La definizione di destra e sinistra in Albania è molto difficile e difficilmente comprensibile nel contesto italiano. Sostanzialmente ci sono molti malumori nel Partito Democratico di Berisha, dovuti prevalentemente a ragioni di poltrone e soldi.
I democristiani di Nard Ndoka sono solo Nard Ndoka e nonostante il gruppo parlamentare attuale, dobbiamo ricordarci che quel gruppo non è frutto della consultazione popolare,ma bensi di un’OPA che Ndoka ha fatto sul ex partito democristiano, assumendone il pacchetto di controllo. Dopo aver trasformato il ministero della sanità in un suo feudo indiscusso dove regnava inefficienza e clientelismo allo stato puro, ha perso il posto di ministro.
Spartak Ngjela, l’avvocato come tutti lo chiamano, rimasto senza una poltrona nella spartizione di potere del PD, si è rivolto contro il capo, fondando l’ennesimo partito in un paese che di ulteriori partiti non ne sente la mancanza.
Dashamir Shehi, ex PD di spicco anche lui, in contrasto con il leader indiscusso Berisha, se ne va e forma la coalizione filo monarchica LZHK.
Accusare poi il governo Berisha di aver messo in campo politiche di centro sinistra, diventa una cosa assolutamente non sostenibile. Personalmente sembra che l’articolo parli della politica albanese come se si muovesse in un contesto costituzionale e democratico consolidato, quando in realtà non è per niente cosi. Il clientelismo svolto alla luce del sole, la corruzione, l’usurpazione delle cariche pubbliche, l’abusivi |