Nello scandalo che ha coinvolto casa Savoia entra anche Simeone di Sassonia, ex premier bulgaro e cugino di Vittorio Emanuele. In cambio di soldi e favori avrebbe favorito quest'ultimo in gare d'appalto in Bulgaria
Il nome di Simeone di Sassonia Coburgo Gotha sarebbe stato inserito nella lista degli indagati dai magistrati di Potenza, nell'ambito dell'inchiesta per corruzione, frode e sfruttamento della prostituzione in cui l'accusato chiave è il cugino dell'ex monarca ed ex premier di Bulgaria, il pretendente al trono d'Italia Vittorio Emanuele di Savoia.
Simeone, che oggi guida il partito Movimento Nazionale Simeone II (NDSV), uno dei partner principali della coalizione di governo in Bulgaria, sarebbe stato inserito dai magistrati italiani nel registro degli indagati insieme ad altre venti persone.
Secondo il Corriere della Sera, una delle accuse che pesa su Simeone, figlio di Giovanna di Savoia, sorella dell'ultimo re d'Italia Umberto II, è quella di aver tentato di procurare gare d'appalto in Bulgaria per il cugino Vittorio Emanuele nel campo della sanità e della comunicazione ai tempi del suo governo, nel periodo 2001-2005. Secondo il quotidiano, nel corso dell'indagine sarebbe emerso che Vittorio Emanuele, insieme al bussinessman Pierpaolo Cerani, avrebbe promesso in cambio soldi e altri favori.
La campagna di Simeone è stata finanziata da Cerani?
In una delle intercettazioni rese pubbliche, Cerani racconta di aver finanziato la campagna elettorale di Simeone, pagando inoltre le spese per i viaggi di lavoro di Simeone e dei suoi ministri. Dalla telefonata inoltre emerge che in cambio Simeone di Sassonia avrebbe dovuto assicurare allo stesso Cerani e a Vittorio Emanuele la vittoria in una gara d'appalto pubblica per la costruzione di un complesso ospedaliero in Bulgaria. Sempre secondo il Corriere, il 25 giugno 2005 Simeone avrebbe ricevuto una somma in contanti da Cerani.
“Vittorio in prigione, Simeone sconvolto”
Politici ed ex ministri del partito di Simeone si sono affrettati a respingere tutte le accuse. Simeone si è barricato dietro le mura del suo palazzo di Vranya, a Sofia. Fedele alla sua abitudine di rilasciare interviste ai media stranieri piuttosto che dare spiegazioni all'opinione pubblica bulgara, Simeone ha affidato le sue prime reazioni alle pagine de “La Stampa". “Sono davvero offeso per i riflessi di questa vicenda sul mio nome. Ho sempre tentato di tenermi lontano da tali scandali, e non si dovrebbe infangare la reputazione di un uomo così facilmente. Non bisogna trarre conclusioni affrettate”, ha dichiarato Simeone al quotidiano di Torino. “Simeone parlerà quando ci saranno maggiorni informazioni”, ha detto ai media bulgari Tsvetelina Uzunova, portavoce del “partito del re”.
Nikolai Svinarov, ex ministro della Difesa, e deputato dell'NDSV, ha negato che i suoi viaggi e quelli di altri colleghi del governo fossero pagati da terze persone. “La procura dovrebbe investigare sullo scandalo in cui è stato coinvolto il nome di Simeone, e dovrebbe farlo in modo pubblico e trasparente, altrimenti il caso potrebbe diventare uno scheletro nell'armadio per il partito. Credo che queste accuse siano dirette contro il giovane Movimento Nazionale Simeone II e contro il suo leader”, ha dichiarato Miglena Kuneva, anch'essa deputato dell'NDSV e attualmente ministro per gli Affari europei.
