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Nato party

07.04.2009    scrive Marjola Rukaj

L'Albania fa ora parte della Nato, e Tirana ha accolto l'ingresso in pompa magna. Parole entusiaste da parte di politici e media. Ma per alcuni i festeggiamenti sotto più aspetti sembravano essere ripescati dagli archivi del regime di Hoxha
L'adesione ufficiale dell'Albania alla Nato lo scorso 4 aprile, è stata accolta in pompa magna in una Tirana addobbata di bandiere, manifesti, e slogan politici, in cui dominavano i colori nazionali e il blu della Nato e del Pd del premier Sali Berisha. Da quando la delegazione albanese è volata verso Strasburgo per assistere alla cerimonia d'adesione, la capitale albanese si è trasformata in un'arena festiva, paralizzando la vita cittadina di tutti i giorni. I media albanesi hanno fatto slittare in secondo piano le questioni che più preoccupano la politica e l'economia albanese, dedicandosi completamente all'evento, trasmettendolo in diretta con tanto di maxi-schermo in piazza Skanderbeg, salutandolo ed esaltandolo con superlativi, che hanno trovato sulla stessa lunghezza d'onda sia i media di destra sia quelli di sinistra.

La maggior parte di essi si sono adoperati a spiegare agli albanesi i numerosi benefici che l'Albania otterrà con la sua adesione al Patto Atlantico. Data la difficoltà nel far emergere vantaggi concreti da offrire all'albanese medio, il teorico parallelismo tra la Nato e l'adesione all'Ue, ha contraddistinto i commenti entusiasti, fuorviando di non poco l'importanza politica dell'adesione.

In molti la considerano la fine della lunga transizione post-comunista per il paese balcanico, che avrebbe in tal modo inaugurato la sua fase di stabilità politica adempiendo i necessari criteri di democratizzazione. Secondo un dato statistico molto citato, come tutti i paesi che aderiscono al Patto Atlantico, anche per l'Albania la prossima tappa sarebbe l'Ue. In tal modo anche i media albanesi, grazie anche al contributo di diversi nomi illustri del giornalismo di Tirana, sembrano aderire alla confusione tra Nato e Ue che domina i discorsi politici in cui si annuncia la conclusione con successo della prima tappa della tanto agognata integrazione Euro-atlantica.



L'Albania entra nella Nato - Foto di Mimoza Dhima
Condividono le stesse opinioni tutti i politici albanesi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, definendo soprattutto l'adesione, come “il raggiungimento di un traguardo, per cui si è lavorato sodo tutti questi anni”. Divide solo l'attribuzione del merito, che per Berisha, spetta prevalentemente all'operato del suo governo negli ultimi anni, e per l'opposizione, spetta a tutti gli albanesi e agli sforzi nei lunghi anni dopo il crollo del regime. Entrambi i maggiori poli della politica albanese hanno festeggiato, sabato sera il Partito Socialista del sindaco di Tirana, e domenica sera il governo di Berisha, animando il weekend capitolino con concerti maestosi a cui hanno partecipato i maggiori nomi della scena musicale albanese.

Ai festeggiamenti c'è stata una grande partecipazione popolare e non si è verificato nessun tipo di protesta da parte della società civile, o da parte di gruppi pacifisti e di orientamento alternativo. L'adesione alla Nato è stata considerata come un fenomeno assolutamente positivo, tanto da non meritare nessuno spazio nella febbre dei sondaggi che ha colto il paese in questi mesi pre-elettorali. Pertanto è difficile determinare la percezione dei cittadini albanesi in merito all'adesione dell'Albania alla Nato. Alcuni media hanno sottolineato che la massiccia partecipazione ai festeggiamenti era dovuta per lo più ai concerti, piuttosto che all'entusiasmo per l'evento politico da celebrare.

