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L'ago della bilancia

06.07.2009    scrive Marjola Rukaj

I risultati delle elezioni politiche albanesi non sono ancora definitivi, ma il premier uscente Sali Berisha ha già dichiarato vittoria e si prepara a formare il nuovo esecutivo di centro destra grazie al decisivo supporto dell'LSI, partito di sinistra guidato dall'ex-premier Ilir Meta
Ad una settimana dalle elezioni politiche albanesi, ancora non sono noti i risultati ufficiali. Lo spoglio si è fermato, e un grosso dibattito si è accesso riguardo la regolarità della procedura elettorale di alcune zone della città di Fier, tradizionale bastione della sinistra. Nonostante la lentezza e la complessità dello spoglio, e i risultati ufficiali tutt'altro che vicini, il leader del Partito democratico (PD), Sali Berisha, non ha esitato a proclamare vittoria, tenendo solenni discorsi per ringraziare il popolo albanese, riunendo il governo e deliberando addirittura compensi aggiuntivi per i membri delle commissioni elettorali.

D'altra parte il presidente della Commissione elettorale nazionale, l'organo che dovrebbe dichiarare il risultato, mentre a Tirana non erano ancora arrivati i voti in sospeso di Fier, in una conferenza stampa ha dichiarato che il PD di Berisha aveva vinto le elezioni. Immediate le reazioni degli altri membri della Commissione che hanno smentito quanto dichiarato dal presidente. La vicenda degli ultimi voti che potrebbero far guadagnare un altro seggio cruciale al Partito socialista (PS), rimane aperta.

Ma a Tirana si parla già del nuovo governo, che Berisha non riesce a formare da solo con la sua coalizione. Molti analisti suggerivano di formare una grande coalizione per un governo tecnico per
modificare l'attuale legge elettorale, risultata del tutto inadatta all'Albania. Berisha ha espresso disponibilità a dare vita a coalizioni,seppur non molto estese, escludendo la possibilità di scendere a patti con il PS di Edi Rama. Come previsto, il partito che avrebbe determinato la formazione del nuovo governo è risultato il Movimento socialista per l'integrazione (LSI) di Ilir Meta, formazione politica di sinistra, scissasi nel 2005 dal PS di Fatos Nano.

Nei talk show degli ultimi giorni diversi analisti non avevano escluso la possibilità seppur remota che Ilir Meta cambiasse facilmente fede politica alleandosi con Berisha, pur di ottenere una carica importante nel nuovo esecutivo. Molti però attribuivano una tale ipotesi a scenari di pura fantapolitica. Secondo quanto dichiarato ufficialmente sia da Ilir Meta che da Sali Berisha, però, l'accordo tra i due leader è stato già siglato e già si parla delle cariche che il Movimento socialista per l'integrazione dovrebbe ottenere nel prossimo governo.

Sono solo quattro i parlamentari che il Movimento socialista per l'integrazione manderà in parlamento, e secondo le promesse di Berisha nessuno di loro rimarrà un semplice parlamentare. Nel “testa a testa” elettorale tra le due grandi coalizioni, il ruolo del LSI è stato quello di spostare l'ago della bilancia. Prima delle elezioni erano stati lanciati dei segnali che facevano pensare a una logica di collaborazione tra il partito di Ilir Meta e il PS di Edi Rama. Il principale punto di discordia tra i due leader della sinistra albanese è da sempre la continua aspirazione di Ilir Meta a diventare primo ministro, nonostante le dimensioni estremamente ridotte del suo partito. L'intolleranza di Rama in questo senso ha fatto sì che la conflittualità si acuisse portando Meta verso il polo opposto della politica albanese.

Il Movimento socialista per l'integrazione è nato nel 2005, durante la crisi interna del PS di Fatos Nano, per motivi di rivalità e problemi personali tra Nano e Meta. Quest'ultimo è stato primo ministro nel periodo 1999-2002 e da allora non ha mai nascosto l'ambizione di ridiventarlo. Con una campagna elettorale estremamente costosa, finanziata per lo più a proprie spese, Meta ha promesso che il 28 giugno avrebbe ottenuto almeno 30 seggi, per poter raggiungere il proprio obiettivo. Ma il codice elettorale, fortemente penalizzante per i partiti piccoli, l'ha allontanato da questo obiettivo più di quanto potessero fare le dimensioni del partito. Nella rivalità tra il suo partito e il PS, la questione del codice elettorale, voluto anche da Edi Rama, è diventato un ulteriore motivo di discordia.

