Il governo del Montenegro ha deciso, il 9 ottobre scorso, di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Lo stesso giorno anche la Repubblica di Macedonia ha riconosciuto il nuovo stato balcanico. I due riconoscimenti giungono appena un giorno dopo che l’Assemblea generale dell’Onu ha accolto la mozione della Serbia per sottoporre alla Corte internazionale di giustizia (CIG) il giudizio sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo.
La decisione dei due paesi confinanti, ma sopratutto del Montenegro, paese storicamente vicino alla Serbia per fede e cultura, ha provocato la dura reazione di Belgrado: come conseguenza il governo serbo ha espulso gli ambasciatori dei due paesi proclamandoli “persone non grate”.
I governi del Montenegro e della Macedonia hanno deciso di spiegare la loro posizione con un comunicato congiunto, dichiarando che la scelta del riconoscimento del Kosovo fa parte di una strategia politica e che i due paesi approfondiranno sempre più i rapporti con la Serbia, ma che allo stesso tempo continueranno a contribuire alla realizzazione “delle istituzioni democratiche in Kosovo, per sviluppare una società multietnica in cui saranno garantiti i diritti di tutte le comunità etniche e la loro identità culturale, religiosa e linguistica.”
Il comunicato congiunto, pubblicato in lingua montenegrina, macedone e inglese afferma: “Il Montenegro e la Macedonia, seguendo i principi della loro politica estera rivolta ai buoni rapporti di vicinato con tutti i paesi confinanti, rimangono fermi circa l’obiettivo di approfondire i rapporti con la Repubblica della Serbia nel suo percorso di integrazione europea.” Inoltre, la nota spiega: “A tal fine il Montenegro e la Macedonia cercheranno di migliorare la cooperazione regionale istituzionalizzata con iniziative regionali, e la realizzazione di una zona di libero movimento per la popolazione, e di libero scambio di merci, capitali e idee.”
Con il Montenegro e la Macedonia salgono a 50 i paesi, degli oltre 190 membri dell’Onu, che hanno riconosciuto ufficialmente il Kosovo, tra questi 22 dei 27 stati membri dell’Unione europea. I cinque paesi UE mancanti sono: Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. Paesi che temono la creazione di un precedente che darebbe motivo alle rispettive minoranze separatiste di seguire il modello del Kosovo, dichiarando a loro volta l’indipendenza. Tra i grandi oppositori dell’indipendenza kosovara figurano anche Russia, Cina e la maggioranza dei paesi non occidentali.
Ricordiamo che, l’8 ottobre scorso, la Serbia ha incassato una vittoria diplomatica con l’approvazione da parte dell’assemblea delle Nazioni Unite della mozione per ottenere il giudizio della CIG sulla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo. La mozione serba è stata appoggiata da 77 paesi, mentre 6 erano i contrari e 74 gli astenuti, tra cui numerosi paesi europei.
Il Montenegro, dopo aver dato il suo voto a favore della Serbia, il giorno successivo alla votazione ha annunciato la decisione di riconoscere l’indipendenza del Kosovo.
Sinora sia Podgorica che Skopje erano rimaste molte caute sul Kosovo. Entrambi i paesi aspettavano l’esito della votazione all’Assemblea generale dell’Onu. Ma dopo che le Nazioni Unite hanno dato luce verde alla mozione serba, Macedonia e Montenegro hanno deciso per il riconoscimento.
Secondo quanto riportato dal settimanale montenegrino “Monitor” (10 ottobre), il Presidente del Montenegro Filip Vujanović ha spiegato che la decisione è stata presa negli interessi della sua nazione: “Il Montenegro vuole entrare a far parte dell’Europa e della Nato e il riconoscimento del Kosovo è un’ovvia condizione per la nostra integrazione.”
Pertanto Vujanović ha ribadito che “non possiamo più rimandare la questione del riconoscimento del Kosovo se vogliamo continuare la nostra integrazione euro-atlantica.”
