Kossovo: Camp Bondsteel ed il petrolio del Mar Caspio
16.07.2002
Un interessante articolo tradotto a cura della Caritas ed inserito nella loro settimanale rassegna stampa sui Balcani mette in rilievo quale potrebbe essere, nei futuri piani geostrategici statunitensi, il ruolo dell’enorme base militare di Bondsteel.
Camp Bondsteel, la più grande base americana costruita all’estero dai tempi del Vietnam, è quasi stata completata nella provincia jugoslava del Kosovo. È localizzata vicino ad oleodotti e corridoi energetici di vitale importanza, al momento ancora in costruzione, come ad esempio l’oleodotto trans-balcanico, sponsorizzato dagli Stati Uniti. Grazie al coinvolgimento nella costruzione della base alcune società appaltatrici del Ministero della difesa, come ad esempio la Brown and Root Services (società affiliata della compagnia petrolifera “Halliburton Oil”), stanno guadagnando una fortuna.
Nel giugno del 1999, all’indomani della fine dei bombardamenti NATO sulla Jugoslavia, forze americane si impossessarono di 1000 acri di terra coltivabile nel sud-est del Kosovo, in località Uresevac, vicino al confine con la Macedonia, e incominciarono la costruzione di una base. Camp Bondsteel è noto come “la grande signora” di una rete di basi americane attive su entrambi i lati del confine tra Kosovo e Macedonia. In meno di tre anni è stato trasformato da un accampamento di tende in una base iper-tecnologica, autosufficiente, che ospita quasi 7.000 soldati, tre quarti del totale delle truppe americane presenti in Kosovo. Vi sono più 25 Km di strade e più di 300 edifici a Bondsteel, circondati da oltre 14 Km di barriere in cemento e terra, 84 Km di filo spinato e 11 torrette d’avvistamento. È così grande che ha un centro e anche quartieri periferici, negozi, palestre aperte 24 ore su 24, una cappella, una biblioteca e l’ospedale meglio attrezzato d’Europa. Al momento vi sono 55 elicotteri Black Hawk e Apache, e sebbene non vi sia una pista d’atterraggio il luogo è stato scelto proprio per le possibilità d’espansione. Vi sono indizi infatti che suggeriscono che Bondsteel possa sostituire in un futuro la base dell’aviazione d’Aviano in Italia.
Secondo quanto scritto dal Colonnello Robert L. McClure in una rivista specializzata per ingegneri “la progettazione per la costruzione di queste basi in Kosovo iniziò mesi prima che la prima bomba venisse sganciata. I pianificatori volevano utilizzare la lezione imparata in Bosnia e quindi convincere i “decision makers” a sostenere una rapidissima costruzione delle basi militari”. Inizialmente gli ingegneri dell’esercito americani hanno preso il controllo, per uso militare, di 320 Km di strade, 75 ponti presenti nell’area circostante, incominciando a definire la struttura della base, incluse le caserme, eliporti, depositi di munizioni, etc. McClure spiega come alla brigata del genio militare fu dato l’ordine di collaborare ed integrarsi con la società appaltatrice Brown and Root Services Corporation, per la costruzione non di una, ma di due basi (l’altra è Camp Monteith), che avrebbero accolto un totale di 7.000 soldati. Secondo McClure, “Nel punto massimo dell’impegno lavoravano alla costituzione della base circa 1000 espatriati (ex-personale militare) assunti dalla Brown and Root, affiancati da più di 7.000 locali albanesi che si unirono ai quasi 1.700 ingegneri militari. Dall’inizio di giugno fino all’ottobre 1999 la costruzione di entrambi i campi continuò 24 ore su 24, sette giorni su sette”.
Brown and Root Services provvede a tutti i servizi di supporto per Camp Bondsteel. Questi comprendono: 600.000 galloni d’acqua al giorno e corrente elettrica sufficiente a rifornire una città di 25.000 abitanti. Lava 1.200 sacche di panni sporchi al giorno, fornisce 18.000 pasti, controlla il 95% delle attrezzature ferroviarie ed aeroportuali della base. Si occupa anche della squadra anti-incendio della base. Al momento la Brown and Root è il maggiore datore di lavoro in Kosovo, con più di 5.000 Kosovari di etnia albanese impiegati ed altri 15.000 nei libri paga. Lo staff di Bondsteel raramente esce dalla base e le sue attività sono segrete. Mentre le altre pattuglie della KFOR sono piccole e mobili, con soldati che indossano i berretti, istruiti ad interagire con la popolazione locale; il personale militare americano lascia Bondsteel o in elicottero o in convogli pesantemente armati. In interviste anonime soldati americani si lamentano che l’ostilità della popolazione locale nei loro confronti è in crescita, dal momento che confrontano le loro misere condizioni di vita con la realtà della base. Coloro che hanno visitato la base descrivono l’esperienza come un viaggio nel futuro di almeno 100 anni. L’area circostante la base è infatti estremamente povera, con un tasso di disoccupazione che raggiunge l’80%. Poi appare all’orizzonte Bondsteel, con la sua “foresta” di antenne, parabole per la comunicazione satellitare e minacciosi elicotteri da combattimento. Brown and Root paga i lavoratori kosovari tra l’uno ed i tre dollari l’ora. Il manager per i lavoratori locali ha spiegato che le paghe sono così basse perché “non possiamo gonfiare gli stipendi, altrimenti causeremo un’inflazione dell’ economia locale”.
