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Mar Nero, in cerca di stabilità

02.09.2008    scrive Mihaela Iordache

Dopo il conflitto in Georgia il presidente romeno Basescu ha visitato numerosi paesi dell'area del Mar Nero. Dai colloqui sarebbero emerse varie priorità per garantire la sicurezza nella regione: rispetto dei confini e dell'atto finale di Helsinki e maggiore coinvolgimento di UE e Turchia
Al summit dell'Unione Europea, tenuto a Bruxelles lunedì 1° settembre, il presidente romeno Traian Basescu non si è presentato a mani vuote. Ha distribuito un “non paper”, una presentazione non ufficiale, con le conclusioni del viaggio lampo recentemente effettuato in cinque paesi del Mar Nero. Durante la riunione Basescu ha voluto sottolineare che la crisi georgiana è la più grave degli ultimi 18 anni nei rapporti tra l’Unione Europea e la Russia. In Romania intanto, il viaggio di Basescu in paesi tradizionalmente sottoposti alle attenzioni russe, come Georgia, Ucraina, Azerbaijan o Moldavia, ha sollevato non poche discussioni.

Rientrato il 22 agosto dal suo tour diplomatico di 48 ore in vari paesi della regione del Mar Nero, il presidente della Romania ha voluto rispondere con alcune precisazioni alle speculazioni circa i motivi del suo viaggio, in particolare da chi fosse stata richiesta l’iniziativa, se da parte dell’Ue o della Nato. Basescu ha dichiarato che il tour è stato intrapreso solo nel nome della presidenza della Romania, e ha infatti aggiunto che al viaggio sarebbe seguita l'elaborazione di una valutazione che verrà trasmessa alla presidenza francese, ai partner dell’Ue e della Nato e che il motivo delle visite è strettamente legato all’impatto degli eventi in Georgia sull’intera regione, Romania compresa.

Tra gli scenari presi in considerazione dalle autorità romene, c'è la possibilità che eventi simili a quelli accaduti nel Caucaso un giorno possano essere innescati anche alla frontiera orientale della Romania, dove la Repubblica di Moldavia è coinvolta da anni nel conflitto congelato con la regione secessionista della Transnistria. Le autorità di Bucarest hanno anche voluto valutare la fattibilità dei progetti energetici europei in seguito alla nuova situazione, in una regione dagli equilibri particolarmente delicati.

Molte e varie le questioni che rimangono aperte: In Georgia, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia sono appena state riconosciute dalla Federazione Russa come repubbliche indipendenti, la Moldavia, come ricordato, ha a che fare con la questione transnistriana, in Azerbaijan rimane irrisolto il destino dell’enclave armena del Nagorno-Karabach, l'Ucraina vorrebbe ridiscutere la presenza della flotta militare di Mosca nel Mar Nero nel porto di Sebastopoli in Crimea, regione a maggioranza etnica russa. Secondo le autorità di Bucarest, Turchia e Romania insieme, due paesi Nato e vicini agli Stati Uniti, avrebbero il potenziale per gestire e garantire la sicurezza nella regione del Mar Nero.

Dopo l’incontro con il presidente georgiano Mikhail Saakashvili del 21 agosto scorso, Basescu aveva dichiarato che la Romania sostiene senza riserve l’integrità territoriale della Georgia, che è nell’interesse di tutti che il conflitto russo-georgiano venga risolto, e che la Georgia deve iniziare i negoziati diretti con la Federazione Russa.

Nei giorni successivi, però, la Federazione Russa ha deciso di riconoscere l’indipendenza dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, mettendo così in crisi la posizione della Romania, preoccupata per un eventuale sviluppi in Moldavia, la ex Basserabia romena persa nel 1939.

Bucarest valuta l’azione dell’esercito georgiano come “questione interna” della Georgia, un'azione compiuta sul proprio territorio nazionale, malgrado si sia appoggiata ad una valutazione errata della situazione in Ossezia del Sud. La reazione della Russia invece sarebbe andata oltre l’esigenza di garantire la sicurezza dei contingenti di peacekeepers russi che separavano le forze georgiane dalle milizie separatiste ossete. Secondo la presidenza romena, in conclusione, gli eventi non possono mettere in discussione l’integrità territoriale della Georgia, che deve essere rispettata.