Secondo l’opposizione del Montenegro, il premier Milo Ðukanović ha preso questa decisione più per motivi personali che in nome degli interessi dello Stato. La stampa montenegrina ricorda inoltre che Ðukanović solo grazie alla sua immunità diplomatica non sarà rinviato a giudizio dalla procura di Bari per il traffico di sigarette negli anni novanta.
L’emittente B92 (13 ottobre) riporta invece le dichiarazioni del leader del Movimento per i cambiamenti (PZP) Nebojša Medojević sul riconoscimento del Kosovo: “Si può discutere se questa decisione sia vantaggiosa per il Montenegro, di sicuro crea dei danni alla Serbia.” Medojević ritiene ci siano state delle pressioni da parte di diverse lobby sul premier Ðukanović.
Il primo ministro Ðukanović ha risposto alle accuse dell’opposizione dicendo che non c’è stato alcun tipo di pressione sul Montenegro per il riconoscimento del Kosovo, così come non esiste alcun motivo personale per cui lui stesso avrebbe dovuto prendere una decisione del genere.
Il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremić ha giustificato l’espulsione dell’ambasciatore del Montenegro dicendo che “la decisione di Podgorica è giunta un giorno dopo il voto all’Onu.” Jeremić ha aggiunto che gli stati della regione hanno una particolare responsabilità nel preservare la pace e la stabilità nei Balcani, aggiungendo che “la Serbia non è in grado di comprendere questa decisione, che si rivelerà come una coltellata alla schiena nei confronti non solo di Belgrado, ma anche dei nostri sforzi di risolvere pacificamente lo status del Kosovo.” (VOA, 9 ottobre)
Il parere del Tribunale non è vincolante, ma il fatto che la maggioranza dei paesi abbia votato nell’Assemblea dell’Onu a favore della mozione di Belgrado dimostra un appoggio internazionale senza precedenti per la Serbia. Il parere del Tribunale potrebbe giungere in un intervallo di tempo compreso tra i 9 e i 20 mesi.
L’obiettivo di Belgrado è di evitare proprio ciò che è accaduto pochi giorni fa: che altri paesi continuino a riconoscere il Kosovo. Una volta raggiunto il numero di 100, il governo del Kosovo può legalmente richiedere di far parte dell’Onu, cosa che renderebbe vana ogni ulteriore azione diplomatica serba.
Anche dagli Stati Uniti sono giunte le prime reazioni: il Dipartimento di Stato USA ha diffuso una nota in cui sottolinea come il riconoscimento da parte dei due paesi del Kosovo “agevolerà lo sviluppo della cooperazione regionale e il processo d’integrazione euro-atlantica. Il numero crescente dei paesi che riconoscono il Kosovo conferma il progresso verso una società stabile, democratica e multietnica.”
Nel frattempo circa 10mila sostenitori dell’opposizione montenegrina, guidata dal blocco filoserbo (Partito Popolare Serbo, Partito Popolare, Partito Democratico Serbo e Lista Serba) hanno manifestato ieri (13 ottobre) davanti al Parlamento montenegrino, per protestare contro il riconoscimento del Kosovo, chiedendo al governo di rivedere la propria decisione entro il 15 ottobre prossimo. In caso contrario, l’opposizione chiede di indire un referendum sulla questione o andare a nuove elezioni.
La manifestazione di Podgorica si è però trasformata in uno scontro tra manifestanti e polizia. Al termine della manifestazione un gruppo di dimostranti ha forzato un cordone di polizia davanti alla sede del Parlamento, con lanci di pietre che hanno mandato in frantumi le finestre dell’edificio.
La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere la folla. La manifestazione è finita con 34 feriti, tra cui 23 poliziotti e oltre 28 arrestati. Un grande numero di agenti della polizia speciale montenegrina ha bloccato l’edificio del parlamento e del governo, e le strade circostanti, mentre gli elicotteri hanno continuato a sorvolare la città.
L’opposizione ha annunciato nuove proteste per il 16 ottobre prossimo, ma la polizia ha dichiarato che l’iniziativa sarà vietata visto "l’atteggiamento distruttivo" tenuto durante la manifestazione di ieri sera a Podgorica.