Kosovo: nella zona d’interdizione fiorisce il contrabbando
22.11.2002
L’accordo di Kumanovo, che ha posto fine alla campagna NATO contro la Jugoslavia, ha previsto l’istituzione di una zona d’interdizione tra Kosovo e Jugoslavia. Questa terra di nessuno e’ diventata in breve tempo il paradiso dei contrabbandieri.
L’accordo di Kumanovo stabilisce infatti che il territorio “cuscinetto” della profondità di 5 km, e’ interdetto alle forze armate jugoslave, eccetto che alle pattuglie della polizia, che però devono essere dotate di armamento leggero. Il terreno impervio e la compiacenza delle autorità locali hanno fatto il resto. Fatos Bytyci, un giornalista albanese di RTK (Radio Televione Kosovo), e’ l’autore di questo interessante reportage, pubblicato su IWPR, su quello che avviene ogni giorno nella zona d’interdizione tra Kosovo e Montenegro. La traduzione è stata curata dalla CARITAS, che fornisce settimanalmente ai propri operatori un’utile rassegna stampa sui fatti più rilevanti che accadono nel sud est Europa.
Il contrabbando di petrolio nella zona d’interdizione e’ più florido che mai, mesi dopo che l’amministratore internazionale del Kosovo si era impegnato a debellare questo traffico illecito. Criminali si sono approfittati di quella che e’ stata denominata Ground Safety Zone, stabilita dalla NATO tra Kosovo e Jugoslavia subito dopo aver strappato il controllo della provincia a Milosevic nel 1999.
I mercanti che vendono la loro merce in questa terra di nessuno larga 5 km evitano di pagare le tasse, allontanando così i clienti dal commercio legale, e infliggendo un duro colpo alla già anemica raccolta delle imposte in Kosovo. Dozzine di pompe di benzina operano nella zona di sicurezza tra Kosovo e Montenegro, pubblicizzando la vendita di diesel a 40 centesimi al litro e di benzina a 50, almeno 30 centesimi in meno rispetto al prezzo di vendita in Kosovo. I prezzi più bassi provocano file di macchine provenienti dal Kosovo. Nessuno ferma questi venditori. Alla polizia UNMIK non e’ nemmeno permesso di entrare in quella zona. Pattugliata solo da polizia montenegrina con armamento leggero, e’ diventato il paradiso dei trafficanti.
Dopo aver visitato l’area tre mesi fa, l’Amministratore capo del Kosovo, Michael Steiner, aveva detto che le pompe di benzina illegali stavano “danneggiando le finanze kosovare e montenegrine. Abbiamo detto che combatteremo i traffici illegali e lo faremo qui”.
Entrando in questa zona, questo giornalista ha visto con propri occhi file di camion che venivano scaricati. I beni venivano scaricati e poi caricati su cavalli, che poi li avrebbero trasportati in Kosovo durante la notte. Una macchina della polizia montenegrina, con due poliziotti dentro, era parcheggiata accanto ad una di queste stazioni di servizio. Rientrando poi in Kosovo, la polizia locale ha controllato solo i nostri documenti, e non la macchina. Numerose taniche di benzina erano posizionate di fronte al posto di frontiera, apparentemente beni di contrabbando confiscati.
Molte persone contrabbandano benzina in Kosovo dalla zona d’interdizione, nascondendo i contenitori nelle proprie macchine. Altri trafficano in sigarette, olio da cucina, birra e altri beni, tutti trasportati con le macchine o con i cavalli. Un altro trucco consiste nel travasare la benzina in tubi di gomma dal Montenegro al Kosovo durante la notte. “Ne abbiamo fermati parecchi, ma la cosa continua ad andare avanti”, ha ammesso Munaver Sultan del Ministero delle Finanze del Kosovo. Indizi rivelatori dei traffici notturni non sono difficili da individuare. Non lontano dal confine io stesso ho individuato numerose lattine di olio da cucina e birra, così come cartoni di sigarette.
A due chilometri dalla frontiera, nel villaggio kosovaro di Jablanica, gli abitanti stavano preparando i cavalli. Un ragazzo giovane e’ passato accanto alla mia macchina con tre cavalli, mentre altri due sono passati nelle vicinanze. Gli abitanti del villaggio hanno detto che la povertà li ha costretti a praticare il contrabbando. “Camminano per quattro, cinque ore giusto per guadagnare un po’ di soldi”, ha detto Hasan Mucaj, 60 anni, da Jablanica. “La maggior parte contrabbanda sigarette, che sono poi portate a Peja o Istog, per essere infine distribuite in tutto il Kosovo. La polizia arresta le persone, ma il traffico continua”.
Gli agenti internazionali sono imbarazzati dagli traffici di contrabbando che si consumano sotto i loro nasi. “Abbiamo informazioni circa il traffico illegale che avviene nella zona neutrale”, ha riferito Bengt Wrannerhen, vice-comandante nella polizia di frontiera internazionale. “Vorremmo fare di più ma non siamo autorizzati ad entrare in quella zona. Solo la KFOR può entrarvi, non l’UNMIK Police. Sappiamo che vi sono numerose pompe di benzina da quella parte.”
La KFOR insiste che sta facendo quello che può per fermare i traffici. “Abbiamo predisposto della pattuglie mobili nell’area, in modo tale da fermare il contrabbando”, ha detto il portavoce Anthony Adams. “Queste squadre stanno pattugliando l’area. Non possiamo essere dappertutto in ogni momento, ma una delle nostre priorita’ e’ combattere il contrabbando in Kosovo”.
Durante la notte sono ritornato nella zona neutrale. Una donna poliziotto ha fermato la mia macchina al confine, ma non mi ha controllato i documenti. Nella zona d’interdizione, numerosi camion, auto-cisterne e macchine erano parcheggiati su entrambi i lati della strada e diversi beni venivano scambiati. C’era parecchia gente intorno, alcuni parlando tra di loro, altri contando denaro. Sulla via del ritorno in Kosovo il poliziotto ha controllato solo i miei documenti. “Se l’avessi saputo che non avrebbero controllato la macchina, avrei portato con me delle sigarette”, ha scherzato il mio autista.
Fatos Bytyci