Fondamentalismo, populismo
18.06.2009
Da Sofia,
scrive Tanya Mangalakova
Un villaggio in Bulgaria (foto di Maistora, Flickr)
Ribnovo, villaggio montano nella Bulgaria sud occidentale abitato esclusivamente da pomachi, musulmani bulgari. Il sindaco del villaggio viene accusato di fondamentalismo islamico ma le indagini non dimostrano nulla. Nostra intervista con Ahmed Bashev primo cittadino di Ribnovo
Il villaggio di montagna di Ribnovo, dove vivono esclusivamente bulgari musulmani (pomachi), è stato al centro dell'attenzione pubblica bulgara negli ultimi mesi. Tutto è cominciato nella notte del 6 marzo scorso, quando unità dell'antiterrorismo hanno fatto irruzione nell'abitazione dell'amministratore della municipalità di Garmen, Ahmed Bashev e dopo una lunga perquisizione lo hanno condotto a Sofia per interrogarlo.
In precedenza il deputato Yane Yanev aveva accusato Bashev e l'insegnante di religione Murat Boshnak di aver introdotto con la forza forme di radicalismo islamico nella scuola del villaggio. A Sofia i servizi di sicurezza hanno interrogato Bashev alla ricerca di prove sulle accuse di attività volte a fomentare odio etnico e religioso.
L'operazione ha riportato alla mente ricordi del cosiddetto “processo di rinascita” degli anni '70 e '80, quando il potere totalitario bulgaro mutò forzatamente i nomi degli appartenenti alle minoranze musulmane, soprattutto turchi e pomacchi.
Nel dibattito che ha preso vita sui media nazionali in merito alla vicenda di Ribnovo molti commentatori hanno sottolineato come sia preoccupante il fatto che le donne e le ragazze di Ribnovo continuino ad indossare il tradizionale abito dei pomachi, con gli “shalvari” (larghi pantaloni colorati) e la “shamiya” (il velo), e che venga insegnata la religione islamica nella scuola locale. Organizzazioni per la difesa dei diritti umani ed esperti hanno però difeso sia il sindaco che l'insegnante di religione di Ribnovo mettendo in evidenza che nessun elemento concreto è emerso dalle indagini e che alla fine il “caso Ribnovo” si sarebbe dimostrato essere basso populismo pre-elettorale. Il premier socialista Sergey Stanishev, ha poi accusato Yane Yanev di “giocare con il fuoco”. Dell'Islam a Ribnovo e delle ferite del “processo di rinascita” abbiamo parlato proprio con il sindaco di Ribnovo Ahmed Bashev.
Ribnovo è indicato come un villaggio dalla popolazione molto religiosa. Nel suo libro “Il processo di rinascita”, lo storico Mihail Gruev scrive, che secondo dati dei servizi segreti comunisti, all'epoca nel paese c'erano ben quaranta “hodzha” (guide spirituali). E' rimasto particolarmente noto quanto successo il 29 marzo 1964, quando gli abitanti di Ribnovo si sono ribellati contro chi voleva cambiare loro il nome, riunendosi in piazza e respingendo milizia ed esercito con pietre, bastoni e asce. In seguito il villaggio inviò una delegazione al Comitato centrale del partito, e Todor Zhivkov in persona ordinò allora di sospendere l'operazione e di inviare una commissione d'inchiesta sul posto. Fu proprio quella ribellione a ritardare di 7-8 anni la campagna nazionale di cambio forzato dei nomi...
So degli eventi del 1964 dai racconti dei miei parenti. Io allora ero appena nato. A Ribnovo, al tempo del regime, non c'erano 40 “hodzha”, ma solo uno. Dopo il 1989 sono apparse sulla stampa notizie tendenziose, che a Ribnovo gli uomini si vestivano da donne per sfuggire alla polizia e al potere costituito, fatto che però non risponde al vero. Nel 1964 la gente ha reagito spontaneamente, riunendosi e scendendo in strada. A Ribnovo vige ancora un modello di società chiusa. Quando una famiglia si trova in difficoltà, tutto il clan allargato si sente obbligato a correre in aiuto. Nel 1964 chi è sceso in strada l'ha fatto per difendere le proprie tradizioni, insieme ai propri nomi e in fondo, alla propria identità. Il potere allora avvertì che la cosa diventava ingestibile: ci furono soldati picchiati, venne bloccata la strada e tagliato il ponte che portava al villaggio. Fu questo a rallentare il “processo di rinascita”. Todor Zhivkov inviò una commissione, capeggiata dal generale Ivan Bachvarov. Alla gente di Ribnovo disse che l'intera operazione era un errore, e venne portato in trionfo per le strade del villaggio, in modo spontaneo, senza organizzazione preventiva.
