Una situazione assurda. Sette mesi dopo le elezioni, Mostar è ancora senza sindaco. In questa città, dove da anni ormai tutto è possibile, anche questo è diventato normale. Perché?
Le elezioni amministrative dell'ottobre scorso dovevano portarci un nuovo Consiglio comunale e un nuovo sindaco. Secondo lo statuto della città di Mostar, imposto dall'Alto Rappresentante Paddy Ashdown alcuni anni fa, nel Consiglio comunale - composto da 35 consiglieri - dovrebbero esserci 15 bosgnacchi, 15 croati, 4 serbi e uno in rappresentanza dei cosiddetti “altri”. Tutto questo per rispettare il censimento del 1991. Alle ultime elezioni l'SDA (Partito di Azione Democratica, bosgnacco) ha vinto con 12 mandati, contro i 7 dell'HDZ BiH (Unione Democratica Croata della Bosnia Erzegovina).
Per la composizione del nuovo Consiglio comunale, come al solito, si è dovuto aspettare un po', circa tre mesi di trattative. I voti erano divisi tra quattro partiti, e nessuno poteva decidere da solo. Alla fine di gennaio Mostar ha avuto il finalmente il suo Consiglio comunale, guidato da un giovanissimo presidente, il 27enne Danijel Vidović dell'HDZ BiH.
Siccome a Mostar si divide tutto, questa volta il sindaco avrebbe dovuto essere un bosgnacco, dell'SDA. Questo anche in base ad un accordo (non scritto) tra i due principali partiti croato e bosgnacco fatto nel 2004. Quella volta, l'SDA aveva accettato la candidatura di Ljubo Bešlić dell'HDZ BiH a sindaco di Mostar, ma con l'assicurazione che il prossimo sindaco sarebbe stato un bosgnacco.
Quell'accordo, però, oggi non vale più. Ljubo Bešlić, molto semplicemente, non se ne vuole andare. Sette mesi dopo le elezioni, il sindaco di Mostar è ancora lui.
La nomina deve essere decisa dal Consiglio comunale che, da gennaio ad oggi, ha già votato moltissime volte. I signori consiglieri, tuttavia, non sono mai riusciti a portare a termine questa complicatissima procedura. Per diventare sindaco bisogna ottenere 18 voti in Consiglio comunale, ottenendo quindi la fiducia da più della metà dei consiglieri. Da mesi, però, c'è un braccio di ferro fra Ljubo Bešlić - il sindaco uscente - e Suad Hasandedić, il candidato dell'SDA. A volte Bešlić prende 13 voti, e Hasandedič 12, la volta dopo 12 contro 14, e così via. Non finisce mai. E c'è sempre un numero di astenuti, sette, otto, o qualche consigliere che proprio non va a votare.
E' molto difficile raccontare l'assurdità della situazione di Mostar. Ci sono moltissime teorie. Una parte dei croati proprio non vuole cedere il posto di sindaco ai bosgnacchi. Sostengono che tutte le grandi città della Federazione, come Sarajevo, Tuzla e Zenica, sono già guidate da un sindaco bosgnacco, e che almeno Mostar dovrebbe essere un'eccezione. Per loro, Mostar è una città a maggioranza croata.
L'SDA, d'altra parte, sostiene di aver ottenuto alle scorse votazioni più voti dei due maggiori partiti croati insieme (HDZ BiH e HDZ 1990) e che, in base al censimento del 1991, a Mostar i bosgnacchi erano più numerosi dei croati e che quindi non si può parlare di una città croata. In ogni caso, restano molti dubbi.
Perché, ad esempio, il candidato dell'SDA non è riuscito ad ottenere finora più di 14 voti, avendo firmato un accordo più di un mese fa con i socialdemocratici (SDP), il Partito per la Bosnia Erzegovina (Stranka za BiH) e il partito Radom za Boljitak (Con il lavoro per il progresso) dei fratelli Lijanović? Quasi una decina di consiglieri, inoltre, ogni volta non si presenta alle votazioni.
Ci si chiede, poi, come possa funzionare la città, viste le condizioni in cui si trova. Ha ragione chi sostiene che Mostar, in realtà, non funziona da anni. Ma in questi ultimi sei mesi la città sta vivendo una vera catastrofe.
Con un Consiglio comunale in queste condizioni, e senza sindaco, è tutto bloccato. Siamo ormai a maggio, e non è ancora stato approvato il bilancio cittadino. Dopo tante sedute fallite, finalmente a fine marzo è stato approvato un bilancio temporaneo, per tre mesi. I dipendenti delle istituzioni locali, nel frattempo, erano arrivati sull'orlo di una crisi di nervi. Intere famiglie senza stipendio, e il Consiglio comunale che si riunisce spesso senza fare niente. Le sedute venivano sempre interrotte. Bastava cominciare a parlare del nuovo sindaco, e tutto finiva nel caos.
Nel frattempo, però, è successo anche un piccolo miracolo. Qualcuno ha reagito. Un giorno, infatti, Mostar si è trovata tappezzata da manifesti: ”Kenjca za gradonačelnika” (Un asino per sindaco).
Kenjac è un particolare termine erzegovese per magarac (asino). Nella tržnica (mercato) di Mostar, per più di 30 anni c'è stata la statua di un asino. E' un simbolo dell'Erzegovina. Esasperati per l'incapacità dei consiglieri di mettersi d'accordo, i cittadini di Mostar spinti dal movimento DOSTA (Basta) hanno preso questa iniziativa. Le acque si sono mosse, almeno per un po'. In città si parlava di vergogna, dell'incapacità delle autorità… E' stata organizzata anche una protesta davanti al palazzo sede del Consiglio comunale. I dimostranti hanno portato un vero asino, candidato a sindaco di Mostar. Siccome la manifestazione non era stata preannunciata, la polizia ha reagito mandando a casa i manifestanti con l’asino. La protesta popolare è finita così. Un po' di scalpore, ma una settimana dopo è sopraggiunto l'oblio, e tutto è tornato come prima. Un'altra seduta del Consiglio, ma il sindaco non è uscito. Poi un'altra, e un'altra ancora, l'undicesima, e così via…
Tutti quelli che lavorano per il Comune e le istituzioni comunali riceveranno lo stipendio di marzo in maggio. Per il futuro non si sa niente, perché il bilancio non è ancora stato approvato. La gente si lamenta, ma sempre nel solito modo mostarino, a bassa voce.
Il cantone Erzegovina-Neretva, intanto, ha deciso di ridurre gli stipendi del 15% a causa della recessione. Gli insegnanti hanno protestato, davanti alla sede delle autorità cantonali. La decisione è stata sospesa, ma non è ancora chiaro cosa succederà.
A Mostar sono tutti d'accordo sul fatto che la nomina del sindaco è diventata una cosa assurda, un circo. Tutti ci ridono sopra, ma finisce lì. I consiglieri, intanto, sono sempre pagati per il lavoro che (non) fanno. Nel frattempo sono nate diverse proposte: che venga cambiato lo statuto della città (i croati pensano di poterci guadagnare), o che sia cambiata la procedura e il sindaco sia eletto in modo diretto, dai cittadini. La preoccupazione, tuttavia, è ancora tutta concentrata sulla nazionalità del sindaco, se sarà un croato oppure un bosgnacco. Tutto il resto, per il momento, sembra meno importante...