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Il Presidente sloveno Danilo Türk
L'opposizione presenta nel parlamento sloveno una mozione di impeachment nei confronti del Presidente Danilo Türk, respinta poi con un'ampia maggioranza. Contestata un’alta onorificenza conferita a Tomaž Ertl, ultimo ministro degli Interni della Slovenia socialista
Lo spettacolo nel grande circo è oramai iniziato. Questo mercoledì è andata in scena in parlamento la proposta di mettere in stato d’accusa il capo dello stato Danilo Türk davanti alla Corte costituzionale. Con un’ampia maggioranza la camera ha respinto la mozione di chiedere ai giudici di revocare il mandato al Presidente della Repubblica. Nelle prossime settimane, invece, il parlamento prenderà in esame le proposte di sfiducia nei confronti dei ministri degli Interni e dell’Agricoltura, mentre presto potrebbe toccare anche al ministro per la Giustizia.
Tutte iniziative, come nel caso di Türk, che sembrano destinate a fallire ma che stanno portando il confronto politico nel paese alle stelle. L’opposizione non vuole risparmiare nessuna delle frecce che ha nella sua faretra e non sta nemmeno a sottilizzare su quali armi usare. Nel caos quello che sembra sguazzare meglio è il leader indiscusso dell’opposizione Janez Janša. Così, mentre le forze di governo sembrano soffocate dalle loro lotte intestine e dalle bordate dell’opposizione, il suo partito, quello democratico, resta saldamente in testa ai sondaggi d’opinione.
E’ la prima volta, comunque, che in Slovenia viene chiesta la destituzione di un capo dello Stato. Sino ad ora ci si era fermati alle minacce. Aveva rischiato Janez Drnovšek, che nel precedente mandato, si era tirato addosso gli strali del governo di centrodestra per il suo modo d’agire “troppo indipendente” in politica estera.
La richiesta di procedere contro Türk è stata presentata dai Democratici e dai popolari, i due principali partiti d’opposizione. L’accusa che gli viene mossa è di aver violato ben 34 articoli della costituzione. Nodo del contendere il conferimento di
un’alta onorificenza a Tomaž Ertl, ultimo ministro degli Interni della Slovenia socialista.
La medaglia era stata assegnata in occasione del ventesimo anniversario dell’azione “Sever”. Era il primo dicembre del 1989 e i politici sloveni vietarono un meeting serbo-montenegrino in programma a Lubiana, facendo scendere in campo le forze dell’ordine per evitare che quei manifestanti varcassero i confini repubblicani. Si temeva che quella manifestazione potesse servire per defenestrare la dirigenza slovena.
Ad Ertl, ai suoi uomini ed a molti altri protagonisti di quella vicenda, va il merito di aver organizzato quell' “azione”. Ad ogni modo, decorare l’uomo che era a capo dell’apparato repressivo repubblicano della Slovenia socialista, probabilmente, è stata una mossa politica avventata del presidente della Repubblica. Alcuni la considerano l’unico sbaglio evidente di un capo dello Stato molto accorto e con alle spalle una lunga carriera diplomatica. Sta di fatto che il centrodestra è insorto, mentre anche dal centrosinistra non sono mancati mugugni. Persino il premier, Borut Pahor, ha fatto capire, senza mezzi termini, che lui quell’onorificenza non l’avrebbe consegnata ad Ertl; anche se, ha subito aggiunto, che Türk ha tutto il diritto di decorare chi vuole.
Sta di fatto che l’opposizione è andata a nozze. Prima ha internazionalizzato la questione, portandola alla ribalta del congresso del Partito popolare europeo. Poi ha presentato la proposta di impeachment nei confronti del capo dello Stato.
La Slovenia, sulla scena internazionale, in effetti, sembra proprio uno strano paese, in cui s’intitolano strade nella capitale al padre padrone della Jugoslavia socialista, Josip Broz – Tito e si decorano i “capi dei servizi segreti” del precedente regime.
La richiesta di mettere il capo dello Stato in stato d’accusa, però, alla fine potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Non sono stati pochi, infatti, quelli che hanno considerato inappropriata la mossa dell’opposizione. L’impeachment è una cosa seria – è stato detto - e non può essere usata con leggerezza nel confronto politico.
Per presentare una messa in stato d’accusa - è stato precisato – bisogna fornire chiare prove che la costituzione è stata violata, visto che i giudici sono chiamati a valutare seguendo le regole del diritto penale. Ivan Kristan, professore dell’università di Lubiana, ha sarcasticamente invitato i giuristi che hanno contribuito a formulare l'accusa a restituire i loro diplomi di laurea, “perché evidentemente li hanno ottenuti per sbaglio”.
Ad ogni modo il procedimento in parlamento è servito per puntare ancora una volta il dito sulle brutture del passato regime e sulle palesi violazioni dei diritti dell’uomo nel periodo socialista. Proprio questi sono stati gli argomenti che ha usato l’opposizione per presentare come intollerabile l’onorificenza assegnata ad Ertl.
Il conflitto in Slovenia, comunque, è tutto incentrato sui meriti che le singole parti politiche avrebbero avuto nel processo d’indipendenza del paese. Lo scontro su questo argomento infatti è iniziato subito dopo il riconoscimento del paese. Il centrodestra non sembra disposto ad accettare che il merito non fosse esclusivamente delle cosiddette “forze della primavera” e che qualche riconoscimento dovesse venir dato anche a quelle della cosiddetta “continuità” con il passato regime.
Sta di fatto che la transizione slovena fu morbida e durò almeno un decennio. In questo processo un ruolo fondamentale venne giocato dagli oppositori del regime, ma una parte rilevante venne svolta anche dagli apparati del sistema, che non si opposero alla democratizzazione e che lasciarono crescenti spazi di libertà.
Il dibattito sull’interpellanza a Türk, comunque, ha fatto passare in secondo piano la discussione in parlamento sul nuovo codice di famiglia. Il provvedimento consentirà il matrimonio tra le coppie omosessuali e consentirà ai gay di adottare bambini. Proprio queste due formulazioni hanno avviato un vero e proprio scontro ideologico. Per ora la maggioranza di centrosinistra non sembra voler cedere. La legge, così, ha ottenuto la sua prima luce verde della Camera. Se ne tornerà a discutere nei prossimi mesi e probabilmente non mancherà la polemica