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Elezioni alla erzegovese

01.10.2008    Da Mostar, scrive Dario Terzić

In Erzegovina ci si chiede quali partiti prevarranno nella comunità croata e in quella bosgnacca alle prossime amministrative. Quale che sia il risultato, restano poche le speranze di vero cambiamento, e di superare la spaccatura che tiene lontane le due sponde della Neretva
Arrivano le elezioni in Bosnia Erzegovina (BiH). La data fissata per le consultazioni è il prossimo 5 ottobre. Questa volta si vota per le amministrative. Cambierà qualcosa? E cosa?

Qualcuno potrebbe dire che in Bosnia da anni non cambia niente, e soprattutto in Erzegovina. Ma si sa, questa regione fa storia a sé. E un caso particolare è anche il capoluogo della regione, la splendida città di Mostar.

La divisione della città continuerà a sentirsi anche dopo le elezioni del 5 ottobre, tutti ne sono convinti. Il problema è solo capire come sarà spartito il potere a Mostar. Una cosa è certa, la sponda ovest sarà sempre governata dai croati, e quella est dai bosgnacchi. Rimane solo una domanda: quali partiti vinceranno su una sponda e l'altra della Neretva ?

Per la parte ovest di Mostar sono due i partiti in gara: l' "HDZ BiH" e l' "HDZ 1990". Ricordiamo che poco più di due anni fa l’HDZ (Unione democratica croata) in Bosnia Erzegovina si è spaccata, dividendosi in due fazioni, una guidata da Dragan Čović, l’altra capeggiata da Božo Ljubić. I conflitti interni a quello che era il più influente partito croato ne hanno causato la scissione, dando vita così a due formazioni politiche distinte.

In questo modo il popolo croato di Bosnia ha perso il potere che aveva a livello nazionale, tanto che alle elezioni politiche del 2006 il posto del presidente non andato né a Čović né a Ljubić, ma al candidato dei socialdemocratici, Željko Komšić.

Le elezioni del 2008 sono le prime elezioni locali per il nuovo "HDZ 1990". Siccome due anni fa i due partiti croati hanno ottenuto risultati vicinissimi l'uno all'altro, c’è da aspettarsi che una situazione simile verrà a crearsi anche questa volta.

Lo stesso succede a Mostar est. Qui abbiamo due grandi partiti bosgnacchi: l'SDA (Partito d’azione democratica) e la "Stranka za BiH" (Partito per la BiH). Secondo alcuni sondaggi l’SDA gode di un grande vantaggio, ma bisogna essere cauti con le previsioni.

Anche negli anni passati, dopo le elezioni, a Mostar si sono dovuti aspettare due o tre mesi per la formazione del Consiglio comunale. Perché è soltanto dopo le elezioni che comincia la lunga corsa dei negoziati per la creazione di coalizioni di governo. Alla fine il risultato è sempre lo stesso. Un partito bosgnacco controlla la parte est della città, un partito croato quella ovest.

Anche se sulla carta la città dovrebbe essere unita, in realtà tutto continua ad essere diviso. Se il sindaco è croato, allora il presidente del Consiglio comunale deve essere bosgnacco. E ognuno crea attorno a sé il proprio circolo di potere. E nell’ambito dello stesso Consiglio comunale ci sono due club (croato e bosgnacco) e l'assemblea praticamente funziona con due camere separate.

Negli ultimi anni Mostar, almeno sulla carta, dovrebbe "funzionare" come una città unita, come risultato dello Statuto della città imposto dall’allora Alto rappresentante in BiH Paddy Ashdown. Prima dello Statuto Mostar aveva sei municipi. Ormai i municipi non ci sono più, ma per quanto riguarda il processo elettorale la città è divisa nelle cosiddette aree urbane. Paddy Ashdown intendeva rispettare la composizione della popolazione di Mostar prima della guerra, e così lo Statuto impone quanti posti nel Consiglio comunale possa avere ogni singolo popolo. Sono le famose quote nazionali.

Lo statuto imposto dall’Alto rappresentante non piace ai croati, che si sentono vittime. A Mostar, dopo la guerra, il loro numero è cresciuto, ma sono sempre in vigore le quote nazionali esistenti prima della guerra. E per la popolazione croata è una cosa poco logica che ogni “area urbana” abbia lo stesso numero di consiglieri.

“In questo modo un voto della area Sud est vale come tre voti del Sud ovest” - sostiene Tihomir Alilović, portavoce dell'"HDZ BiH" (nell’area Sudovest i votanti registrati sono 29.815 e nel Sudest 6.800). “È una discriminazione per i croati”, ritiene Josip Merdžo segretario generale dell'"HDZ 1990". A Mostar voteranno 89.220 elettori. Un partito ha bisogno di 1350 voti per poter entrare nel Consiglio comunale.

Chi sarà il nuovo sindaco di Mostar? Secondo le regole sarà il nuovo Consiglio comunale ad eleggerlo. Tra i candidati ci sono l’attuale sindaco Ljubo Bešlić (HDZ BiH), Jure Musa (HDZ 1990), Faruk Ćupina (SDA), Mili Huseinbegović (Stranka za BiH), e Selma Jakupović (SDP). I bosgnacchi si augurano che questa volta, dopo un croato (Bešlić), sia l’ora di un sindaco della loro comunità.

Alle elezioni amministrative di Mostar si presentano 17 partiti politici. Abbiamo già nominato i più forti: i due HDZ, lo SDA e la "Stranka za BiH". In Bosnia Erzegovina i socialdemocratici (SDP) godono di un certo potere, ma a Mostar sono deboli. Forse questo è dovuto alle divisioni che attraversano la città. Altre possibilità e tendenze non nazionali rimangono in minoranza. C’è chi pensa che la colpa invece sia solo dello stesso SDP, incapace di esprimere un leader politico forte.

Questo è quanto succede nel capoluogo erzegovese. Nella zona occidentale della regione la situazione è un po’ diversa. L’Erzegovina occidentale è quasi interamente croata, ma a parte i due HDZ vi sono anche altri partiti. Così a Široki Brijeg è molto probabile che il futuro sindaco sarà un rappresentante di "Radom za boljitak" (Con il lavoro per il progresso), il partito dei fratelli Ivanković-Lijanović (ricchi imprenditori).

L’attuale sindaco di Široki Brijeg è un membro dell’"HDZ BiH", ma molti al suo posto vedono Stipe Šakić (Boljitak). Tutto questo perché l’"HDZ BiH" negli ultimi anni è stato protagonista di moltissime gaffe politiche: divieti a manifestazioni e proteste, casi di corruzione, ecc. Per quanto riguarda altri comuni, l’"HDZ BiH" è generalmente molto forte, ma non possiamo dimenticare anche i partiti che a Mostar sono marginali, in Erzegovina occidentale fanno sentire spesso la loro voce, come l’HSP Đapić-Jurišić.

Diversa la situazione nella valle della Neretva, che porta da Mostar verso Sarajevo, dove si trovano città a maggioranza musulmana. Qui ci si aspetta una vittoria del SDA, anche se la "Stranka za BiH" è decisa a non alzare facilmente bandiera bianca.

Per finire, ci sono le acque agitate in cui naviga l’SDP, che in tutta l’Erzegovina resta ancora troppo debole. C’è chi arriva ad affermare che questo partito stia raggiungendo la morte clinica. Se così fosse, sono poche le chance per dei veri cambiamenti. Poche possibilità di dialogo, ognuno parlerà per sé. E tra di loro, il fiume Neretva.
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