Un summit - mille questioni
02.04.2008
scrive Mihaela Iordache
Kosovo e Afghanistan, adesione di Albania, Croazia e (forse) Macedonia, possibile allargamento ad est, scudo anti-missile e rapporti con la Russia. Da oggi, e fino a venerdì, una Bucarest blindata ospita uno dei più importanti summit Nato dalla fine della guerra fredda
In una Bucarest blindata, e tra strettissime misure di sicurezza, va in scena, dal 2 al 4 aprile, il più grande vertice Nato dalla fine della guerra fredda. Oltre ai 26 stati membri dell’Alleanza, partecipano all’evento tutti i 23 paesi che fanno parte dal partenariato per la pace. Al summit sarà presente un numero impressionante di delegati, circa 6500, provenienti da 49 paesi, oltre a 48 capi di stato e di governo e a 3500 giornalisti, che verranno accolti al palazzo del parlamento (Palatul Parlamentului), il più grande edificio del mondo dopo il Pentagono, costruito negli anni '80 sotto il regime di Ceausescu. Presenze estremamente significative, nell’ambito della politica internazionale, sono quelle del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, del presidente della commissione europea Barroso e del presidente russo Putin.
Per assicurare la protezione di Bush, Sarkozy, Merkel, Prodi, Zapatero e degli altri leader, sono stati mobilitati almeno 10mila agenti e tiratori scelti, che verranno schierati nei punti strategici della metropoli romena di due milioni di abitanti. Gli stessi abitanti cui i giornali hanno dedicato una specie di vademecum di consigli dal tono: ”prendetevi una vacanza nel periodo 2-4 aprile!” Giorni di festa sono stati garantiti agli studenti e ad una parte dei dipendenti statali, mentre i mendicanti sono stati strategicamente fatti sparire da strade, incroci e scale della metropolitana. Le stesse strade sono state asfaltate di nuovo e ornate da fiori variopinti. Non si vedono passare più nemmeno i cani randagi che alcuni anni fa resero “celebre” la città. Tutto l’ambiente urbano risplende, sistemato a tempo di record, cosa che ha scombussolato non poco gli abitanti. Quindi - scrive un giornale romeno ai propri lettori - con tutte le misure di sicurezza e restrizioni alla circolazione applicate, se doveste recarvi per necessità all'interno delle zone “rosse”, come pedoni, “rinunciate ai bagagli voluminosi e portatevi dietro la carta d’identità” oppure “se abitate lungo il percorso dei convogli ufficiali, non aprite le finestre, altrimenti rischiate di dover rispondere alle domande della polizia”.
La capitale della Romania è, dopo Praga e Riga, la terza capitale di un paese dell’ex blocco comunista ad ospitare un summit Nato. Bucarest non è stata scelta a caso: la Romania è, per la sua posizione geografica, parte dei Balcani, si affaccia sul Mar Nero, è membro dell’Unione Europea e, infine, è un pilastro fondamentale delle strategia di proiezione americana verso oriente.
Al di là dell’immagine, delle imponenti misure di sicurezza, degli oltre 26 milioni di euro destinati all’organizzazione, il vertice di Bucarest spicca per l’agenda dei lavori densa e complessa, per il clima non proprio sereno all’interno dell’organizzazione, per la spinosità di temi quali l’impegno militare in Afghanistan, l’allargamento della Nato nei Balcani, il rafforzamento della cooperazione con l’Ucraina e la Georgia e la decisione di includerle nella Map (Membership Action Plan - la fase preliminare in vista di una possibile futura adesione), la politica della sicurezza, lo scudo antimissile americano in Repubblica Ceca e Polonia.
Ad essere discusse saranno le operazioni Nato in Afghanistan, (ISAF), in Kosovo, (KFOR), nonché le nuove minacce del 21-esimo secolo, la sicurezza energetica, la difesa contro le minacce ai sistemi informatici oppure la difesa anti-missile. Oltre a tutto questo, all'interno del summit ci sarà spazio anche per un vertice Nato-Russia e una riunione della commissione Nato-Ucraina.
Naturalmente, nel contesto regionale, verrà affrontato il nodo dell'invito ad entrare nell'Alleanza, dato per certo, a Croazia, Albania, mentre su quello alla Macedonia pesa ancora l'incertezza della disputa sul nome con Atene, che ha ripetutamente minacciato di ricorrere al veto.
I punti di dissenso
I 26 stati membri della Nato, presentano posizioni divergenti sull’adesione dell’Ucraina e della Georgia, paesi dell’ex Unione sovietica. Mosca, da parte sua, considera l’allargamento dell'organizzazione nord atlantica come una minaccia che si affaccia alle sue frontiere. Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo si oppongono alle insistenze USA di candidare i due paesi, idea che però trova favorevole la maggior parte dei paesi dell’Est, compresa la Romania.
Mosca, però, non rimarrà certo a guardare. Il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov, ha ammonito che se la Georgia dovesse ottenere l’appoggio Nato per risolvere con la forza i conflitti congelati con le regioni separatiste di Abhazia ed Ossezia – questo significherebbe che l'Alleanza Atlantica gioca con il fuoco. La Duma, intanto, ha proposto al governo russo di riconoscere l’indipendenza delle due regioni georgiane. Per il nuovo presidente russo, Dmitri Medvedev, includere la Georgia e l’Ucraina nel Membership Action Plan sarebbe una decisione contro gli interessi di sicurezza della Russia, mentre il presidente uscente, Vladimir Putin, ha dichiarato che sarebbe spaventoso anche solo dover pensare che, come risposta ad un possibile dispiegamento dello scudo antimissile in Ucraina, la Russia fosse costretta a puntare i missili verso questo paese.
