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Forum Tomizza, il decennale

27.05.2009    Da Capodistria, scrive Stefano Lusa

Una vignetta a firma di Franco Juri
Multiculturalità, transcultura, identità multipla, decostruzione di barriere e concetti. Sono questi i temi portanti del Forum dedicato al grande scrittore Fulvio Tomizza. Luogo di incontro e dialogo che, grazie all’impegno del patron Milan Rakovac, compie oggi dieci anni
Verrà aperta oggi, mercoledì 27 maggio, a Trieste la decima edizione degli incontri di frontiera denominati Forum Tomizza. Giovedì e venerdì l’incontro proseguirà con le tappe oramai tradizionali di Capodistria (Slovenia) e di Umago (Croazia), dove si terrà il gran finale.

Quest’anno il programma del simposio è diviso in due parti. Nella prima si parlerà della figura dello scrittore Fulvio Tomizza a dieci anni dalla sua scomparsa. Sono stati chiamati a raccolta i maggiori conoscitori della materia. Nella seconda parte - dal titolo Crossover - invece si discuterà di confini e di culture di contatto. I 27 partecipanti arrivano del mondo della cultura, della scienza e dei mass-media - provenienti da Italia, Croazia, Slovenia, Austria, Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, e Albania - cercheranno di riflettere sui dissidi vecchi e nuovi presenti in queste aree.

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Come tradizione vuole, il fittissimo programma offre anche serate dedicate alla musica ed alle poesie. In scena alcuni dei migliori interpreti del mondo culturale istriano e non solo. Prevista anche la proiezione di alcuni documentari sulla figura di Tomizza.

L’idea di organizzare una manifestazione in tre città ed in tre stati diversi - che hanno segnato la vita di Fulvio Tomizza - è dello scrittore istriano Milan Rakovac. Tomizza aveva costruito le sue fortune letterarie raccontando l’Istria e gli intrecci esistenti tra italiani, croati e sloveni. Era uno “scrittore di frontiera” a cavallo tra mondi diversi a cui sentiva di appartenere. Un discorso questo poco in linea con quei trends che in quest’area si sono sviluppati sin dall’Ottocento e che cercano di imporre alle persone identità nette e non contaminate.

Quella dell’identità multipla, cioè della transcultura, in queste zone, sembra ancora essere un tabù; al limite si può concedere qualcosa al multiculturalismo, purché ognuno se ne stia chiuso all’interno della propria comunità. Riflettere su Tomizza e sulla sua opera, quindi, può essere un ottimo spunto per promuovere il dialogo, per stimolare riflessioni che non partano da un’ottica nazionalista e che possano anche relativizzarla.

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Rakovac - senza dichiararlo esplicitamente - ha cercato di fare un’operazione per nulla semplice: costruire il mito di Tomizza e decostruire una serie di barriere e preconcetti. Lui, del resto, non sembra aver mai avuto troppi problemi a muoversi contro corrente. Nel 1983 scrisse Riva i druži, il primo romanzo, pubblicato in Jugoslavia, che parlava dell’esodo degli italiani d’Istria. La storia era quella della vedova di un eroe partigiano e di suo figlio che arrivavano con la loro valigia in una Pola dove la popolazione si stava preparando ad andarsene. I riferimenti biografici non mancano visto che Milan Rakovac è figlio di una figura leggendaria della resistenza istriana, Joakim Rakovac. A suo padre - ucciso durante la resistenza e proclamato eroe popolare - sono dedicate vie e piazze praticamente in tutte le città dell’Istria.

Il forum in questi anni è servito per offrire una serie di interessanti spunti di riflessione sul fascismo, le foibe, l’esodo e sulla possibile riconciliazione. Erano temi inevitabili, quelli che la generazione di Milan Rakovac sta scaricando sui propri figli e nipoti senza averli risolti. La tendenza, comunque, è stata sempre quella di cercare il dialogo e di gettare acqua sul fuoco.

Non ci si è limitati, però, a parlare solo del passato, anzi la riflessione è andata avanti. Molto si è discusso sull’allargamento dell’Unione europea, sulla caduta del confine tra Italia e Slovenia e sulla nascita di una nuova frontiera tra Slovenia e Croazia. Per alcuni proprio quest’ultimo confine provoca turbamento e probabilmente ancor più inquietudine creano le attuali baruffe tra i due paesi in sede europea.

La riflessione, in queste edizioni del Forum, non ha riguardato solo quelle che potremmo definire le “psicopatologie di frontiera”, ma ha cercato di andare oltre toccando temi importanti come quelli dell’immigrazione e della necessità di dialogo con i migranti. L’obiettivo, pur rimanendo puntato sui rapporti tra sloveni, croati ed italiani, pian piano si sta allargando anche al resto dei Balcani e negli anni sta dando spazio a giornalisti e studiosi provenienti da tutta l’area dell’ex Jugoslavia e non solo.

Ad ogni modo il forum, a dieci anni dalla sua nascita, non sembra avere ancora esaurito il suo compito. Ha dato spazio a voci alternative e fuori dal coro che in società dove spesso prevale quello che può essere considerato “il pensiero unico” non può che essere positivo. La speranza è che il messaggio possa essere veicolato non soltanto in Croazia ed in parte in Slovenia, ma anche in Italia.
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