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Disincanto albanese

09.12.2008    scrive Marjola Rukaj

Berlusconi e Berisha
Tirana, Berlusconi e Berisha siglano due progetti energetici di forte impatto ambientale. E se i due premier pensano a come migliorare i "rapporti eccellenti" tra i due paesi, società e i media albanesi esprimono critiche e disincanto per la politica italiana in ambito energetico
Lo scorso 2 dicembre, il premier italiano Silvio Berlusconi, si è recato in visita a Tirana. La sua visita accolta in pompa magna da Berisha, dai suoi ministri, e persino dall'opposizione, è stata seguita con minuziosa attenzione da tutti i media albanesi. Mentre sui media italiani la visita non ha ricevuto la benché minima attenzione, tranne per quanto riguarda le dichiarazioni di politica interna italiana che il premier ha fatto da Tirana.

La visita del premier italiano è stata la terza dopo la ritrovata intesa tra i due paesi, dopo quelle di Gianfranco Fini, e Franco Frattini, negli ultimi mesi. Nell'ambito dell'incontro sono stati firmati sei accordi, tra cui i più importanti riguardano: una centrale ad energia eolica, secondo alcuni la più grande d'Europa, della Moncada Costruzioni, da realizzare nel parco nazionale ritenuto il più bello e il più ricco del Paese nella penisola di Karaburun, nei pressi di Valona; e un impianto di rigassificazione per conto del gruppo Falcone sulla costa adriatica di Fier.

L'unico che ha accolto con enorme entusiasmo gli accordi firmati con il premier italiano, è stato il suo omologo albanese Sali Berisha. Mentre da una settimana tutti i media, analisti, ambientalisti ed esperti esprimono il proprio disappunto senza mezzi termini.

Berlusconi e i rappresentanti delle compagnie protagoniste degli accordi firmati a Tirana sono stati accolti da un Berisha, sorridente, che ha stupito tutti con una conferenza stampa tenuta in italiano stentato, sotto il sorriso malcelato dei giornalisti e dello stesso Berlusconi.

“Berlusconi è un grande amico dell'Albania, e questo è un grande giorno” ha sottolineato Berisha, definendo ulteriormente l'Italia “il primo partner dell'Albania” e promettendo ampia e incondizionata collaborazione, nonché chiedendo sostegno all'ambizione dell'Albania di diventare “una superpotenza energetica, nel settore nucleare”. Dal canto suo, Berlusconi ha garantito il sostegno che l'Italia darà all'Albania allorquando presenterà la sua candidatura di adesione all'Unione Europea.

Entrambi i premier, come tradizione vuole, hanno espresso il desiderio comune di migliorare i “rapporti già eccellenti” tra i due Paesi. Infine Berisha, ha promesso di piantare 5 milioni di ulivi, spiegando: “Perché io e Silvio amiamo l'eternità”.

“L'accoglienza appassionata di Berisha, ci ricorda il servilismo provinciale dei nostri leader quando nel '60 hanno accolto Nikita Kruscev” ha sintetizzato sulle pagine del quotidiano “Koha jonë”, Sokol Shameti.

I media hanno riportato puntualmente le varie tappe dell'incontro senza tralasciare le numerose battute e barzellette dell'ospite, ma ciò che tutti hanno notato è stata la profonda mancanza di informazione sui progetti che prenderanno vita dagli accordi firmati.

Secondo la maggior parte degli esperti, tali progetti sono costruiti nei punti strategici più vicini alla costa pugliese per produrre energia da destinare all'Italia. Ma non vengono menzionati in alcun modo eventuali vantaggi che l'Albania ne potrebbe ricavare, neanche in termini di percentuale dell'energia da destinare al fabbisogno albanese. Gli analisti albanesi intervenuti sui media hanno denunciato il fatto che, attraverso tali progetti, lo stato albanese offre le proprie risorse incondizionatamente, mentre l'energia prodotta sarà tutta destinata al vicino occidentale.

Sulle prime pagine dei giornali albanesi sono apparsi titoli come “Italia – Albania, l'amore che uccide”, “Superpotenza o colonia”, “Distruggiamo l'ultimo pezzo di paradiso mediterraneo”, “Berlusconi vuole l'energia, ma dimentica i nostri visti”, “Massacro ambientale in arrivo”.

