Serbia: OGM e politica

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