Vlad Filat
Dopo le proteste che hanno seguito il voto del 5 aprile, in Moldavia la situazione è tornata lentamente alla normalità. Vlad Filat, leader del partito liberal-democratico, insiste però nel richiedere l'annullamento del voto e nuove elezioni. Nostra intervista
“Rivoluzione Twitter”. Così sono state chiamate le proteste in Moldavia dopo il contestato voto parlamentare del 5 aprile, organizzate avvalendosi di questo
social network. Le centinaia di studenti e di cittadini scesi in piazza a Chişinău, per manifestare contro il governo del presidente Voronin, hanno riportato alla memoria le rivoluzioni colorate di Serbia, Georgia e Ucraina del recente passato. Dopo tre giorni di proteste e scontri tra dimostranti e forze dell’ordine la situazione è tornata gradualmente alla normalità il 9 aprile, quando la Commissione Elettorale Centrale moldava ha rivisto il risultato elettorale, aggiudicando al Partito Comunista (PCRM) 60 seggi su 101 anziché i 61 annunciati precedentemente. Il leader del partito liberal-democratico, Vladimir Filat, chiede però l’annullamento del voto e nuove elezioni.
Cosa è successo nel suo paese nelle ore immediatamente successive all’annuncio dei primi risultati?
Subito dopo l’annuncio degli exit poll è parso chiaro che le elezioni erano state falsificate. Esiste una grandissima differenza, a favore del PCRM, fra gli ultimi sondaggi e i primi risultati. La differenza cumulata è del 15% in più in favore del PCRM. Paradossalmente gli stessi exit poll hanno indicato con pochissimo errore lo score degli altri partiti. Ho sempre saputo che la chiave dei brogli sta nelle liste elettorali. L’ho urlato, quanto più forte possibile, ma non sono stato ascoltato. La Moldavia è uno Stato con natalità decrescente da 20 anni, ma il numero degli elettori, negli ultimi 4 anni, è cresciuto di circa 400 mila unità!
Come mai gli osservatori internazionali hanno sostenuto che le elezioni si sono svolte tutto sommato in maniera corretta, mentre voi denunciate gravi brogli?
Gli osservatori della CSI non hanno fatto obiezioni, ed era normale! Per quanto riguarda gli osservatori internazionali il discorso è più complicato. Loro si sono concentrati sugli aspetti tecnici del processo elettorale nel giorno degli scrutini, ma le gravi violazioni sono avvenute già prima. Il rapporto favorevole è stato influenzato anche dalla posizione della Russia all'interno dell’OSCE. Ciononostante l’europarlamentare Marianne Miko ha dichiarato di avere dubbi sulla correttezza del voto.
Il riconteggio delle schede, accettato obtorto collo dai comunisti, non ha comunque portato a sostanziali cambiamenti rispetto al risultato del 5 aprile...
Noi non abbiamo chiesto il riconteggio dei voti. L'unica cosa che chiediamo è la verifica delle liste elettorali, poiché solo lì ci sono le prove delle frodi, e lo dimostreremo. Siamo riusciti a scannerizzare gran parte delle liste e abbiamo quindi iniziato a verificarle. Abbiamo scoperto persone morte da oltre 15 anni che però hanno votato, una marea di liste con nome e cognome senza nessun documento che attesti l'identità delle persone iscritte. Abbiamo scoperto gente con più carte di identità. Si tratta di qualche centinaio di migliaia di votanti fantomatici che hanno assicurato la vittoria del PCRM. Poi, su richiesta del PCRM, la Corte di Appello ha proibito ai partiti dell'opposizione di fotocopiare le liste elettorali. Abbiamo bisogno soltanto di un po' di tempo. Presenteremo le nostre prove alla Corte Costituzionale e chiederemo l'annullamento del voto e la ripetizione delle elezioni.
Siamo di fronte ad una rivoluzione colorata simile a quelle di Serbia, Georgia e Ucraina o la situazione a Chişinău va letta in una chiave diversa?
