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Il voto di Mostar

17.10.2008    Da Mostar, scrive Dario Terzić

A Mostar l'HDZ-BiH cede di fronte al Radom za boljitak, il partito dei fratelli imprenditori Lijanović. Al primo posto l'SDA. Polemiche sul sistema elettorale, mentre in città circolano illazioni su possibili acquisti di voti. Le ipotesi sul prossimo sindaco
Si sono tenute le elezioni amministrative in Bosnia Erzegovina. Ricordiamo, la data era quella del 5 ottobre scorso. Ma come al solito, dal giorno dopo, a Mostar non si capiva niente. E come al solito, ci vorrà un po' di tempo per capire come sarà la situazione e chi prenderà il potere nel capoluogo erzegovese. Il gioco infatti inizia subito, il giorno successivo alle elezioni, quando cominciano le manipolazioni e le scommesse su chi andrà in coalizione con chi.

I primi risultati sono stati una grande sorpresa. Dopo quindici anni, a Mostar l'Unione Democratica Croata della Bosnia Erzegovina (HDZ-BiH) ha perso. L'altra sorpresa è stata il partito Radom za boljitak [Con il lavoro per il progresso, ndr], dei fratelli Lijanović che, in base al numero di mandati ottenuti per il Consiglio comunale, si è piazzato al secondo posto, davanti all'HDZ. Nell'ordine, il partito che avrà più consiglieri è l'SDA (Partito di Azione Democratica), con 12 mandati. Secondi sono i Lijanović (Boljitak), con otto mandati, mentre al terzo posto arriva l'HDZ-BiH con soli sei consiglieri. Si è così dimezzato il numero dei mandati dello stesso partito rispetto alle elezioni di quattro anni fa.

All'HDZ-BiH c'è grande delusione. Anche prima delle elezioni, questo partito lamentava l'organizzazione dello Statuto di Mostar secondo cui il voto è diviso in base alle diverse zone della città e ogni zona, a prescindere dal numero dei votanti, ottiene uno stesso numero di mandati. E' successo quello che l'HDZ temeva. Loro hanno ottenuto, in generale, un maggior numero di voti ma, alla fine, hanno perso le elezioni. Uguale sconfitta anche per l'HDZ 1990, che ottiene solo 3 mandati in consiglio comunale. Lo stesso numero, tre consiglieri, anche per i socialdemocratici (SDP), come quattro anni fa. Chi perde più di ogni altro, a Mostar, è il Partito per la Bosnia Erzegovina (Stranka za BiH), che questa volta ottiene solo due mandati. I leader del partito spiegano questa catastrofe con il fatto che “i Lijanović gli hanno rubato i voti.”

Per quanto riguarda l'SDA, questo partito conquista quasi il massimo numero dei mandati. E' riuscito a prendere un consigliere anche nella Zona Sud di Mostar, dove fino ad ora non riusciva a prendere neanche un mandato.

Però adesso viene la domanda, chi potrà formare il governo cittadino? Forse l'SDA? Sì, ma molto probabilmente sarà un governo a tre, insieme ad altri due partiti – ha dichiarato Suad Hasandedić, capolista dell'SDA a Mostar. Noi insisteremo per avere il posto di sindaco. Hasandedić è così uno dei candidati, ma se i partner della coalizione vogliono qualcun altro, Hasandedić è pronto a ritirarsi.

E poi ci sono tanti dubbi per il successo del partito Radom za boljitak formato e guidato dai famosi imprenditori e fratelli Ivanković-Lijanović. Anni fa avevano condotto una strana propaganda, regalando ai potenziali sostenitori galline e altri prodotti alimentari. Quella volta erano finiti male, spendendo tanti soldi per avere scarsissimi risultati. Sembra che ora i Lijanović abbiano imparato la lezione. Qui a Mostar molti sussurrano, come fosse una specie di segreto di Pulcinella, che per le elezioni 2008 i famosi fratelli imprenditori abbiano promesso 100 marchi bosniaci (Km) per ogni voto a loro favore. Si sarebbe creata una rete di “persuasori”, volta ad accogliere nuovi votanti. 30 marchi per ogni voto raccolto. Chi riusciva a trovare 30 nuovi elettori ai Lijanović, si sarebbe preso una cifra di circa 1.000 marchi (500 euro) che, per le condizioni bosniache, sono molto di più di un stipendio medio. Si dice che i voti sarebbero controllati tramite i numeri dell'anagrafe. Ai votanti sarebbe stato promesso che entro il 15 ottobre avrebbero ricevuto quei 100 Km. Si parla di famiglie di cinque componenti che, votando per i Lijanović, guadagnerebbero 500 Km potendo permettersi piccoli cambiamenti in casa. Sui forum, in internet, tutti i giorni si trovano strane corrispondenze sulle ”promesse pagate.” Nel frattempo, alcuni dei cosiddetti “persuasori” smentiscono, dicendo che loro non avevano promesso un soldo. Così cresce il numero di coloro che si sentono ingannati, traditi. Quelli che dichiarano che non voteranno mai più i Lijanović.

Comprare i voti sarebbe una cosa proibita dalle leggi bosniache ma, in questo caso, sarà molto difficile trovare le prove. Nessun documento, nessuna firma per un “acquisto” di voti. Molti però si chiedono come i Lijanovic siano riusciti a ottenere un tale numero di mandati nonostante non abbiano avuto una vera campagna elettorale: niente manifesti, nessun candidato per il sindaco di Mostar…

Mladen Lijanović, il leader del partito Radom za boljitak, smentisce tutte queste accuse: “Non abbiamo comprato voti”, sostiene. Chi sarà il sindaco di Mostar? “A noi non importa se sarà un serbo, un croato oppure un bosgnacco. L'importante è che sia un manager, uno che ci sa fare. A noi andrebbe bene anche stare all'opposizione e controllare le autorità, impedendogli di fare cose sbagliate”, ha dichiarato Mladen Ivanković Lijanović.

Per adesso, a Mostar, la situazione è abbastanza tranquilla. Ma la tempesta ancora deve arrivare. La prima riunione del nuovo consiglio comunale è prevista per la seconda metà di novembre. Davanti a noi ci sono un mese di trattative e di combinazioni. Tra le tante, sono due le ipotesi più probabili. La prima è che il Radom za boljitak vada in coalizione con l'HDZ-BiH, creando così un forte blocco croato. La seconda è quella già vista tante volte: la divisione del potere tra l'SDA (nella parte est della città), e l'HDZ-BiH (con altri partiti croati), nella parte ovest.
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