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Un voto senza sorprese

10.10.2008    Da Banja Luka, scrive Gordana Katana
I risultati definitivi delle elezioni amministrative in Bosnia Erzegovina confermano la vittoria di SNSD, SDA e HDZ BiH. Possibili ripercussioni sulla coalizione di governo in Republika Sprska, le ragioni del crollo del partito di Silajdžić
Secondo gli analisti, i risultati delle elezioni locali tenutesi lo scorso 5 ottobre in Bosnia Erzegovina erano quai del tutto attesi. Si è votato per i sindaci e i membri dei consigli comunali nelle città e nel distretto di Brčko, e per il sindaco di Banja Luka.

Il miglior esito è stato conseguito dall'Unione dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD), che hanno ottenuto 43 comuni, poi dal Partito d'Azione Democratica (SDA) a cui ne sono andati 37, e da HDZ-Bosnia Erzegovina con 16 comuni.

Sulla base di questi dati, l'SNSD è l'unico partito che, a partire dal 2004 (quando si sono tenute le ultime elezioni locali), registra una crescita costante del suo consenso tra gli elettori.

Secondo Slobodan Vasković, redattore del magazin “Stav“ di Banja Luka, in Republika Srpska, “come ci si aspettava, è continuata l'inerzia del sostegno dei cittadini dalle elezioni comunali del 2006, quando era in gioco la posizione dell'SNSD in RS”.

“Ora è del tutto chiaro che l'SNSD ha un'organizzazione salda sia dal punto di vista orizzontale che verticale, a differenza dell'opposizione, che in questo momento non è in grado di costituire una valida alternativa al governo attuale”, ha affermato Vasković.

La caratteristica di queste elezioni è il fatto che, oltre a Banja Luka e Trebinje, l'SNSD non è riuscito a vincere nei comuni chiave della RS.

Infatti, Prijedor, Bijelina e Doboj, insieme a Banja Luka, sono i principali centri elettorali di questa entità, ma per l'SNSD restano un ostacolo inamovibile. La dura campagna condotta a Doboj, l'attività di lobby a Bijelina e le minacce a Prijedor, non sono servite a Dodik – afferma Vasković – per espugnare i comuni dal DNS (Alleanza democratica popolare) e dal Partito Democratico Serbo (SDS). Proprio questo, sottolinea il nostro interlocutore, fa vedere che l'opposizione è riuscita a restare in vita.

Per quanto riguarda l'aspetto finanziario, l'SNSD deve il suo buon risultato elettorale anche al fatto che ha condotto l'intera campagna partendo da una posizione molto più agevole rispetto agli altri partiti. Sono stati coinvolti, infatti, tutti i componenti del governo e il vertice delle autorità legislative, ma sono state usate anche tutte le risorse finanziarie di cui dispongono (quindi attingendo anche al budget della RS). Non sorprende, quindi, il commento del leader del PDP Mladen Ivanić, che afferma “la battaglia per i voti è stata condotta con i soldi dell'entità e dei comuni.

Così come ci si aspettava la vittoria elettorale dell'SNSD in RS, allo stesso modo non ha molto sorpreso la vittoria dell'SDA nella Federazione della Bosnia Erzegovina. Questo partito è rimasto alla guida, fedele alle posizioni che sostiene fin dalla sua fondazione nel 1990, ed è tradizionalmente rivolto all'elettorato bosgnacco.

La retorica nazionale, l'impegno per una Bosnia Erzegovina unita e la protezione dell'identità del popolo bosgnacco, sono alla base della vittoria dell'SDA. A questo proposito bisogna tenere a mente anche il fatto che parte degli elettori, che alle elezioni comunali del 2006 ha votato per il Partito per la Bosnia Erzegovina (SBiH) e per il suo leader Haris Silajdžić, questa volta ha dato la sua fiducia all'SDA.