Non penso che si possa parlare di una rivoluzione. È stata una rivolta dei giovani, generata dai risultati finali delle elezioni del 5 aprile. Una loro reazione spontanea e naturale al pensiero di vivere ancora 4 anni in un paese comunista. I media locali hanno parlato di protesta delle candele, visto che alcuni giovani avevano acceso delle candele in segno di lutto per il futuro della Moldavia. All'inizio abbiamo pensato che si trattasse soltanto di un conflitto tra generazioni, in quanto gli slogan e la rabbia dei giovani erano indirizzati soprattutto verso persone della terza età, che sono simpatizzanti e sostenitori del Partito comunista. Le candele accese sono state appoggiate sulle scale del palazzo del Governo, del Presidente, nonché sul monumento di Stefan cel Mare (eroe nazionale). I leader dei partiti di opposizione, che hanno superato la soglia di sbarramento, sono stati invitati a parlare con la gente. Secondo me questa non è stata altro che una trappola, poiché poco a poco, sia lo scopo sia i leader delle proteste sono cambiati. I primi sospetti mi sono venuti lunedì sera, 6 aprile, quando ho fatto fatica a fermare la folla, istigata da un gruppo di qualche decina di persone aggressive a entrare nella sede del palazzo del Parlamento. Ho chiesto allora al capo della polizia municipale di identificare queste persone e di isolarle. Tutto è degenerato il 7 aprile, quando gruppi di provocatori hanno cambiato lo scopo del meeting e hanno attaccato i palazzi del presidente e del parlamento. Voglio sottolineare che si tratta di uno sparuto gruppo di qualche decina di persone, che ha devastato ed incendiato questi due palazzi. Questo però è bastato all’attuale governo e al PCRM per giustificare la violenza nei confronti di tutti i cittadini e l'instaurazione di un clima di paura e di terrore nella società.
Il presidente Voronin ha interrotto le relazioni diplomatiche con la Romania accusando Bucarest di avere fomentato la rivolta in Moldavia. Lei cosa pensa?
Voronin ha tenuto un atteggiamento isterico nei confronti della Romania, accusandola di voler annettere i nostri territori. L’attuale territorio della Moldavia è stato annesso dall’Unione Sovietica con il patto Hitler - Stalin. La Romania è stata la prima nazione a riconoscere la sovranità della Moldavia dopo la fine dell’URSS. Voronin ha usato l’innalzamento della bandiera romena sui palazzi del Parlamento e della Presidenza come pretesto, per accusare la Romania di un tentativo di colpo di Stato. E per la prima volta nella storia dell’UE, l’ambasciatore di uno Stato membro di questa organizzazione è stato espulso. Le immagini dimostrano che la persona che ha issato la bandiera lo ha fatto con il concorso delle forze di polizia. Si tratta di un’azione orchestrata per allontanare la Moldavia dall’UE e per instaurare un regime dittatoriale e criminale.
Qual è il peso esterno di Mosca e di Bucarest in questa complessa vicenda?
La Russia ha avuto una reazione immediata e forte sugli avvenimenti accaduti in Moldavia. I media russi, gli unici che hanno avuto il permesso di accedere in territorio moldavo in questi giorni, hanno parlato apertamente di colpo di Stato organizzato dalla Romania. Poi, con l’attenuarsi dei fatti, la reazione russa è cambiata. Le atrocità commesse dal regime di Voronin sui propri cittadini hanno forzato la Russia a prendere le distanze. Anche gli stessi nazionalisti russi di Vladimir Zhirinovsky hanno mutato posizione.
La Romania invece ha avuto una reazione più composta e ha gestito la situazione mantenendo sangue freddo. In questa situazione chi soffre di più sono i semplici cittadini. Esiste un numero molto grande di famiglie che hanno parenti in entrambi gli Stati, Romania e Moldavia, e la chiusura dei confini li penalizza davvero molto. Allo stesso tempo, anche sul piano economico le perdite sono estremamente gravi. La Romania è un mercato molto importante per la Moldavia. Abbiamo comunque ottenuto rassicurazioni da parte del governo rumeno che i cittadini moldavi non subiranno alcun effetto a causa delle azioni sconsiderate del regime di Voronin.
Cosa chiedono gli studenti scesi nelle piazze al presidente Voronin?
Prima di tutto libertà e rispetto delle regole, visto che le elezioni sono state falsificate. Gli studenti anticomunisti pretendono un trattamento uguale a chi vota per il PCRM. Voronin è riuscito nei suoi due mandati a polarizzare in modo estremo la società moldava. La dichiarazione alla stampa ad urne chiuse di non volere accordare nessuna chance all’opposizione ha acceso gli animi. I giovani si sono visti ancora una volta nella situazione di dover cercare una vita migliore all’estero.
Come giudica l’atteggiamento di Unione Europea e Stati Uniti?
Nel corso di otto anni di governo comunista in Moldavia, sia la UE che gli USA hanno tenuto un atteggiamento troppo blando verso questo regime. Speriamo che adesso UE e Stati Uniti dimostrino attaccamento ai valori democratici. Siamo parte dell’Europa e vogliamo vivere in un mondo libero.
(Si ringrazia Gianni Boninsegna per la collaborazione e la traduzione dal moldavo)