Di: Gian Matteo Apuzzo e Maria Teresa Ret
“Continuiamo a camminare insieme” (“I dalje koračamo zajedno”), questo lo slogan delle celebrazioni dei dieci anni del distretto di Brčko che si sono svolte lunedì, non solo per festeggiare la ricorrenza ma soprattutto per affermare, con molto orgoglio, quanto fatto dal quell'8 marzo 2000 quando, con la “Dichiarazione finale” di un Arbitrato internazionale, è stato definitivamente istituto come distretto autonomo all’interno della Bosnia Erzegovina.
Per un osservatore esterno è indubbio che Brčko in questi dieci anni abbia fatto passi avanti. Anche visivamente la città presenta un aspetto di maggiore sviluppo rispetto ai dintorni: arrivando dalla strada che la collega al resto della Bosnia Erzegovina, ci si imbatte immediatamente in un nuovissimo centro commerciale della Mercator. Ci sono moschee molto ben tenute (una nuova, in legno, è in costruzione proprio davanti al centro commerciale) e, arrivando in centro, un moderno edificio dove capeggia la scritta Italproject, che ci dice che lo sviluppo del distretto è avvenuto anche grazie a qualche imprenditore italiano. Proprio le voci degli imprenditori che abbiamo incontrato, forse, sono quelle più preoccupate rispetto al futuro, per i problemi recenti dovuti anche alla crisi generale.
Brčko, l'Italproject
A Brčko però oggi si festeggia e le dichiarazioni sono ottimistiche rispetto al futuro. “Non ci nascondiamo i problemi, ma oggi parliamo dei successi”, così ci ha detto sorridente Valentin Inzko, Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, al termine della cerimonia ufficiale. Inzko si auspica che si continui sulla via intrapresa: “Brčko rappresenta un successo che dimostra che anche in Bosnia un diverso modello di sviluppo è possibile, e ciò che è avvenuto qui è stata una dimostrazione per tutta la comunità internazionale. Le cose potrebbero andare meglio per l’economia, ma oggi guardiamo alle cose buone e festeggiamo!”.
Brčko, nelle dichiarazioni ufficiali, vive la sua festa da “success story”. Intorno però la città non sembra una città in festa. Nevica, tutto scorre normalmente e il freddo pungente non invita certo a fermarsi per strada. L’evento non riempie la città e si intuisce solo per il grande palco allestito per la sera nella Trg Mladih, oppure per piccoli segnali, come ad esempio in una Pekara dove ci fermiamo per scaldarci e per bere un caffè. Sul bancone ci sono due grandi vasi pieni di garofani che i clienti possono prendere prima di uscire.
Il concerto della Filarmonica di Sarajevo
La festa si respira invece quanto più ci si avvicina all’edificio del
governo del distretto e ai luoghi dove le cerimonie si svolgono. La biblioteca della città, appena restaurata, si presenta nella pienezza dei suoi colori: per l’occasione infatti la Vjiečnica, che risale al 1892, riapre al pubblico dopo un lungo restauro. Capiamo che è un giorno speciale avviandoci alla Casa della Cultura, dove si respira l’aria delle cerimonie ufficiali, con un certo schieramento di polizia, le auto diplomatiche e molte persone ben vestite sul tappeto rosso che introduce nel foyer dove alle signore vengono distribuite rose con il logo dell’evento. Sul palco, dove si succederanno gli speaker ufficiali, si viene accolti dalla Filarmonica di Sarajevo, che intermezza i discorsi della breve cerimonia e che farà poi un concerto la sera.
Dopo, tutti alla festa nell’edificio a fianco, l’Hotel Jelena, dove abbiamo l’occasione di incontrare gli ospiti. Due sono i temi comuni di tutte le dichiarazioni ufficiali: innanzitutto che Brčko è una storia di successo, soprattutto se paragonata al resto della Bosnia Erzegovina, e poi che i primi dieci anni sono stati quelli della stabilizzazione mentre i prossimi saranno quelli dello sviluppo.