L'accordo concluso con la Moncada costruzioni, concede alla compagnia 97 ettari di terreno per costruire degli impianti eolici che produrranno 500 mw di energia, in una zona dalla straordinaria importanza ecologica. Il professore salentino Genario Belmonte, citato da molti media albanesi, afferma: “la penisola di Karaburun è un patrimonio da salvaguardare, poiché rappresenta l'ecosistema mediterraneo quale era una volta”. La zona disabitata è completamente vergine e, secondo gli esperti, la sola costruzione delle infrastrutture preliminari comporterebbe dei danni irreparabili.

“Questo governo – dice all'Osservatorio Balcani Sazan Guri, noto ambientalista molto attivo nella società civile – non ha delle strategie. Per questi progetti non sono stati fatti neanche gli studi di fattibilità. E' strano vedere come l'intenzione di attirare investimenti stranieri in ambito energetico mirasse prima a riabilitare quelli già esistenti e ormai obsoleti, mentre ora vengono comprese anche zone che non sono assolutamente industriali”.

Gli ambientalisti denunciano che con il permesso di costruire un tale impianto nella zona di Karaburun, il governo albanese ha violato le leggi dell'ordinamento albanese che proteggono l'ecosistema della penisola. “Gli investitori stranieri vengono in Albania per costruire ciò che non possono costruire nei propri paesi. - continua Guri – Perché la società civile in Albania non ha ancora voce in capitolo nelle decisioni del governo”. Dello stesso parere anche il noto analista Fatos Lubonja, che nel suo editoriale “Superpotenza o colonia energetica” pubblicato sul “Korrieri”, definisce la situazione come “un autobus, in cui vige la regola 'Non parlare al conducente'”.

Da tempo gli ambientalisti albanesi denunciano la mancanza di strategie, e in particolar modo di trasparenza, riguardo le numerose centrali concesse per lo più a società italiane e greche, di cui solo una piccola parte è in fase di costruzione, mentre gli enti albanesi non forniscono alcuna informazione. Nel caos legislativo albanese, in cui le convenzioni vengono recepite indiscriminatamente per mai essere rispolverate in seguito, è molto facile aggirare le leggi, o evitare di pagare le dovute tasse d'inquinamento. “Dalle società che vengono ad investire in ambito energetico in Albania, chiederemmo solo che rispettassero gli stessi criteri che avrebbero rispettato a casa propria” denuncia Sazan Guri.

Per ora, le associazioni ambientaliste albanesi sono riuscite a firmare una petizione che indirizzeranno agli enti competenti, mentre ad aver protestato in piazza per ora è stato solo il movimento “Mjaft” che ha accolto il premier italiano con gli striscioni: “2 dicembre come il 7 aprile” alludendo al 7 aprile 1939 quando le truppe italiane sbarcarono in Albania, e “Albania not for sale”. La reazione dell'opposizione politica si è limitata ad alcune dichiarazioni sulla necessità di monitorare la corruzione e il rispetto dell'ambiente.

L'ultima visita di Berlusconi, e gli accordi firmati, segnano un rafforzamento della presenza italiana in ambito energetico in Albania. Nel corso di tale visita il progetto dell'impianto di rigassificazione di Fier, che prima era stato concesso alla svizzera ASG Power, in occasione della visita di Berlusconi è stato trasferito al gruppo italiano Falcone.

Nonostante l'Italia rimanga il primo partner commerciale ed economico dell'Albania, l'opinione che i rapporti tra i due paesi non siano equi è sempre più diffusa nel Paese. Le iniziative energetiche poco trasparenti finalizzate esclusivamente a produrre energia per l'Italia, ben accette però dalla classe politica di Tirana, hanno spinto molti analisti a pensare che il paese balcanico sia ormai diventato una sorta di pattumiera d'Italia. Si nota ormai anche una cospicua sfiducia nei confronti dell'Italia e del suo ruolo da “avvocato dell'Albania in Europa”, come Berlusconi ha più volte ribadito.

Anche se gli albanesi da tempo sono profondamente disincantati dall'Italia, e le televisioni italiane sono sparite dalla memoria dei telecomandi, l'Italia continua a predominare nei rapporti economici albanesi, sfidando anche potenziali partner dalle offerte competitive e dalle donazioni generose. Solo due mesi fa, in Albania si è parlato molto della denuncia da parte dei rappresentati del governo tedesco, perché nonostante i numerosi accordi bilaterali, e le strategie che la Germania applica nei confronti dell'Albania, le aziende tedesche non riescono quasi mai a vincere gli appalti albanesi.
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