Dibattito con il morto
13.05.2009
Da Mostar,
scrive Dario Terzić
Prove di riavvicinamento tra i due maggiori partiti croato bosniaci, mentre il figlio di Alija Izetbegović si candida alla presidenza dell'SDA. Il dibattito politico nella Federazione di Bosnia Erzegovina e l'omicidio del vice presidente dell'SDS in Republika Srpska, nostro aggiornamento
Dopo più di tre anni, l'Unione Democratica Croata (HDZ) della Bosnia Erzegovina tornerà ad essere una sola. Tutto sarebbe infatti già pronto per la riunificazione tra i due HDZ attuali – l'HDZ BiH e l'HDZ 1990 - in un unico partito. Una commissione speciale si riunirà alla fine di maggio per organizzare il Congresso della riunificazione, e il partito tornerà ad essere proprio come prima, con un unico nome: HDZ BIH.
Il congresso si terrà a Mostar, ma alcune direttive importanti sono arrivate da Zagabria, per la precisione dal Primo ministro croato Ivo Sanader. E' stato lui a mettersi d'accordo con Dragan Čović, leader dell'HDZ BiH, sul futuro del partito di “tutti i croati” in Bosnia Erzegovina. Nonostante le dichiarazioni del segretario dell'HDZ croato, Ivan Jarnjak, secondo cui Sanader non si sarebbe coinvolto negli affari di partito di un altro paese, si sa che da mesi il Primo ministro croato sta cercando di rappacificare i due partiti croato bosniaci, quello guidato da Dragan Čović e quello di Božo Ljubić.
Va ricordato che proprio Sanader, in un certo senso, aveva benedetto la fondazione del partito HDZ 1990 nell'aprile 2006. Sanader, in quel periodo, sembrava infatti simpatizzare molto di più per la politica di Ljubić. Prima dello scisma, nell'HDZ BiH c'erano moltissimi conflitti, problemi e malintesi tra due fazioni: quella più “dura”, guidata da Čović, e quella più “morbida” di Ljubić. Il numero di poltrone, a quanto sembra, alla fine non soddisfaceva tutti i membri dell'HDZ. La frazione di Ljubić, Raguž, Merđo ed altri cercava di cambiare l'immagine che Čović aveva lasciato nell'opinione pubblica, soprattutto per le tante cause intentate contro di lui e sempre riguardanti frodi o corruzione. Visto che non riusciva a fare nulla, alla fine Ljubić aveva fondato un nuovo partito, l'HDZ 1990, alludendo nella data alle origini del partito e all'inizio della storia dell'HDZ in Bosnia Erzegovina.
Con un nuovo partito, e l'appoggio di Sanader, Ljubić pensava di vincere le elezioni dell'autunno 2006. Ma lo pensava anche Čović. Così il “grande voto croato” in Bosnia Erzegovina si divise, o per meglio dire si disperse fra i due partiti, e alla fine il vincitore fu un terzo. Al posto croato nella presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina si insediò così Željko Komšić, dei socialdemocratici (SDP). Fu una grande delusione per il popolo croato (quello nazionalista) in Bosnia, ma soprattutto in Erzegovina.
Con lo scisma del 2006, la base dell'HDZ in Bosnia Erzegovina ha perso la propria forza. Rimangono ancora 16 mesi prima delle nuove elezioni politiche. C'è tempo per organizzarsi e prepararsi bene per vincere qualcosa, almeno un posto nella presidenza del paese.
La stampa bosniaca negli ultimi giorni ha pubblicato moltissime notizie sull'argomento. Prima Čović ha dichiarato che un numero di rappresentanti dell'HDZ 1990 sarebbe passato nel suo partito, l'HDZ BiH. Poi la notizia è stata smentita dall'HDZ di Ljubić. Čović, intanto, negava la possibilità di una riunificazione, sostenendo che il suo partito si sarebbe “rinforzato” con alcuni esponenti dell'HDZ 1990. I giornali infine hanno scritto che Sanader non vorrebbe vedere né Čović né Ljubić tra i capi del nuovo partito, ma persone nuove.
Quella, però, sembra davvero una missione impossibile. Chiaro, nessuno dei due leader vuole rinunciare al potere. La soluzione potrebbe essere quella di una presidenza collegiale al posto di un unico presidente dell'HDZ. Le speculazioni, e le possibilità, sono molte. Fine maggio si avvicina e presto sarà più chiaro in quale direzione va(nno) gli HDZ in Bosnia Erzegovina.
La fine di maggio sarà molto interessante anche per un'altra formazione di primo piano nello scenario politico bosniaco: l'SDA (Partito di Azione Democratica, bosgnacco) dovrà infatti scegliere il suo nuovo presidente. L'assemblea del partito è fissata per il 26 maggio. I candidati non ci sono ancora, ma si parla insistentemente di tre nomi: Bakir Izetbegović, figlio del defunto presidente della Bosnia Erzegovina Alija Izetbegović e - secondo alcuni - vero leader dell'SDA; Sulejman Tihić, l'attuale presidente del partito; Adnan Terzić, ex Primo ministro.
Tutti tre giocano con il carisma di Alija Izetbegović. Terzić parla della sua ”politica universale”, mentre Tihić sottolinea che in questi ultimi anni (quindi da quando lui è presidente) l'SDA è veramente sulla scia di Izetbegović. Per molti, però, il vero erede di Izetbegović è suo figlio Bakir, uomo politico e imprenditore molto potente in Bosnia. Izetbegović junior, attualmente vicepresidente dell'SDA, ha annunciato che nel caso non ottenesse la carica di presidente lascerà il partito: “Faccio tutto o niente, sono stanco di fare le cose a metà.”
Mentre nella Federazione BH, una delle due entità in cui il paese è diviso, il clima politico è segnato dai preparativi per una possibile riunificazione dell'HDZ e dalle elezioni alla presidenza dell'SDA, in Republika Srspka si respira tutt'altra atmosfera. Negli ultimi giorni al centro dell'attenzione c'è l'assassinio di Branislav Garić (46 anni), vicepresidente dell'SDS (Partito Democratico Serbo) e uno dei più importanti politici di Doboj. Il suo assassino è Rajko Savić (47 anni), imprenditore edile della stessa città. Subito dopo l'omicidio si sono sparse voci su di una possibile resa dei conti politica, e alcuni media hanno accusato il premier dell'entità serbo bosniaca, Milorad Dodik, e il suo Partito Socialdemocratico Indipendente (SNSD).
“Si tratta di una cosa terribile, e l'SNSD non c'entra niente”, ha subito dichiarato Dodik. Pian piano sono venuti a galla diversi elementi. Molti commentatori hanno parlato della presenza di una “mafia edile” molto ben organizzata. Savić era uno dei più grandi imprenditori edili in Republika Srpska, e sembrerebbe che il defunto Garić fosse coinvolto in alcune vendite poco chiare di terreni. Dopo l'assassinio, Savić ha subito lasciato Doboj ed è partito per Sarajevo, dove si è consegnato alla polizia locale. In una telefonata al fratello aveva detto “di avere paura di possibili montature della polizia a Doboj”. Savić sarà processato per l'omicidio, ma sembra che insieme a lui saranno processate anche molte altre persone coinvolte a vario titolo negli affari edili in Republika Srpska. I media locali si stanno concentrando su questo caso, non solo per gli aspetti giudiziari, ma anche per i legami che potrebbero venire alla luce tra mafia e politica.