Anche il gas potrebbe essere usato come arma molto efficace per scoraggiare l'adesione alla Nato dei paesi che Mosca considera “cortile di casa”. Un gas dal quale dipendono non solo la Georgia e l’Ucraina ma anche i paesi dell’Unione Europea. Se il presidente degli Stati Uniti sostiene la prospettiva dell’adesione della Georgia e dell’Ucraina, la Francia guarda all’iniziativa con riserve, mentre la Germania considera di primaria importanza i rapporti con la Russia, e sarebbe disposta ad accettare l’adesione alla Nato di Georgia e Ucraina solo nel momento in cui i due paesi fossero in grado di risolvere i propri problemi interni.
Dal canto suo il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha sottolineato che il successo del summit dipenderà in gran parte proprio dalla riunione del Consiglio Nato-Russia. Per il momento i rapporti restano tesi, ed il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, ha definito l’ulteriore allargamento della Nato ad Est come “incompatibile con le realtà del mondo contemporaneo”.
Lo scudo antimissile degli USA nella Repubblica Ceca e in Polonia, così come l’allargamento della Nato nella regione del Mar Nero, sicuramente scalderanno l'atmosfera al vertice di Bucarest. Così come non possono non provocare tensioni i temi relativi alla missione in Afghanistan (dove la Nato ha già dispiegato 43mila uomini) e la richiesta di un ulteriore aumento degli effettivi. Il presidente francese Nicolas Sarkozy chiederà di aumentare i contributi di truppe della Nato in Afghanistan. Secondo la France Press, alti ufficiali della Forza internazionale di assistenza e sicurezza (ISAF) hanno lamentato la necessità di altri 6-10mila militari per la lotta contro i talebani. La Francia sarebbe disposta ad inviare altri 1000 soldati, la Romania 280, in aggiunta ai 500 già impegnati, il Belgio 4 aerei F16 e 140 militari, la Polonia 8 elicotteri Mi-8 e Mi-24 e 400 militari.
Per la Romania, membro Nato di recente adesione (2004) anche solo l’organizzazione di un vertice di tale rilevanza costituisce di per sé un successo. Le posizioni romene (con l’importante eccezione dell’indipendenza del Kosovo) sono in gran parte allineate con quelle degli USA. La Romania sostiene che l’allargamento della Nato non deve limitarsi alla Croazia, all’Albania, all’ex repubblica Jugoslavia della Macedonia, ma deve includere anche l’Ucraina e la Georgia. La Nato punta anche ad un avvicinamento alla Serbia, alla Bosnia-Erzegovina e al Montenegro. Il ministro degli Esteri romeno, Adrian Cioroianu, ha dichiarato: “da una parte siamo coscienti della necessità di un dialogo e una buona cooperazione tra la Nato e la Russia ma questa buona cooperazione non deve andare a scapito delle politiche Nato, allargamento incluso.”
Il presidente romeno, Traian Basescu spera che il documento finale della riunione faccia esplicito riferimento alle problematiche del Mar Nero. Inoltre, Basescu ha affermato a chiare lettere che “la Nato non è un'organizzazione umanitaria, ma militare, e deve garantire la sicurezza delle infrastrutture per il trasporto dell’energia”.
Dal canto suo il ministro della Difesa, Teodor Melescanu, ha spiegato che la delegazione romena insisterà affinché nella dichiarazione finale venga menzionata la necessità di uno scudo antimissile complementare a quello che gli USA intendono dislocare in Repubblica Ceca e Polonia. Meleşcanu ha inoltre precisato che il dispiegamento di batterie antimissile e radar nel sud-est Europa dev’essere una delle priorità dell’Alleanza. Secondo Meleşcanu lo scudo progettato dagli USA coprirebbe al momento l’80% del territorio dei paesi dell’Alleanza. “Nel 20% che non si trova nel raggio di azione del sistema”, ha detto il ministro “ci sono paesi come la Romania, la Bulgaria, la Turchia, la Grecia”. A Bucarest ci si aspetta che venga presa la decisione politica sull’inizio dei lavori per lo scudo anti-missile della Nato, ma il dibattito sulle possibili opzioni e sulle soluzioni tecniche sarà di lunga durata e i tempi inevitabilmente lunghi, fino al prossimo decennio.
Da Bucarest a Sochi
Due giorni dopo il vertice di Bucarest, nell’ambito del summit di Sochi, località turistica russa sull'altra sponda del mar Nero, avrà luogo anche l’ultimo incontro bilaterale in qualità di presidenti tra George W. Bush e Vladimir Putin. I due toccheranno questioni scottanti come la sicurezza energetica e lo scudo anti–missile. In seguito alle insistenze della Casa Bianca e degli altri stati membri Nato, la Russia potrebbe mettere a disposizione dell’Alleanza un corridoio verso l’Afghanistan settentrionale. Sia a Bucarest che a Soci dovrebbe essere affrontato il tema della sospensione da parte russa del Trattato sulle Armi Convenzionali in Europa (CFE) avvenuta lo scorso 12 dicembre. Secondo il “Sunday Times”, Putin e Bush dovrebbero parlare anche di un progetto di costruzione di un tunnel di collegamento sottomarino tra gli USA e la Russia.