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Guerriglia elettorale

08.04.2009    Da Chişinău, scrive Iulia Postica
Domenica scorsa le elezioni, con la vittoria netta del Partito comunista già attualmente al potere. Da lunedì le proteste di piazza, degenerate nell'occupazione della sede della Presidenza e del Parlamento. Il Presidente Voronin accusa i manifestanti di tentare un colpo di stato
Ieri, 7 aprile, dimostrazioni pacifiche che hanno avuto luogo nel centro di Chişinău sono degenerate in scontri violenti tra i manifestanti e la polizia. Tutto questo è avvenuto in reazione ai risultati delle elezioni di domenica scorsa, in occasione delle quali il Partito Comunista ha ottenuto una schiacciante vittoria. Dopo il conteggio del 97,93% dei voti, la Commissione elettorale centrale ha presentato la lista dei partiti che entreranno a far parte del futuro parlamento moldavo: il partito comunista (49,96% delle preferenze), il partito liberale (12,79%), il partito liberal-democratico (12,26%) e l'alleanza Moldavia Nostra (9,81%). Questi risultati permetterebbero ai comunisti di eleggere da soli il presidente e formare il governo.

Giovani moldavi attaccano il palazzo della presidenza e del parlamento

Lunedì sera, un gruppo di studenti e giovani hanno organizzato spontaneamente una pacifica azione di protesta nel centro della capitale moldava. I partecipanti, per la maggior parte di giovane età, hanno mostrato il loro disaccordo con i risultati delle elezioni di domenica, ritenendoli risultato di falsificazioni. Hanno poi dichiarato che le proteste sarebbero continuate.

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Il giorno seguente, il 7 aprile, una manifestazione che ha coinvolto molte più persone ha avuto inizio alle 10 del mattino in Piazza delle Grandi Adunate Nazionali, situata nel centro di Chişinău di fronte al palazzo del governo. Dopo un po' di tempo, i dimostranti si sono divisi in due gruppi; uno è rimasto in questa piazza, mentre l'altro ha iniziato a dirigersi verso gli edifici che ospitano il Parlamento e la Presidenza della repubblica, situati l'uno di fronte all'altro in una delle strade centrali della città, a qualche centinaio di metri di distanza dalla piazza.

Le principali istituzioni dello stato - la Presidenza ed il Parlamento - sono state devastate da migliaia di giovani. La folla ha preso d'assalto gli edifici, in un primo momento gettando uova, fiori e bottiglie contro il palazzo presidenziale. La polizia ha replicato utilizzando anche gas lacrimogeni, ma ha dovuto ritirarsi quando i protestanti hanno iniziato a lanciare pietre prelevate dalla pavimentazione stradale. Gruppi di giovani sono riusciti a superare la linea di difesa costituita dalla polizia ed entrare nell'edificio, buttando dalle finestre fotografie di Voronin e documenti prelevati dall'ufficio del presidente. Gli assalitori sono riusciti a raggiungere la cima dell'edificio e da lì hanno sventolato le bandiere della Romania e dell'Unione Europea.

Subito dopo, la folla ha preso d'assalto il Parlamento. La polizia ha cercato di attaccare gli assalitori in più occasioni, ma la folla ha resistito agli attacchi ed è riuscita a procedere, obbligando la polizia a retrocedere. Gruppi di giovani sono entrati nell'edificio, hanno devastato completamente gli uffici situati al primo piano, ed hanno iniziato a buttare fuori dalle finestre computer, stampanti, mobili e documenti, bruciandoli all'esterno del Parlamento.

Si è perso il controllo della situazione nella zona circostante le sedi della Presidenza e del Parlamento, mentre nella Piazza delle Grandi Adunate Nazionali i rappresentanti dell'opposizione protestavano pacificamente contro il voto del 5 aprile, richiedendo nuove elezioni e richiamando ripetutamente la folla a continuare pacificamente la protesta e a non lasciarsi andare ad atti violenti.

Circa 30.000 persone hanno partecipato alle dimostrazioni di martedì. Oltre 100 persone, tra dimostranti e poliziotti, sono state ferite. Altri 200 dimostranti sono stati arrestati nella notte.

Black-out dell'informazione

Nel frattempo, in provincia arrivavano pochissime informazioni su quanto stava accadendo nella capitale moldava. Quasi tutti i portali che trasmettevano in diretta dal centro di Chişinău sono stati bloccati. La radio-televisione pubblica - controllata dal governo - non ha fatto cenno delle proteste, trasmettendo invece film e musica. Le trasmissioni dei canali privati sono state interrotte e il traffico dei cellulari era molto disturbato. Si potevano seguire le proteste solo tramite blog, Twitter, YouTube e Facebook. Il black-out si protrae anche oggi, con connessioni assenti o lentissime dai siti ad estensione .ro che offrono informazioni sugli eventi della capitale.

Vladimir Voronin: è colpo di Stato

La sera del 7 aprile, il presidente moldavo Vladimir Voronin si è rivolto ai cittadini dal canale pubblico Moldova 1, definendo le proteste un tentativo di colpo di stato e accusando direttamente i leader dei tre partiti d'opposizione entrati domenica in Parlamento. “Questa mattina Vlad Filat, Mihai Ghimpu e Serfim Urecheanu sono praticamente diventati i leader di un colpo di stato incostituzionale. Tutto quello che hanno fatto negli ultimi giorni - il sequestro del palazzo presidenziale, l'assalto al Parlamento e la violazione della bandiera moldava - non si può definire diversamente”, ha dichiarato Voronin, aggiungendo che i dimostranti hanno l'evidente obiettivo di liquidare la democrazia moldava.

Il presidente ha lanciato il suo messaggio dopo l'incontro del pomeriggio fra i 4 partiti usciti vincenti dalle elezioni - negoziati che giudica un fallimento, poiché i leader dell'opposizione declinano la responsabilità degli eventi. Eppure, a seguito dell'incontro con i leader del partito liberale, del partito liberal-democratico e dell'alleanza Moldavia Nostra, Marian Lupu - attuale portavoce del Parlamento - aveva parzialmente riconosciuto che gli atti di violenza non sono stati organizzati dall'opposizione.

L'opposizione chiede il riconteggio

I tre leader dell'opposizione hanno chiesto alla folla davanti al palazzo del governo di protestare pacificamente e hanno tentato di portare i dimostranti verso la Piazza delle Grandi Adunate Nazionali. Dorin Chirtoacă, sindaco di Chişinău e vice-presidente del partito liberale, ha dichiarato di aspettarsi che le autorità non colleghino l'opposizione agli atti di violenza - a suo avviso opera di provocatori - e ha richiesto una pubblica smentita delle accuse lanciate dai leader comunisti. Ha poi sostenuto il diritto dei cittadini di esprimere liberamente il proprio disincanto verso i risultati ufficiali delle elezioni, aggiungendo che l'80-90% dei voti a favore del partito comunista sembra un esito opinabile.

Secondo una dichiarazione di Vlad Filat, presidente del partito liberal-democratico, le autorità di governo hanno promesso ai partiti d'opposizione la possibilità di visionare tutti i verbali delle sezioni elettorali e, di conseguenza, individuare brogli e chiedere la ripetizione del voto.
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