Di fatto l'SBiH non ha perso i suoi seggi nei comuni che guidava già dal 2004, bensì non ha avuto presa nelle località minori, ed è venuto meno anche il grande sostegno dell'elettorato nei parlamenti locali. Ricordiamo che Silajdžić e il suo SBiH, hanno vissuto la loro ascesa politica nel 2006 soprattutto perché sono riusciti a votare i cambiamenti costituzionali che si sarebbero dovuti approvare nell'aprile dello stesso anno. Allora l'SBiH è stato il principale fautore di quelli che, come è stato evidenziato, sono i “cambiamenti cosmetici della Costituzione della Bosnia Erzegovina”. Due anni dopo, la situazione in Bosnia Erzegovina è rimasta ad un punto morto per quanto riguarda la costituzione e le riforme radicali. Tutto questo ha portato alla caduta della sua popolarità tra gli elettori.

HDZ 1990, che per la prima volta ha partecipato alle elezioni locali in Bosnia Erzegovina, ha ottenuto 4 comuni nella Federazione. Il suo portavoce, Veso Vagar, ha dichiarato che i risultati raggiunti sono al di sotto delle aspettative, ma non c'è da disperarsi. Anche se è ancora troppo presto per parlare di pieno successo o insuccesso di questo partito, tuttavia si deve tenere presente che ha offerto ai bosniaci croati poco meno di quanto propone anche HDZ Bosnia Erzegovina. Da questo si deduce che i bosniaci croati, che hanno dato la loro fiducia all'uno o all'altro HDZ, l'hanno fatto più secondo il principio della preferenza al singolo politico, piuttosto che sulla base dei loro programmi, che oltretutto affrontavano più i temi politici globali rispetto alle esigenze dei cittadini a livello locale.

Secondo le attese, SDP Bosnia Erzegovina (Partito socialdemocratico) ha realizzato anche a queste elezioni i migliori risultati nei grandi centri urbani come i comuni di Centar e Novo Sarajevo nel cantone di Sarajevo, oppure a Tuzla. Gli abitanti della Bosnia Erzegovina non si identificano ancora con la retorica della costruzione di una società dei cittadini, dell'occupazione e della giustizia sociale. In un paese regolato costituzionalmente sul principio del privilegio dei diritti collettivi – nazionali, e dove il livello di intolleranza interetnica è ancora piuttosto alto, non si vede, nelle località minori, l'attenzione del singolo politico ai cittadini.

Un elemento importante di queste elezioni è che accanto a tutte le previsioni, circa il 50% degli elettori si è recato ai seggi. Le valutazioni hanno dimostrato che i cittadini sono generalmente insoddisfatti del governo e dell'opposizione, e questo avrebbe potuto portare ad un aumento dell'astensione, ma è evidente che per le discipline di partito, o per la convinzione di poter scegliere un'alternativa alla condizione attuale, gli abitanti hanno tuttavia deciso di sostenere il processo elettorale.

Come alternativa alla situazione esistente si è proposto il Nostro Partito. Nato su iniziativa del regista e vincitore dell'Oscar Danis Tanović, Nostro Partito è entrato nel governo locale dei comuni del cantone di Sarajevo ed ha ottenuto un posto di sindaco nel comune di Petrovac.

Le elezioni locali e la campagna che le ha precedute, secondo il giudizio generale avranno delle ripercussioni anche nei rapporti interni alla coalizione di governo in RS. Infatti, il premier della RS e leader dell'SNSD Milorad Dodik, non soddisfatto del modo con cui i partner della coalizione (PDP e DNS) hanno condotto la campagna elettorale, ha annunciato anche una rivalutazione dei rapporti interpersonali. Concretamente questo vorrebbe dire che nell'arco di questo mese si potrebbe arrivare ad una ricostruzione del governo della Republika Srpska, ovvero all'estromissione dei ministri del PDP e del DNS. Ivanić, che finora aveva taciuto agli attacchi di Dodik, in seguito alle elezioni ha cambiato registro. “Non siamo servi che soddisfano i desideri dell'SNSD”, ha dichiarato Ivanić, e ha fatto sapere a Dodik che se in futuro non saranno partner di uguale diritto non ci sarà alcuna coalizione.
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