Molti media hanno scritto che la religione impedisce la modernizzazione del villaggio. Che legame c'è tra tradizione, religione e modernizzazione a Ribnovo?
Vent'anni fa, anche nel periodo più caldo dell'estate, in moschea bisognava entrare in maniche lunghe o con la giacca, e naturalmente col cappello. Oggi possiamo entrare in maniche corte, e volendo con le ciabatte. L'Islam a Ribnovo non è più così conservatore, ci sono cambiamenti e modernizzazione. Anche il matrimonio tradizionale, che attira molti turisti, sta cambiando, ed è un peccato, perché si sta perdendo il fascino unico di quella cerimonia. Le tradizioni spariscono e spariranno, ma lentamente. In Bulgaria, comunque, il problema non è l'Islam, né il fondamentalismo islamico, che qui non è mai esistito, quanto piuttosto il fatto che non ci sono persone che credono in una fede. E se parliamo di Ribnovo, finché ci saranno ricordi del “processo di rinascita”, lo sviluppo verso la modernizzazione sarà frenato.
Ribnovo è un villaggio a suo modo unico, dove tutte le donne vestono ancora gli abiti tradizionali, con “shalvari” e “shamii”. In molti pensano che le ragazze vorrebbero vestirsi in modo più moderno, ma che i genitori le costringono a tener fede alla tradizione...
Non c'è obbligo. E' un errore pensare che le donne di Ribnovo hanno paura ad indossare vestiti “all'europea” perché altrimenti verrebbero giudicate e insultate nel villaggio. Lo può essere in qualche occasione, anche se mia moglie ha sempre portato vestiti moderni e nessuno ha mai avuto qualcosa da ridire. L'opinione pubblica è comunque un fattore molto potente, che ognuno tiene in considerazione, nel bene e nel male... Anche questo frena lo sviluppo del villaggio. Quando a Ribnovo venne aperto il ginnasio, il villaggio si riempì di specialisti con la laurea. Basti pensare che quando arrivai a Ribnovo, nel 1987, ero l'unica persona con istruzione universitaria. Oggi a Ribnovo non mancano certo i laureati, tanto che alcuni sono addirittura disoccupati. Anche la forte immigrazione verso l'estero esercita una forte influenza sulla società locale. Ora poi stiamo costruendo una nuova strada che collegherà direttamente Ribnovo con la località invernale di Bansko. Tutto questo sviluppo apre la mentalità della gente, e porta ad un'evoluzione veloce.
L'irruzione dei reparti speciali nella sua casa il 16 marzo e le accuse di Yane Yanev di fondamentalismo islamico a Ribnovo sono presto arrivate sulle prime pagine dei giornali e nelle edizioni serali dei tg. Al suo ritorno, l'intero villaggio l'ha aspettata, per poi portarla in trionfo. Quali conseguenze ha avuto questo evento su Ribnovo?
La gente di Ribnovo ancora soffre per quanto accaduto durante il “processo di rinascita”. C'è ancora chi piange madri e padri uccisi in quegli anni. Il giorno stesso in cui sono stato trasferito a Sofia, la gente di tutta la regione era pronta a reagire, e c'è chi voleva partire alla volta della capitale per protestare contro il mio arresto. Sono deluso, visto che da vent'anni mi impegno per la tolleranza interetnica, e per lo stato di diritto. Nel 1989 tutti i risultati ottenuti dal “processo di rinascita”, nel campo dell'abbigliamento, delle tradizioni e dei costumi sono scomparsi, e si è tornati al vecchio come forma di revanscismo. Tutte le ragazze che avevano gettato i loro veli per portare vestiti “all'europea” hanno ripreso a vestire “shalvari” e “shamii”, per dimostrare la loro indipendenza dalla volontà dei politici. A Ribnovo la gente è pronta a reagire nel caso in cui qualcuno tenti di violare la loro identità. C'è sempre un effetto contrario: “Io mi metto 'shalvari' e 'shamii', e tu vienimeli a prendere, se ci riesci”.