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mercoledì 07 settembre 2022 15:37

 

Il Kosovo non è l'Ossezia

01.09.2008    scrive Marjola Rukaj

Pristina
I recenti sviluppi della crisi georgiana, col riconoscimento di Abkhazia e Ossezia del Sud da parte di Mosca, hanno ricevuto grande attenzione dai media albanofoni, sia in Kosovo che in Albania. Evidenziate molte differenze e qualche analogia, con un occhio a quanto succede a Mitrovica
I recenti sviluppi in Georgia e le possibili analogie tra l'indipendenza del Kosovo e quelle di Ossezia del sud ed Abkhazia hanno colto tutta l'attenzione dei media kosovari ed albanesi negli ultimi giorni. Subito dopo il riconoscimento dell'indipendenza da parte delle autorità russe e delle affermazioni sul parallelismo tra i due casi sono scattate le reazioni dei leader albanesi in Albania e in Kosovo, e i media hanno pubblicato editoriali e analisi, che si sono trovati per lo più sulla stesse lunghezza d'onda cercando di smentire ogni tipo di analogia.

La posizione ufficiale di Pristina è stata espressa pubblicamente dal vice premier Hajredin Kuqi. “Come affermato nel momento della proclamazione della sua indipendenza, il Kosovo costituisce un caso sui generis che non può fungere da precedente a nessuno. La Russia agisce secondo una logica da guerra fredda”, ha dichiarato Kuqi. La stessa posizione è stata ripresa in diverse conferenze stampa anche dal premier albanese Sali Berisha, che oltre a sottolineare il fatto che l'Ossezia del sud e l'Abkhazia da una parte ed il Kosovo dall'altra siano risultati di due storie diverse e non paragonabili, ha usato parole molto dure nel condannare la posizione presa da Mosca e dei suoi alleati.

Berisha ha poi reagito con altrettanto disappunto alla pubblicazione di una lunga lista di paesi che hanno fornito armi alla Georgia, in cui figurava anche l'Albania. “La Russia attacca e si approfitta dei piccoli paesi”, ha affermato tra l'altro Berisha, provocando la reazione dell'ambasciatore russo a Tirana, Aleksandr Priscepov, che ha definito la posizione di Berisha come “oltre modo emozionale, e da non prendere in considerazione”, mentre “la Russia vuole in realtà migliorare i propri rapporti con l'Albania”. Le critiche zelanti di Berisha hanno causato stupore e sono state paragonate da più di un analista come identiche a quelle di Enver Hoxha quando l'Albania sola e isolata criticava tutto e tutti. Mentre i leader kosovari sono stati piuttosto cauti nelle loro affermazioni, il premier albanese si è pronunciato a più riprese con fermezza contro ogni possibilità di paragonare i due casi.

Nelle prime pagine dei giornali kosovari e albanesi sono apparsi titoli come “Il Kosovo è diverso”, “Non si può paragonare il Kosovo all'Ossezia”, “Kosovo sui generis” e “No analogie”. Gli editoriali pubblicati, di cui molti ripresi dai media anglofoni, miravano a dimostrare che il Kosovo non può essere considerato come un precedente per legittimare l'indipendenza delle regioni separatiste in Georgia. Si è puntato per lo più sull'individuazione di analogie di tipo esclusivamente formale tra i due casi, quali il separatismo, l'attacco da parte della Russia nel caso russo-georgiano e da parte della Nato nel '99 nel caso del Kosovo, o nel riconoscimento di un nuovo stato senza passare per il Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Ma sono state evidenziate le differenze sostanziali, in materia di violazione dei diritti umani in Kosovo, che secondo molti, nonostante le affermazioni del Cremlino, sono state di entità molto inferiore in Ossezia del Sud; e riguardo il passato giuridico del Kosovo, con l'autonomia kosovara poi abolita da Milosevic, diverso dallo status della regione caucasica. Molto spazio è stato dato inoltre all'importanza geopolitica del Caucaso, che trasforma l'ultima mossa del Cremlino in una manovra geopolitica di portata imparagonabile a quanto successo in Kosovo.

Le argomentazioni sono state molto simili tra i diversi analisti e politici in Albania e in Kosovo.
“A sostenere l'indipendenza del Kosovo sono state le maggiori democrazie occidentali, mentre nel caso del Caucaso è stata solo la Russia, uno stato che non si può definire pienamente democratico”, sostiene Bashkim Muça sulle pagine del quotidiano kosovaro "Koha Ditore", senza risparmiare un tono critico nei confronti dell'élite kosovara per non aver reagito adeguatamente agli avvenimenti delle ultime settimane. “Non c'è nessun parallelismo tra la Georgia di Saakashvili e la Serbia di Milosevic”, prosegue poi Muça. Per quanto riguarda l'aspetto geopolitico, l'analista kosovaro sostiene che “in Georgia si stanno scontrando due superpotenze”, lasciando intendere che l'importanza del Kosovo in questo settore non si avvicina nemmeno lontanamente a quella della regione caucasica.

Sulle pagine del quotidiano tiranese "Shqip", l'analista albanese Kastriot Islami sostiene che la Russia abbia sfruttato il caso Kosovo non come precedente, ma come un strumento di vendetta contro tutti gli stati che lo hanno riconosciuto. “Probabilmente esiste qualche parallelismo tra l'intervento della Nato e quello della Russia”, scrive Islami, “ma Saakashvili non ha sulla coscienza genocidi o gravi violazioni dei diritti umani, come Milosevic nel '99”.

In diversi talk show, andati in onda sulle TV albanofone più seguite, molti analisti si sono chiesti se con il suo riconoscimento di Ossezia del sud ed Abkhazia la Russia non abbia indirettamente riconosciuto anche il diritto del Kosovo ad essere indipendente. Qualcuno ha commentato che con le vicende del Caucaso la Russia ha abbandonato la Serbia, mostrandosi indifferente agli interessi del suo piccolo alleato. “La Russia non ha più alibi con cui giustificare le sue posizioni sul Kosovo” ha sostenuto Mentor Nazarko nelle pagine di "Shqip". Della stessa idea è anche l'opinionista kosovaro Lulzim Peci: “Adesso è divenuto evidente che il sostegno della Russia alla Serbia era parte del gioco politico. Ora la Russia ha perso credibilità”.

In Albania ed in Kosovo si è discusso molto sulle conseguenze che l'irrompere della questione georgiana potrebbe avere sul riconoscimento e sull'ulteriore affermazione del Kosovo presso la comunità internazionale. In Albania non manca chi teme un ulteriore rallentamento del processo di riconoscimento, o che questo venga addirittura rimesso in discussione, mentre in Kosovo sono prevalsi toni ottimistici e fiducia nel sostegno occidentale. “Bisogna vedere se il Kosovo, l'Ossezia e l'Abkhazia avranno lo stesso peso geopolitico sul tavolo di gioco delle grandi potenze”, ha commentato al riguardo Mentor Nazarko.

In Kosovo, però, le eventuali analogie fanno riflettere oltre gli schemi discussi finora. Nel corso di una conferenza tenuta negli ultimi giorni di agosto a Pristina, dal tema “Kosovo e gli stati arabi”, Veton Surroi, noto analista kosovaro, ha commentato: “In effetti c'è posto per analogie, ma non tra Kosovo e Ossezia del Sud. C'è da temere che quanto successo alla Georgia con l'Ossezia, possa ripetersi in Kosovo con Mitrovica Nord”.
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