Vittorio Emanuele di Savoia voleva concludere affari a Sofia, ed è venuto a trovare il cugino Simeone nel palazzo di Vranya, ha scritto Troud, uno dei maggiori quotidiani del paese, sottolineando che in Italia, contrariamente a quanto avvenuto in Bulgaria, lo stato non ha alcuna intenzione di restituire le proprietà sequestrate a suo tempo alla famiglia reale. Quando poi i ministri del governo bulgaro andavano a Roma, venivano alloggiati all'hotel Excelsior, dove una stanza costa almeno 700 euro, e il tutto veniva pagato da Pierpaolo Cerani. Secondo il quotidiano bulgaro, durante le visite dell'allora premier Simeone in Italia veniva discussa la costruzione di un ospedale infantile a Sofia attraverso la società caritativa “ Elena del Montenegro”. (Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, è la nonna di Simeone e Vittorio).
Lo scandalo dell' “ospedale del re”
Mentre gli ex ministri del governo di Simeone invitavano a non dare giudizi affrettati, l'opposizione ha riproposto i fatti, a tutti noti in Bulgaria, sullo scandalo, scoppiato nel 2004, dell' “ospedale del re”, in cui era stato coinvolto anche il nome di Pierpaolo Cerani. Simeone aveva tentato di forzare il parlamento per approvare il progetto di un nuovo ospedale pediatrico attraverso un provvedimento governativo. Il parlamento però non solo rigettò la proposta, ma decise di dare vita ad una commissione d'inchiesta, che appurò che al progetto era legato un gruppo criminale implicato nella sottrazione di fondi pubblici e nel riciclaggio di denaro sporco in Italia. I risultati dell'indagine furono consegnati all'allora procuratore generale Nikola Filchev. La commissione incaricò il procuratore di investigare anche sul prestito di 42.7 milioni di euro garantito allo stato dalla banca austriaca “Creditanstalt” per la costruzione dell'ospedale. Risultava che i costi di costruzione erano stati drasticamente gonfiati. Secondo l'Ordine degli architetti bulgaro, il prezzo di costruzione dei locali ammontava a non più di due milioni di euro, ma l'accordo prevedeva un costo di 7.3 milioni. L'opposizione di destra all'epoca protestò anche per il fatto che l'appalto era stato assegato senza nessuna gara. Secondo il rapporto commissionato dall'attuale procuratore generale Boris Velchev, il suo precedessore Filchev avrebbe deliberatamente rallentato le indagini a riguardo.
In Bulgaria Pierpaolo Cerani è co-manager, insieme all'ex ministro dei trasporti Plamen Petrov della “Diako Medical Care BG” Ltd. Inoltre Cerani è partner al 50 % nella “FO Consulting” Ltd. L'altro 50 % è proprietà dello stesso Petrov. In un'intervista rilasciata a Troud il 18 giugno scorso, Cerani ha detto di aver visitato la Bulgaria almeno trenta volte, ma di non aver venduto “neanche un chiodo”.
“In modo onesto”
Nel 2001 Simeone tornò in Bulgaria dell'esilio e riusci a trionfare alle elezioni promettendo una rivoluzione morale. “In modo onesto“ divenne il suo slogan e mentre rivolgeva dure critiche al sistema di corruzione radicato nella vita politica bulgara. Ma a quanto pare l'ex re ed ex premier non ha fatto altro che aggiungere nomi nuovi, tra cui quello del cugino Vittorio Emanuele a quelli già noti del panorama politico-affaristico bulgaro. Lo scandalo che lo coinvolge in questi giorni mostra Simeone sotto la luce sinistra di un uomo che ha governato il paese soprattutto per realizzare progetti personali in cambio di appoggi politici. La maggioranza dei bulgari è convinta che Simeone sia tornato in Bulgaria solo per tornare in possesso delle proprietà che erano state confiscate alla sua famiglia dal regime comunista. “Basta con le catastrofi provocate dai Coburgo!” ha titolato Standart nella sua edizione del 19 giugno.