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mercoledì 07 settembre 2022 16:23

Osservatorio Balcani
 

Commenti dei lettori all'articolo: La scomodità di Giacomo Scotti

(1-9/9)

Messaggi mostrati: 
Message Autore: Manlio Marini Data e ora: 13.10.2009 22:13
L'Istria è sempre stata istriana.
Non bisogna confondere gli invasori con gli invasi. L'Istria è sempre stata istriana, e mai italiana. (Medidate gente, meditate). Manlio Marini.
 
Message Autore: Vasco vascon Data e ora: 06.11.2008 00:31
Giacomo Scotti
Giacomo Scotti non è quello scrittore imparziale che si crede; non ha vissuto nel confine orientale durante la guerra, che in Istria è stata sicuramente più feroce che nella campagna di Russia tedesca; i partigiani titini vedevano in tutti gli italiani dei fascisti e si comportavano di conseguenza; tutti gli impiegati pubblici che per il lavoro che svolgevano dovevano essere iscritti alla Casa del Fascio, e perciò diventavano automaticamente dei fascisti; la popolazione istriana era oppressa da una parte dai tedeschi che avevano annesso l'Istria e il Friuli alla Grande Germania, i giovani di leva dovevano indossare la divisa della Wermacht, e dall'altra parte dai partigiani Titini che per combattere il forte esercito germanico avevano installato il regime del terrore: davanti al pensiero delle foibe il soldato tedesco impallidiva; Giacomo Scotti ha presentato un libro sulle foibe ma ha scritto solo quello che poteva dire; i fiumani di adesso sono pur sempre i discendenti dei druzi di allora, e lo Scotti non ha voluto nè potuto srivere tutto; anche nello scritto di Goli Otok ha scritto solo una parte, ed è credibile in Italia perchè gli italiani sannopoco di quelle cose; perchè non ha parlato dell' infoibamento di undicimila sloveni anticomunisti a Koc'evsky Rog consegnati elle truppe di Tito dagli inglesi e tutto questo a guerra finita? Il primo massacro del dopoguerra, che non è Srebrenica, e molto più trerificante; bisigna poi ricordare che i partigiani di Josef Broz erano
 
Message Autore: franco Data e ora: 27.05.2007 03:08
la scomodità di scotti
Quando si sopravvive sulla macelleria della storia,quando l'unica ideazione è rivolta al passato, siamo al coma depassèe del pensiero. Quale è il nostro futuro: ancora foibe ,fascismo,titoismo.La pensione è solo un dovere per il lavoro usurante? Per la cernigoi si può fare una eccezione,come impiegata del fisco la grigia quotidianetà può essere riempita da un passato pregno solo di cadaveri neri- Sic transit gloria mundi, caripa16 @yahoo.it
 
Message Autore: Renato Sanković Data e ora: 20.03.2007 21:28
Etnie e confini 3
Sono d' accordo con Enzo sul fatto che diversi comuni dell' Istria costiera, con maggioranza italiana, come pure diversi comuni del Goriziano e del Carso, con maggioranza slovena, sono stati assegnati alla Jugoslavia o all' Italia non in base alla struttura etnica della popolazione, bensi' sulla base di una semplificazione "cartografica".Del resto seguendo le reali delimitazioni etnico-linguistiche la geografia politica sarebbe stata ancor piu' complessa. Trieste ed i comuni italiani dell' Istria occidentale sarebbero state un' enclave separata dal territorio nazionale in qualnto in Carso e la sua costa (da Barcola a Devino, passando per Sistiana-Aurisina) sarebbero appartenute alla Jugoslavia (Slovenia). Inoltre sarebbero state separate anche dal resto dell' Istria. Lubiana non avrebbe mai rinunciato al proprio sbocco al mare. Chi ha tracciato i confini nel trattato di pace ha effettuato un' operazione di semplificazione che comunque ha mantenuto Trieste collegata all' Italia con l' appendice carsico-costiera e alla Slovenia ha dato uno sbocco al mare in quella parte dell' Istria dove ,nell' immediato entroterra, viveva anche popolazione autoctona slovena. Immagino non sia stato semplice tracciare dei confini che accontentassero tutti. Naturalmente nelle decisioni finali fu determinante la posizione politica di ogni stato.Quella dell' Italia non era certo delle migliori essendo uscita dalla guerra come paese sconfitto, solo in parte riscattato dai due anni di Resistenza.
 
Message Autore: Enzo Data e ora: 19.03.2007 18:02
Etnie e confini 2
Vorrei chiarire meglio il mio pensiero. In base al criterio di cui ho parlato, sono stati - giustamente - assegnati con il Trattato di pace del 1947 alla RSFJ diversi Comuni del goriziano e del triestino; si sarebbero dovuto assegnare, però, altri Comuni (in sostanza, tutti quelli dell'altopiano carsico e qualche altro nel goriziano). Viceversa, non dovevano essere assegnati alla RSFJ i Comuni istriani di cui si è detto. Ne è uscita una soluzione pasticciata, che ha scontentato tutti. La cosa grottesca è che, sul confine occidentale d'Italia, la Valle d'Aosta, compattamente francofona (tranne una minoranza "italiana" ed una - piccola - minoranza germanofona) è stata conservata all'Italia ad onta di tutto: del ripetuto criterio, della volontà della Francia e della popolazione locale, ecc. Purtroppo il Trattato di pace ha deluso le speranze di tutti coloro che credevano in una soluzione giusta e duratura di tutte le questioni che si agitavano ai nostri due confini (occidentale ed orientale).
 