Diversamente dall'anno scorso, quando si era appena annunciato l'imminente adesione dell'Albania al Patto, si nota infatti più scetticismo nella blogosfera albanese. In molti si chiedono quali siano i vantaggi che i cittadini albanesi possano avere da tale adesione. Molto commentato soprattutto lo zelante impegno da parte del presidente della repubblica, Bamir Topi, di raddoppiare la presenza militare dei soldati albanesi in Afghanistan, ritenuta sintomatica dei rapporti iniqui e dell'incondizionata fedeltà che il paese deve dimostrare di fronte alle iniziative della Nato, come d'altronde si è verificato anche prima dell'effettiva adesione.

Numerose le frasi emblematiche pronunciate dai leader della maggioranza e dell'opposizione. “Da oggi l'Albania è più sicura e più libera”, “Non saremo mai più soli...” , “Da un paese sempre in preda a infinite invasioni, oggi siamo un membro di pari diritti del Patto atlantico” oppure “E' una giornata meravigliosa, indimenticabile per la dignità e la libertà del popolo albanese”, “L'evento storico più importante dall'indipendenza dell'Albania (nel lontano 1913)”

Secondo quanto riportato dai media di Tirana, l'impeccabile cerimonia è costata alle casse albanesi 1 milione di euro. A tre mesi dalle prossime elezioni del 28 giugno, l'evento ha assunto una dimensione di spettacolo politico che è in realtà un preambolo a quello che si vedrà durante la prossima campagna elettorale. L'adesione vuole essere interpretata in tal modo come un risultato dell'attuale governo Berisha, e come una garanzia per la sua futura efficienza nel caso gli venga concesso un secondo mandato. Ma la festa sotto più aspetti sembra essere ripescata dagli archivi del regime di Hoxha, quando l'élite albanese esaltava in pompa magna il suo operato e le sue alleanze nell'allora patto di Varsavia.

L'attenzione incondizionata dei media, l'estremamente ossequiosa accoglienza riservata ai leader albanesi di ritorno dal summit, scortati e accolti trionfalmente all'aeroporto di Rinas, e il seguente bagno di folla dimostrano chiaramente che le modalità con cui l'élite al potere comunica con l'elettorato in Albania conservano molto della manipolazione delle masse tipica dell'epoca di Hoxha. Anche slogan giganteschi che hanno coperto questi giorni gli edifici del centro di Tirana, traboccavano di combinazioni di termini altisonanti semanticamente simili alle ridondanze degli slogan demagogici del regime, caratterizzati dalla stessa iperinflazione di “futuro”, “pace”, “sicurezza e libertà”.

Lo slogan che più si lascia interpretare era il bilingue “Shqipëria në NATO, miracle of freedom” appesa sulla facciata del palazzo della cultura. In un acuto commento, il noto analista albanese Fatos Lubonja, definisce tale slogan “una sintesi della pompa con cui si sta gonfiando e usando per fini propagandistici l'adesione dell'Albania alla Nato”. “La patetica di questo slogan non può che ricordarci i tempi della Guerra Fredda, quando noi per ironia eravamo orgogliosi di stare dalla parte dei popoli liberi del Patto di Varsavia” continua Lubonja. Altrettanto critico sulle pagine del quotidiano Shqip, anche Mustafa Nano, che in un articolo dal titolo “Quanto vorrei essere croato” analizza il contrasto tra la sobria accoglienza riservata all'evento a Zagabria, e lo spettacolo politico ai limiti del kitsch organizzato dall'élite di Tirana.

A festa finita, gli albanesi hanno ripreso la loro vita di tutti i giorni nella città ancora coperta di rosso, nero e blu. Qualche voce disincantata inizia a commentare “la Nato ci è stata concessa, l'integrazione europea va guadagnata”. Il premier è intento a proporre la candidatura di adesione europea prima del 28 giugno, non curante dello scetticismo di Bruxelles che consiglia di puntare tutto sulle prossime elezioni. Il premier è euforico, e l'opposizione accondiscendente, altrettanto intenta a usare l'efficiente slogan dell'integrazione euro-atlantica nelle prossime elezioni.
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