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A tutta velocità

09.11.2009    Da Chişinău, scrive Iulian Lungu
(Atzu/flickr)
E' insediato da un solo mese ma il nuovo governo moldavo ha già intrapreso un'importante serie di iniziative in politica estera e per contrastare la crisi economica. Ma non si sa quanto durerà. Se non si riuscirà ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica si tornerà alle urne
Dopo un lungo periodo di instabilità politica, proteste popolari e reiterate elezioni, sembra che la Repubblica di Moldova abbia finalmente intrapreso il suo cammino verso una nuova stagione della sua vita politica e verso il totale ripristino dello stato di legalità.

Ad un mese dal suo insediamento, il nuovo governo, guidato dall’Alleanza per l’Integrazione Europea, è riuscito nell’intento di promuovere iniziative di importanza fondamentale per la Moldavia di cui la politica estera e le misure contro la crisi economica in atto costituiscono le priorità assolute.

In linea con quanto promesso nel corso della campagna elettorale, le prime iniziative intraprese dal nuovo governo guidato da Vlad Filat, leader del Partito Liberal-Democratico, riguardano la normalizzazione delle relazioni tra Moldavia e Romania, surriscaldatesi nell'ultimo anno. L’obbligo del visto per i cittadini romeni in ingresso in Moldavia, imposto dal governo a guida comunista in aprile, è stato revocato e il presidente ad interim Mihai Ghimpu ha presentato scuse ufficiali a tutti i romeni per questa “vergognosa decisione”.

In seguito, i ministri degli Esteri romeno e moldavo hanno portato a termine i negoziati relativi alla Convenzione Speciale di Accesso, che permetterà a tutti i cittadini moldavi residenti in un raggio di 30 km dal confine con la Romania di entrare in territorio romeno e di spostarsi liberamente senza bisogno di visto, sempre entro 30 km dalla frontiera tra i due paesi. La Convenzione verrà siglata con il supporto ed il coordinamento dell’Unione europea. E’ stato inoltre raggiunto un reciproco accordo sull’apertura di due uffici consolari romeni a Cahul e Bălţi e di un consolato moldavo a Iaşi. Ostacoli considerati a lungo insormontabili durante l’amministrazione comunista sono stati in breve tempo superati, gettando le basi di una cooperazione tra i due paesi più stabile e a lungo termine.

Il 28 ottobre il governo ha inoltre comunicato di aver raggiunto un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito di 590 milioni di dollari. Questo accordo è di vitale importanza per la Moldavia, visto che la gestione dei fondi pubblici operata dell’ex amministrazione aveva generato un debito pubblico pari al 9,5% del PIL. Occorre inoltre ricordare che durante l’estate l’FMI aveva rifiutato un prestito all’allora governo a guida comunista, vista l’instabilità della situazione politica. I comunisti in quell'occasione avevano accusato il Fondo Monetario Internazionale di usare due pesi e due misure nell’erogazione dei fondi.

Un’altra iniziativa intrapresa dall’Alleanza per l’Integrazione Europea in queste settimane è la destituzione di personalità legate direttamente a gruppi politici da incarichi direttivi di istituzioni preposte alla tutela dell’ordine pubblico e al rispetto della legalità. Il ministero degli Interni ha dunque assistito a un forte ricambio di personale: molti alti ufficiali di polizia sono stati costretti a dimettersi a causa del supposto coinvolgimento in intrighi politici e condizionamenti della campagna elettorale. L’attuale capo del parlamento e presidente ad interim Mihai Ghimpu è stato personalmente vittima di un arresto illegittimo: nel 2007 Gimpu fu prelevato dalla polizia e condotto in carcere mentre deponeva dei fiori sulla tomba dei deputati moldavi che votarono a favore della riunificazione della Bessarabia con la Romania nel 1918.

Molte riforme nell’ambito del sistema giudiziario, dei trasporti, dell’amministrazione locale e dei mass media statali sono già state messe in cantiere; permangono tuttavia alcuni dubbi sulle prospettive di longevità dell’attuale governo e del Parlamento. Il problema, come già nell’estate successiva alle elezioni del 5 aprile, rimane l’impossibilità di eleggere il Presidente della Repubblica: al momento infatti l’Alleanza per l’Integrazione Europea, attualmente al governo, ha 53 deputati, mentre il quorum minimo necessario per eleggere il Presidente è pari a 61 deputati. La prima tornata di elezioni presidenziali, dopo diversi rallentamenti dovuti al sorgere di controversie legali, è prevista per il 10 novembre. Se dopo due tornate di votazioni il Presidente non verrà eletto, il Parlamento si dovrà sciogliere e verranno indette nuove elezioni parlamentari. Fino ad ora il Partito comunista non ha ufficialmente espresso l’intenzione di votare per Marian Lupu, il candidato dell’Alleanza per l’Integrazione Europea. Il leader comunista Vladimir Voronin ha al contrario dichiarato che non avrebbe mai votato per un traditore, riferendosi al fatto che Marian Lupu ha lasciato il Partito comunista e si è unito ai Democratici subito prima delle elezioni del 29 luglio scorso.

Tuttavia, anche all’interno del Partito comunista stesso si stanno levando voci autorevoli che esprimono forte preoccupazione circa la possibilità di nuove elezioni, sottolineandone le possibili pessime conseguenze sull’economia moldava. La linea d’azione del Partito comunista in questo senso non è ancora del tutto chiara, nonostante si vociferi che i comunisti finiranno per eleggere Marian Lupu, ma soltanto nella seconda tornata di elezioni presidenziali, la quale, secondo quanto previsto dalla legge moldava, deve avere luogo non prima di 30 giorni dalla prima votazione.

Non è quindi ancora possibile stabilire se Marian Lupu riuscirà a raccogliere il consenso di un numero sufficiente di membri del Parlamento comunisti o se si tornerà alle urne. Tuttavia, occorre considerare che i risultati di eventuali nuove elezioni sono imprevedibili e potrebbero sfociare in un calo di consensi per il Partito comunista: c’è dunque la concreta possibilità che i comunisti rivedano la propria posizione e scelgano di salvare le elezioni presidenziali dal fallimento.
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