Il Vice Alto Rappresentante e Supervisore del Distretto di Brčko, Raffi Gregorian, ci tiene a sottolineare come primo aspetto il fatto che Brčko rappresenta la parte delle Bosnia Erzegovina con una maggiore presenza multietnica e già questo rappresenta un successo: “Quando si è pensato alla soluzione per Brčko nei tre anni nei quali è stata definita la nuova entità [dal 1996 al 1999, ndr], invece di dividere abbiamo deciso di sovrapporre. All’inizio non è stato per niente facile perché c’erano alcuni leader che si opponevano, rivendicando posizioni e poteri per se stessi e per la propria comunità. Poi hanno capito che si può vivere insieme e costruire qualcosa insieme e quindi hanno deciso di darsi un’opportunità. Da lì è iniziato il percorso di stabilizzazione”. Gregorian sottolinea anche il percorso istituzionale fondamentale per il futuro di Brčko: “Fino a poco tempo fa tutto era in pratica governato dal Supervisore, poi, anche grazie alle elezioni dirette del sindaco [nell’aprile 2009 si sono svolte le seconde elezioni locali non gestite dalla comunità internazionale, ndr] è iniziata una maggiore autonomia di governo locale e, ora che il nuovo governo sta lavorando bene e con efficacia, la figura del Supervisore può lasciare Brčko. Infatti, se tutto va bene, io dovrei concludere la mia presenza qui fra un mese”.
Alla domanda sul ruolo dell’Europa e sulla prospettiva europea, Gregorian risponde senza dubbi: “Brčko è il miglior posto per investire in Bosnia Erzegovina perché ha raggiunto una maggior stabilità, ha una miglior posizione strategica, sorge su un'importante via di comunicazione, la Sava. L’economia aiuta a stabilire legami più forti e in questo senso possiamo dire che è già iniziato il percorso verso l’Europa. A Brčko questo percorso ora verrà rafforzato anche con altre azioni, ad esempio con progetti energetici e con progetti educativi. Lo sbocco naturale è l’Europa e vogliamo che si sia pronti per l’
acquis communautaire, per quando sarà il momento.” Gregorian, come tutti oggi nelle dichiarazioni ufficiali, è ottimista: “Non nego i problemi, ma il vantaggio di questo luogo è che i problemi vengono riconosciuti e affrontati, e oggi sono qui proprio per testimoniare questo modus operandi, questo modo per risolvere i problemi e andare avanti insieme”.
Il sindaco di Brčko, Dragan Pajić, oltre a riaffermare l’immagine di successo della sua città, ci tiene a sottolineare le due iniziative che secondo lui daranno gambe al futuro cammino del distretto: il piano strategico di sviluppo appena approvato e la prossima nascita dell’Università, grazie all’accordo con l’Università di Lubiana. All’interno della strategia di sviluppo c’è un grande progetto infrastrutturale, che si gioverà anche della costruzione dell’autostrada Orašje-Tuzla che collegherà ancora meglio questa parte della Bosnia con le vie di comunicazione esterne. Ma è sulla futura Università che Pajić si sofferma di più: “Le prime facoltà ad aprire saranno quelle legate alla specificità dell’economia del territorio, quindi Agraria ma anche Informatica per lo sviluppo delle infrastrutture di base. Sono previste poi le Facoltà di Pubblica Amministrazione, per sostenere la formazione per il personale delle istituzioni, di Sport, fondamentale per i giovani, e probabilmente anche di Architettura, per formare i progettisti dello sviluppo. La cosa importante – conclude Pajić – è che però il nostro non è solo uno spot, ma un vero e proprio progetto per tutto il sistema educativo. Brčko come città universitaria, con un progetto educativo che attiri le persone e i giovani, che sappia formare le nostre nuove classi dirigenti.”
Quando la festa sta finendo, e la grande sala dell’Hotel Jelena è meno affollata, incontriamo Belmir Agić, il coordinatore del governo di Brčko, comprensibilmente soddisfatto, perché in fondo la riuscita della giornata la si deve anche a lui. Lo avevamo incontrato pochi mesi fa, nell’ottobre 2009, e ci aveva parlato a lungo delle sfide future di Brčko, che ha molte potenzialità ma presenta anche alcune criticità. Alcune legate al mercato interno, che deve ancora svilupparsi per rendere più attrattivo il territorio; altre legate alla crisi che ha rallentato gli investimenti esteri, tra cui, ad esempio quelli italiani; altre legate alle relazioni con il resto della Bosnia Erzegovina, rispetto alla quale il distretto in alcuni casi rimane un’entità “staccata” (come ad esempio rispetto al sistema energetico, per il quale Brčko non è ancora collegata al sistema nazionale).
Ma oggi anche Agić vuole godersi la festa: “Per i prossimi quattro anni abbiamo un piano strategico di sviluppo da realizzare. Vogliamo legarci a città del mondo simili alla nostra, entità amministrative autonome che rappresentano poli di sviluppo. Vogliamo legarci all’Europa e qui apriremo l’Università di Lubiana e da un corso dell’Università di Vienna verranno per fare un’analisi del territorio. La città vuole diventare un vero Campus universitario, perché è fondamentale rendere Brčko un centro di investimento moderno, ma ancora più importante è attrarre i giovani. Il lavoro da fare è tanto, ma sono ottimista”.