Quando le truppe americane arrivano a Bondsteel è più che probabile che incontrino un impiegato della Brown and Root che li dirige verso i loro alloggi ed i depositi per le attrezzature. Secondo quanto afferma G. Cahlink in Government Executive Magazine (Febbraio 2002), i peacekeepers dell’esercito, scherzando, affermano che sulle loro mimetiche manca un distintivo: “Ce ne serve uno che dica: sponsorizzati da Brown and Root”. Battuta che di fatto corrisponde al vero, dal momento che i quasi 10.000 soldati presenti in tutta la regione ormai contano sulla Brown and Root Services per tutto, dalla colazione ai pezzi di ricambio per i loro Humvees blindati. Il contratto per i servizi a Bondsteel è il maggiore di una serie di contratti militari affidati alla Brown and Root Services. Le sue fortune sono cresciute di pari passo all’interventismo americano all’estero. La compagnia è parte della Halliburton Corporation, la più grande fornitrice di prodotti e servizi all’industria petrolifera. Brown and Root è salita alla ribalta per la prima volta nel 1992, quando Dick Cheney, l’allora Segretario alla Difesa dell’amministrazione Bush Senior, assegnò alla compagnia il suo primo contratto per la provvigione dei servizi all’esercito americano nelle sue operazioni globali. Cheney lasciò poi la politica per entrare nella Halliburton come Direttore generale nel periodo dal 1995 al 2000. Attualmente è il vice-Presidente nell’amministrazione Bush Junior.
Nel 1992 la Brown and Root costruì e si occupò della manutenzione delle basi americane in Somalia, guadagnando qualcosa come $ 62 milioni. Nel 1994 la Brown and Root costruì basi e sistemi di supporto per 18.000 soldati presenti ad Haiti, raddoppiando i propri guadagni ed arrivando a $ 133 milioni. La compagnia ha ottenuto nel 1999 un contratto della durata di 5 anni, del valore di $180 milioni ogni anno, per la costruzione di strutture militari in Ungheria, Croazia e Bosnia. È stato Camp Bondsteel comunque ad essere chiamato “la madre di tutti i contratti” dalla Contract Services Association of America. “Lì, facciamo tutto ciò che non richiede l’utilizzo di armi”, afferma David Capouya, direttore della Brown and Root. Lo scopo dell’appaltare ad aziende private il supporto ed i servizi all’esercito è quello di rendere disponibili più soldati possibili per le mansioni di combattimento. La rivista del Dipartimento della Difesa nel 2001 affermava che l’utilizzo di aziende private sarebbe aumentato: “Solo quelle funzioni che devono essere svolte dal Dipartimento della difesa dovrebbero essere mantenute dal Dipartimento. In altri settori controllati dalle altre potenze occidentali, i soldati della KFOR, che vivono di solito in palazzi e fabbriche bombardate, ci scherzano sopra: “Quali sono le due cose che possono essere viste dallo spazio? Una è la grande muraglia cinese, l’altra è la base Bondsteel”. Più seriamente un alto ufficiale inglese ha affermato al Washington Post: “è un segno evidente che gli americani stanno aumentando la loro presenza nei Balcani e che intendono rimanervi”.
Un analista ha descritto il comportamento americano come un aver sfruttato una serie di condizioni favorevoli in modo tale da creare le basi necessarie per futuri piani militari. Camp Bondsteel è diventato un luogo per importanti discorsi politici dei principali uomini dell’amministrazione Bush. Il 5 giugno del 2001 il Segretario alla difesa Donald Rumsfeld ha spiegato alle truppe stazionate a Bondsteel che ruolo esse svolgevano nella strategia economica della nuova amministrazione. Egli ha dichiarato: “Quanto dovremmo spendere per le nostre forze armate? Secondo la mia visione noi non spendiamo per voi, noi investiamo su di voi. Gli uomini e le donne che servono nelle nostre forze armate non sono una perdita per la nostra economia, in verità voi siete a salvaguardia di essa. Voi non siete un peso per la nostra economia, voi siete un pilastro fondamentale per la sua crescita.” Un mese più tardi, il Presidente George W. Bush fece la sua prima visita all’estero per visitare le truppe di Bondsteel. Giunse direttamente dal Summit del G8 di Genova, dove le tensioni con i governi europei erano chiaramente emerse. In un discorso descritto come una chiara sottolineatura della presenza americana in Europa, Bush insistette che le truppe americane erano giunte in Kosovo per rimanerci. Poi, infrangendo il normale protocollo, il Presidente firmò davanti ad una folla festante di militari una legge approvata dal Congresso che prevedeva un aumento delle spese militari per un valore di $ 1.9 miliardi. Da allora Camp Bondsteel ha continuato a crescere, primo passo del progetto di redisposizione della basi americane in Europa e soprattutto nell’est. Il modello Bondsteel sta adesso incominciando ad essere applicato in Afghanistan e nelle nuove basi nelle ex-repubbliche sovietiche. Secondo commenti trapelati alla stampa, diversi politici europei adesso credono che gli americani hanno spinto per il bombardamento della Jugoslavia al solo scopo di costruire Bondsteel. Prima dell’inizio dei bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia il Washington Post aveva affermato: “ Con il Medio Oriente sempre più fragile ci servono basi e diritti di sorvolo nei Balcani, in modo tale da proteggere il petrolio del Mar Caspio. La percentuale degli investimenti delle compagnie petrolifere americane nello sfruttamento dei giacimenti del Mar Caspio, così come la richiesta del Governo per una economia meno dipendente dal petrolio importato, specialmente dal Medio Oriente, richiede una soluzione di lungo termine per il trasporto del petrolio verso i mercati europei ed americani.
Paul Stuart (traduzione a cura della Caritas)