Concordo abbastanza con Luigi.
- Da un lato bisognerebbe abbandonare l'idea di quella che viene chiamata la "diplomazia dal basso". E' lo stato, anzi sono i capi di governo, le élite economiche e politiche che in ultima definiscono come muovere le relazioni int.li. Resto allibita davanti a cotanto pericoloso idealismo (o spirito messianico?)... ovvero alla pericolosa presunzione che qualcuno abbia "LA soluzione giusta" e che questa sia necessariamente il dialogo (che sia a livello di vita quotidiana o di leader politici).
Tra l'altro è chiaro che il bombardamento NATO, all'epoca, era considerato un mezzo fondamentale per ridare legittimità all'alleanza occidentale dopo il fallimento della diplomazia occidentale (ahinoi distratta, orrendamente incompetente e sublimata) durante e dopo la guerra in Bosnia Erzegovina. Il bombardamento NATO del '99 era evitabile, ma volutamente "necessario" sotto molteplici punti di vista.
- ciò non significa che "la presenza civile int.le" sia inutile. Certo nelle fasi di lenta escalation del conflitto non ha e non penso avrà (sempre che non contribuisca a fini politici, strategici etc di chi ha realmente il potere di decidere) il peso che l'autore dell'articolo malinconicamente auspica. Tuttavia, credo che, dopo il conflitto, azioni sullo stile di Operazione Colomba, a livello microsociale possano davvero essere significative. Certo il caso di operazione colomba mi pare una perla rara.
Ma la mia è un'opinione relativa. |