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Vicini, lontani

04.08.2009    scrive Mihaela Iordache

Paesaggio moldavo (bosty/flickr)
Dalla Romania si seguono con attenzione gli sviluppi nella vicina Moldavia. I risultati delle elezioni del 29 luglio sono stati definiti “successo dell'opposizione democratica” dal presidente Băsescu. Bucarest spera di rilanciare rapporti divenuti tesi negli ultimi mesi
Per la Romania i risultati delle elezioni politiche anticipate svoltesi il 29 luglio in Moldavia costituiscono un “successo dell'opposizione democratica”, come ha sottolineato il presidente del paese Traian Băsescu.

La Romania condivide con la Moldavia lingua, cultura e parte importante della storia. Ma proprio alla luce di questa vicinanza i rappresentanti politici del Partito dei comunisti del presidente moldavo Voronin hanno accusato Bucarest di intromissione negli affari interni del paese, e di nutrire aspirazioni ad una futura integrazione del territorio moldavo nella Romania.

A partire dalle elezioni dello scorso aprile, quando vi furono accuse di brogli e si scatenarono proteste di piazza dopo la proclamazione dei risultati finali, i rapporti tra i due paesi sono peggiorati fino al punto da essere definiti molto tesi, visto che che la Romania non ha più né un ambasciatore a Chişinău, né un console generale (quest'ultimo ripreso in situazioni “di intimità” con un'impiegata moldava, uno scandalo “orchestrato in puro stile KGB" per la stampa romena).

Per ostacolare l'ingresso nel paese da parte dei cittadini romeni, poi, la Moldavia ha introdotto l'obbligo dei visti, che saranno abrogati, ha minacciato Voronin, solo “quando l'Ue abrogherà i visti d'ingresso per i cittadini moldavi”.

Non sono mancate le accuse dei comunisti di Chişinău alla Romania di attentare all’indipendenza della Moldavia. Il governo di Voronin aveva apertamente puntato il dito sulla Romania, accusandola di essere l’ispiratrice dei disordini che sono seguiti alle elezioni di aprile.

I risultati delle elezioni politiche anticipate dello scorso 29 luglio, in cui i partiti di opposizione hanno conseguito la maggioranza delle preferenze, alimentano ora nuove speranze nella capitale romena rispetto alla possibilità di instaurare una cooperazione bilaterale su basi nuove. Il ministro degli Esteri romeno Cristian Diaconescu ha dichiarato di augurarsi di avere in futuro a Chişinău
un partner con cui poter dialogare, ricordando il sostegno che la Romania fornisce alle aspirazioni europee della Moldavia, attualmente il paese più povero del Vecchio continente.

Per la deputata romena Carmen Moldovan, del Partito social democratico (Psd), il risultato dell'ultimo voto rappresenta un enorme ed irreversibile passo della repubblica di Moldavia verso la democrazia, la prosperità e la sicurezza, ed assicura la condizione fondamentale per la consolidazione dei rapporti con l'Unione europea e per la normalizzazione del rapporto con la Romania su basi democratiche e di buon vicinato.

Sull'argomento intervengono anche gli intellettuali di Bucarest. “Non vedo in questo momento altra soluzione per la Moldavia che una grande alleanza democratica intorno ai liberali e intorno al politico che sembra essere il più devoto sostenitore dei valori democratici: Dorin Chirtoacă, vicepresidente del Partito Liberale e sindaco di Chişinău”, ha argomentato su “Evenimentul Zilei” il noto scrittore romeno Mircea Cartarescu.

Sullo stesso giornale, il presidente dell'Istituto Culturale Romeno Horia-Roman Patapievic si lancia in un'analisi che sostanzialmente punta il suo sguardo verso il significato di “patriottismo romeno”. “Non sappiamo cosa significhi essere patrioti nella questione che riguarda la Repubblica di Moldavia .Semplicemente non lo sappiamo. Di ciò sono responsabili, allo stesso tempo, i politici e l'opinione pubblica.”

Il quotidiano “Ziua” ricorda invece che sia Washington che Bucarest hanno appoggiato in passato il presidente moldavo Voronin. Ammettendo in un'intervista per la radio pubblica romena che nel 2005 aveva appoggiato Voronin per il suo secondo mandato, il presidente romeno Băsescu fa però sapere al suo omologo che stavolta non potrà più sperare nel suo aiuto per formare una maggioranza nel parlamento di Chişinău.

Le dichiarazioni di Băsescu sono arrivate in seguito a quelle di Voronin, sempre attraverso la radio pubblica romena. Il presidente moldavo aveva precisato che sarebbe stato disponibile ad una collaborazione con la Romania, per poi dichiarare che non era stato lui a fare “la guerra alla Romania”. Stavolta però è stato il presidente romeno a mostrarsi aggressivo all'indirizzo di Chişinău. Băsescu ha ricordato l'espulsione dell'ambasciatore romeno, nonché l'introduzione dei visti per i romeni, ribadendo poi che stavolta Voronin non potrà contare su di lui.

La dichiarazioni di Băsescu sul suo appoggio in passato a Voronin ha agitato le acque nella politica interna romena. Il Partito Nazionale Liberale (Pnl) incalza ora il presidente, chiedendo di chiarire le affermazioni circa il suo appoggio nel 2005 per la formazione di una maggioranza necessaria per l'elezione del presidente moldavo.

I liberali romeni considerano che questa affermazione, fatta con leggerezza da Băsescu, rappresenti una seria gaffe del presidente in tema di politica estera. Inoltre, prosegue il comunicato del Pnl “se è vero che Băsescu è intervenuto direttamente nell'elezione di Voronin, può essere responsabile sia per il degrado inaccettabile dei rapporti tra la Romania e Moldavia che per il derapage subito dal processo democratico a Chişinău”.

Sulle vicende moldave anche la Russia segue gli sviluppi della situazione con occhio attento ed interessato. Il direttore del centro Carnegie di Mosca, Samuel Greene, ha dichiarato ai microfoni di Radio Europa Libera che la Russia sa che né l'adesione della Moldavia all'Unione europea, né una possibile unione con la Romania sono all'ordine del giorno. Inoltre, per controllare la Transnistria, la Moldavia ha bisogno dell'approvazione di Mosca.

I russi vogliono essere sicuri che la Moldavia non giri le spalle a Mosca, ad esempio cercando di diventare membro della Nato. In realtà, secondo Greene, un'eventuale orientamento più chiaro in direzione europea della politica estera moldava potrebbe comunque essere accettato dalla Russia, visto che la regione costituisce una zona di conflitti congelati dove Mosca avrebbe l'interesse e la possibilità di giocare un ruolo costruttivo, per dimostrare che esistono casi in cui può collaborare con l'Unione europea per risolvere un conflitto.
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