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Storie di scorie

24.02.2009    Da Mostar, scrive Dario Terzić

Sono solo voci, ma sempre più insistenti. Parlano di rifiuti radioattivi in Bosnia Erzegovina. E non si tratterebbe solo delle conseguenze dei bombardamenti con proiettili all'uranio impoverito. Un articolo dal nostro corrispondente
La Bosnia Erzegovina importa tutto. Anche la radioattività. Sempre più elementi portano a crederlo anche se la verità deve essere supportata da fatti e il problema è che in questi casi i fatti, cioè le prove, rimangono sempre ben nascosti.

L’inizio di questa brutta storia risalirebbe agli anni 1994-1995. I Balcani a quel tempo erano un campo di esperimenti di vario tipo. Proprio in quel periodo comincia tra l'altro la storia dell’uranio impoverito. Si è parlato di questo fenomeno anche in Italia perché si ritiene che la morte di alcuni soldati italiani sia dovuta proprio al fatto che erano stati in Bosnia Erzegovina durante la guerra.

Ogni tanto sulla stampa locale esce qualche notizia allucinante non solo relativa all'uranio impoverito, ma anche in merito all’esistenza di altre “scorie” radioattive.

L’ultima, pubblicata il 3 febbraio scorso dal quotidiano croato “Večernji list” e poi ripresa sulla stampa della BiH, riguarda discariche radioattive nei laghi dell’Erzegovina. Le fonti, che vogliono sempre rimanere anonime (questa volta si tratta di un ex agente del SIS - servizio di informazioni e sicurezza della BiH), parlano di elicotteri militari francesi che negli anni passati avrebbero scaricato rifiuti radioattivi nei laghi di Buško (nei pressi di Livno), Ramsko e Jablaničko (tra Prozor e Jablanica).

Secondo la fonte anonima si tratterebbe di blocchi di calcestruzzo con un peso di varie tonnellate, contenenti rifiuti radioattivi. I carichi radioattivi sarebbero partiti dalla Francia e attraverso il porto di Bar, in Montenegro, avrebbero attraversato Stolac (in Erzegovina) per raggiungere infine la zona dei laghi. In tutto questo periodo il trasporto di questi rifiuti sarebbe avvenuto senza alcun ostacolo.

Tutta la zona era sotto il commando dello SFOR francese e nessuno dei locali era in grado di controllarlo. Ovviamente, già anni fa, qualcuno aveva intuito qualcosa di poco pulito in questa faccenda. Anche i sevizi segreti della BiH avevano provato ad intervenire, ma si ritrovarono impotenti e accusati di “controllo illegale delle forze SFOR”.

Secondo quanto pubblicato dai media locali, tutte le operazioni per scaricare i rifiuti radioattivi nei tre laghi si sarebbero svolte di notte. Nessuno poteva osservare queste “attività militari” e finiva che la gente locale si lamentava solo del rumore degli elicotteri. Stando a quanto è stato pubblicato dai giornali, la Francia cercava in questo modo di risolvere il suo problema delle discariche radioattive, dopo aver avuto problemi con la Spagna per le discariche sui Pirenei.

In questi giorni la notizia sulle discariche di rifiuti radioattivi sta suscitando grande scalpore. Ma non è la prima volta che accade. E poi tutto finisce nel dimenticatoio. Tempo fa si era già scritto a proposito di camion militari francesi che avrebbero scaricato materiali nelle fosse di Goranci (20 chilometri da Mostar). La gente del posto aveva protestato chiedendo di capire di che tipo di rifiuti si trattasse. Arrivarono da parte francese risposte rassicuranti, che negavano la pericolosità dei rifiuti. E tutto si fermò lì, nonostante parecchi dubbi permanessero.

Negli ultimi anni il sottoscritto ha avuto occasione di sentire altre storie simili: i militari dello SFOR che avrebbero portato “carichi radioattivi” nelle miniere abbandonate vicino Jajce e altri in Bosnia centrale. Ma si trattava sempre di fonti che non erano mai in grado di mostrare uno straccio di documentazione. Tante storie ma alla fine niente di concreto. E non dimentichiamo i tanti casi di tumori tra la popolazione locale in BiH. Ma, secondo molti, la crescita dei casi di tumore potrebbe essere provocata anche da altro e non necessariamente dall’uranio impoverito.

Poco tempo fa in un’area della fabbrica Mittal Steel di Zenica sono arrivati dei vagoni con rifiuti di ferro dalla Romania. E' stata registrata una certa radioattività nel “pacco”. Niente di nuovo ritengono nel partito BOSS (Bosanska Stranka). Secondo questo partito “da quando sono entrate nell’Unione europea, Bulgaria e Romania stanno cercando di liberarsi di tutte le scorie radioattive e la soluzione l’avrebbero trovata in Bosnia Erzegovina”.

Nel gennaio scorso la stampa locale riporta di un altro caso, ancora più strano. Si tratta di botti contenenti pittura radioattiva, rimasta per anni nelle cantine del Parlamento della BiH. Infatti le botti sono state trovate anni fa nei pressi di Sarajevo e senza nessun controllo trasportate nel palazzo del Parlamento.

Nelle vicinanze di Sarajevo dal 1994 sono state trovate altre diverse fonti di materiale radioattivo. Se lo ricorda anche l’ex comandante del Primo corpo dell’Armija BiH, Vahid Karavelić. La montagna Igman già allora era diventata una discarica di materiale radioattivo, nonostante sia una cosiddetta zona di “acque protette”. E ancora oggi nei pressi di Igman, Hadžići, Trnovo, ci sono discariche simili.

Di questo si dovrebbe occupare il ministro Sredoje Jović, ritiene la professoressa Lamija Tanović, della Facoltà di Fisica di Sarajevo. “Purtroppo, l’Agenzia per la protezione contro la radiazione ionica e la radioattività in BiH è stata costituita solo di recente, e proprio dal ministero degli Affari Sociali guidato da Jović che di queste problematiche avrebbe dovuto occuparsi da tanto tempo”, conclude la Tanović.

Negli ultimi anni abbiamo avuto anche altri casi di importazione di materiale pericoloso dai nostri vicini di casa. Nel 2005 la Croazia voleva liberasi di un gran numero di vecchie (più di trenta anni) bombole del gas. Più di trentamila di queste bombole al prezzo di sole due kune (mezzo euro) sono finite in Bosnia Erzegovina .

Tanti piccoli e grandi casi, alcuni dei quali vengono a galla solo oggi. Anche questo articolo potrà sembrare incompleto. Mancano tante risposte e tanti argomenti per completare questa storia. Ma questa sui rifiuti radioattivi in Bosnia è una storia (e scoria) senza fine. Se ne parla adesso, e forse già fra qualche settimana si dimenticherà tutto. E così di nuovo. Nel frattempo nessuno sa su che terreno sta crescendo la Bosnia Erzegovina.
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