Meta intendeva fare del Movimento socialista per l'integrazione il terzo polo della politica albanese, opponendosi sia al PS di Edi Rama, sia al PD di Sali Berisha, ritenendo questi due poli complici e responsabili della paralisi del paese. Ma con lo scarso carattere dei partiti in Albania, basati esclusivamente sulla personalità dei loro leader, con programmi identici che offrono poche novità e che non promettono un'identificazione dell'elettorato, il suo è diventato un partito personale, che ha attirato poche personalità politiche, e un elettorato della regione originaria di Meta, Skrapar, nell'Albania meridionale, nota per il suo retaggio patriarcale, e la forte identità clanica.

Come era chiaro già dalla campagna elettorale, le ultime elezioni sono state una mera corsa al potere, senza badare ai costi. La scelta di Meta, che negli ultimi giorni ha lasciato sconcertato l'elettorato di sinistra, non è senza precedenti nella politica albanese. Proprio nel 2005, il partito agrario di Lufter Xhuveli, presentatosi alle elezioni come un partito di sinistra, si è poi alleato con il PD di Berisha, inaugurando nella politica albanese il cosiddetto fenomeno del “Xhuvelismo”.

Enorme lo sconcerto nell'elettorato di sinistra. Come nel 2005 la sinistra albanese ha ottenuto complessivamente più voti rispetto alla destra, ma la conflittualità interna e le divisioni impediscono di nuovo che si formi un governo di sinistra. La scelta di Meta, cui Berisha ha promesso di diventare presidente del parlamento albanese al posto di Jozefina Topalli, potrebbe risultare di corte vedute ed estremamente penalizzante per il futuro del partito. Nelle prossime elezioni, che vista la scarsa maggioranza in parlamento dovrebbero tenersi a rigor di logica molto prima della scadenza del mandato, il partito di Meta potrebbe essere pesantemente penalizzato dal proprio elettorato che è assolutamente di sinistra.

Ma Meta sembra particolarmente intenzionato ad ottenere il potere. “Sono convinto che l'elettorato mi capirà. – ha affermato per l'edizione albanese di Voice of America – Mi dispiace che il leader del PS continui a comportarsi in maniera ipocrita, mentre questa è una sua sconfitta personale. E' stato lui a insistere per l'approvazione del codice elettorale che ha fatto perdere 12 seggi alla sinistra. E' stato lui a escludere qualsiasi proposta di collaborazione che gli abbiamo offerto. Mi ha proposto di diventare premier con alcuni voti rubati alla maggioranza di destra, per fare fuori Berisha. Questo l'ho rifiutato, perché nessuno può accettare una cosa del genere”.

Nel frattempo Berisha rigetta tutta l'idiosincrasia mostrata in passato nei confronti del LSI di Meta. “Quelle erano parole al vento – risponde al giornalista che glielo ricorda in una conferenza stampa – Il partito di Meta ha un programma molto vicino al nostro. Entrambi siamo guidati da una stella polare che è l'integrazione dell'Albania nell'UE, e l'aumento dei posti di lavoro”.

Edi Rama, apparso scioccato durante una conferenza stampa, ha definito Meta, “responsabile di aver spostato verso destra i voti di 80 mila albanesi”. “Questo patto è stato prodotto dalla sete di potere di Ilir Meta, che ormai non è una novità”, ha commentato il leader del PS.

La sinistra albanese esce indebolita da queste elezioni, davanti a un Berisha che controlla la destra, e che con la sua ansia di celebrare la discutibile riconferma al potere, dimostra di non aver intenzione di passare all'opposizione. Tra numerosi conflitti di interesse tra i suoi alleati, vecchi e nuovi, Berisha sta programmando a tavolino la spartizione delle cariche, mentre il processo elettorale che ricorda molto i tempi bui degli anni '90 è tutt'altro che ultimato.
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