Tra le questioni da affrontare con l’aiuto della comunità internazionale c'è poi la distribuzione di aiuti umanitari destinati all’intero territorio georgiano. Il presidente della Romania ha reso noto che l'aereo presidenziale ha trasportato nel paese caucasico aiuti umanitari per un valore di 1,2 milioni di euro, aiuti che devono arrivare “sull’intero territorio legale della Georgia.

“Dalle discussioni con i capi di stato e di governo dei cinque paesi che ho visitato nella regione del Mar Nero, è emerso un sostanziale accordo sul fatto che l’atto finale di Helsinki, che definisce il concetto di integrità territoriale, sovranità e inviolabilità delle frontiere, dev’essere il documento e il concetto di base quando si parla di conflitti congelati”, ha dichiarato il presidente romeno, aggiungendo che i meccanismi di mantenimento della pace in Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud e Nagorno-Karabach non aiutano a trovare soluzioni ai problemi di integrità territoriale, ma contribuiscono a mantenere alta la tensione nella regione.

Questi meccanismi (in cui la Russia ha un peso importante e mantiene forze nelle regioni dei paesi vicini in cui sono presenti minoranze russe) secondo Basescu devono essere sostituiti, e l’Unione Europea dovrebbe intervenire tramite il sistema di Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), per trovare una soluzione ai conflitti congelati.

Secondo Basescu, gli stati della regione del Mar Nero sono concordi nel denunciare il modo con cui negli ultimi anni il concetto di diritti collettivi per le minoranze è stato utilizzato come strumento di destabilizzazione di alcuni paesi. La Romania, ha sostenuto il presidente romeno, non sarà un partner di chi mira a disintegrare altri stati in base al concetto, definito illegittimo, dei diritti collettivi per le minoranze.

Su questo punto Basescu ha ribadito una posizione di fermezza: “Alle minoranze bisogna assicurare diritti individuali, salvaguardare la loro lingua, cultura, l’accesso alle cariche dello stato, nelle strutture politiche, ma in alcun modo diritti su base territoriale”. Le parole di Basescu sono state lette anche ad uso interno, visto che nella regione della Transilvania settori importanti della minoranza ungherese premono per ottenere l’autonomia.

Se si dovesse continuare sulla linea dei diritti collettivi per le minoranze nei Balcani e nella regione del Mar Nero, ha concluso il suo ragionamento Basescu, l’Unione Europea, ma anche la stessa Federazione Russa, in futuro potrebbero affrontare seri problemi nel mantenimento della loro integrità territoriale e della sicurezza interna. Da qui un reiterato appello al pieno rispetto dell'atto finale di Helsinki.

Per quanto riguarda i progetti energetici nella regione, che interessano l’Unione Europea e la Romania in particolare, il presidente romeno è arrivato alla conclusione che l’intervento della Russia in Georgia non ha avuto come obiettivo la distruzione delle infrastrutture energetiche, ma, al contrario, c’è stata una grande attenzione nel proteggere le reti. La distruzione di un ponte ha bloccato l’approvvigionamento del porto di Poti con il petrolio trasportato in treno dal Kazakhstan, ma gli oleodotti e i gasdotti non sono stati colpiti. Secondo Basescu il progetto Nabucco resta quindi fattibile, ma “la sua fattibilità dipende da coloro che intendono realizzarlo, perché fino a questo momento non è stato firmato alcun accordo intergovernativo tra gli stati interessati al gasdotto Nabucco e soprattutto perché non sono stati realizzati i contratti con i fornitori.”

Per finire, nel suo viaggio nei cinque paesi del Mar Nero, Basescu ha sostenuto (nonostante finora la Romania abbia avuto in merito un atteggiamento riservato) la necessità di accelerare il processo di partecipazione della Romania all’operazione Black Sea Harmony, promossa dalla Turchia, che dispiega forze navali nel Mar Nero allo scopo di prevenire atti di terrorismo, traffico illegale di armamenti e droga e con l'obiettivo di contrastare la proliferazione delle armi di distruzione di massa. La Romania si è quindi dichiarata pronta a contribuire all'operazione con le sue forze navali.
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