Message Autore: Enzo Data e ora: 19.03.2007 14:30
Etnie e confini
Rispondo a Renato Sanković. Il censimento del 1910 - del quale non metto in dubbio i risultati - si fondava sui dati dei singoli Comuni. Molti di questi Comuni erano abitati in massima parte da italiani. In base al diritto ed alla prassi internazionali le mappature etniche (ed i conseguenti confini di Stato) si realizzano - di regola - con riguardo alle realtà locali (Comuni o entità analoghe) e non alle "Regioni" (entità, oltretutto, di incerta ed opinabile delimitazione) od alle "Province". Se non fosse così, per es., tutta l'Istria dovrebbe essere croata, dato che i croati costituiscono la maggioranza della "Regione"; la Venezia Giulia (Gorizia e Trieste) doveva essere assegnata interamente all'Italia, perchè abitata prevalentemente da italiani, ma così (giustamente) non è stato, essendo stati assegnati alla RSFJ Comuni in prevalenza (od in toto) abitati da sloveni. E così via. In realtà, in Istria - non ostandovi particolari situazioni ed essendoci una continuità etnica lungo la costa occidentale - si doveva seguire lo stesso criterio, cioe quello della maggioranza etnica dei singoli Comuni. Lo stesso criterio si doveva seguire nella Venezia Giulia, con la conseguenza che alcuni Comuni dell'altopiano carsico e del goriziano dovevano passare alla RSFJ. Così non è stato: purtroppo sono prevalse logiche che non solo non hanno tenuto conto del diritto internazionale, ma neppure delle popolazioni locali. Da un punto di vista giuridico ed umano non è stata una co
 
Message Autore: Renato Sanković Data e ora: 19.03.2007 01:14
La scomodita' di Giacomo Scotti
" terre divenute ora slovene e croate,abitate in massima parte de italiani." scrive Enzo in merito al commento di Grubiša su Scotti. Vediamo i fatti e facciamolo con il censimento probabilmente meno fazioso (anche se ogni censimento va trattato per quello che e'; uno strumento statistico con tantissime lacune e parzialita'.Comunque nel 1910 (anno dell' ultimo censimento realizzato nell' Austria -Ungheria) la struttura linguistica dei 404.309 abitanti dell' Istria (la regione a maggior presenza italiana tra quelle che il Trattarto di pace assegno' alla Jugoslavia) era la seguente: 168.116 (41,6%) era di lingua croato/serba, 147.416 (36,5%) di lingua italiana, 55.365 (13,7%) di lingua slovena, 13.279(3,3%) di lingua tedesca, 882 (o,2%) di lingua istroromena, 2.116 (o,5%) altro. 17.135 (4,2%) erano invece i residenti stranieri. Croati e sloveni (slavi) insieme costituivano il 55% della popolazione istriana. In un' area piu' ampia (con Fiume,Zara e le isole) croati e sloveni costituivano il 46% ,mentre gli italiani il 37%. Il resto era costituito da tedeschi, altre etnie e stranieri residenti. Da questi dati risulta difficile sostenere che la componente italiana fosse quella maggioritaria. Era senz' altro una componente di rilievo e- vista la sua prevalente concentrazione nelle aree urbane- era socialmente, economicamente e culturalmente particolarmente forte e influente.
 
Message Autore: scordisk Data e ora: 17.03.2007 12:49
"dipende da che angolo si guarda..."
"dipende da che angolo si guarda la cosa, se croato o italiano..." Innanzitutto, Giacomo Scotti la cosa la guarda da punto di vista di un paese che l'ho subito accolto, ospitato, di cui è diventato un libero e forte protagonista, così come dall'angolo di visione di paese materno: Italia; tutto somato, questo vale a dire, dall'un punto di unione tra le intenzioni tra un paese che univa i popoli fratelli , e dal punto di vista di Giacomo Scotti, che furono un punto, una sommità unica, dove da giovanissimo, GM, ha potuto realizzare i suoi sogni, calmare i dolori, esprimere dissensi, promuovere tutte le possibili vedute di amicizia tra i popoli vicini, da punto di vista che lungamente supera il vicinato geografico. Ed ha potuto pubblicare liberamente tantissimi titoli, in un paese che da punto di vista di un editore, era un paradiso. In questo modo, Giacomo Scotti è riuscito rimanere se stesso, e non cambiarsi, piegarsi, è rimasto autentico, in questa gara della vita che i greci nominano "metis", superando gli ostacoli assurdi delle politiche di guerra fredda, realizzando in prassi, i principi di amicizia tra i paesi che, nonostante la cortina di ferro impostali in mezzo, sono riusciti anche a stipulare 2-3, o di più, trattati statali che regolarizzavano loro rapporti ed ev. risarcimenti irrisolti riguardo gli esuli-optanti del dopo '54. GM è il miglior esempio di efficacia di questi trattati. Evviva fratellanza tra il popolo jugoslavo ed italiano, e complimenti a G
 
Message Autore: Enzo Data e ora: 15.03.2007 13:58
Giacomo Scotti
Giacomo Scotti è senz'altro un personaggio coerente e coraggioso. La storiografia gli deve molto per il contributo che egli ha dato nel ricostruire vicende lontane e meno lontane della martoriata Jugoslavia. Se c'è un unico appunto che può essergli mosso, è quello di avere "sfumato" la grande ingiustizia storica consumata ai danni dell'Italia con il Trattato di pace del 1947, per quanto riguarda le terre, divenute ora slovene e croate, abitate in massima parte da italiani. Forse anche su questo punto ci sarebbe voluto un maggior coraggio. Peccato, perchè, ripeto, è l'unico appunto che può essergli mosso.