Violenti scontri tra i tifosi durante un match al vertice del maggior campionato del Kossovo. E l’opinione pubblica si interroga sul binomio sport e violenza.
Basket in Kossovo
Il basketball è lo sport più popolare in Kossovo. Riesce a radunare migliaia di spettatori e spesso l’assistere alle partite rappresenta per molte persone una delle uniche vere attività della settimana. L’impegno di alcuni imprenditori nel supportare il basket locale e l’aiuto finanziario dell’ABK (American Bank of Kossovo) ha cambiato radicalmente il panorama cestistico kossovaro.
E’ stato creato il campionato ABK, sigla che immediatamente il pubblico ha provveduto a modificare dall’originario significato a “Asat e Basketbollit Kosovar”, cioè “Assi del basketball del Kossovo”. E le squadre che vi partecipano sono pronte a lanciare un messaggio all’intera regione dei Balcani per poter iniziare a competere con i giocatori anche degli altri Paesi confinanti. Ogni squadra dell’ABK ha almeno due giocatori stranieri. Spesso si tratta di statunitensi, ma vi sono anche croati, bosniaci e giocatori dall’Albania. “I giocatori in Kossovo sono pagati in media più che in altri Paesi della regione”, chiariscono i rappresentanti della Federazione kossovara di basket. “Saremmo già pronti per partecipare a competizioni regionali, ma ostacoli politici ce lo impediscono”. E’ lo status giuridico non ancora definito del Kossovo a bloccarli.
Oltre ai problemi politici, ve ne sono altri di molto più pratici. Innanzitutto questioni legate alle infrastrutture del tutto carenti. Le municipalità locali non sembrano intenzionate nel prossimo futuro ad investire risorse su questo capitolo di spesa e pure gli investitori privati, che già hanno investito risorse per la creazione dei club, tentennano. “Sino a quando l’Assemblea del Kossovo non approverà una nuova legge sulle attività sportive, abbiamo le mani legate poiché ai privati è vietato investire in strutture sportive”. Il palazzetto dello sport di Pristina, il più grande di tutto il Kossovo, è stato bruciato nel 1999 e la Municipalità della città non è in grado di chiarire come mai i lavori si protraggano così a lungo nel tempo nonostante l’appalto per la ricostruzione sia già stato assegnato.
Ma, essendo realistici, c’è anche la necessità forte di ricreare un sano spirito sportivo. In seguito alla guerra gli scontri violenti tra tifosi e gli attacchi contro arbitri e giocatori sono divenuti prassi comune ed ancora caratterizzano negativamente i campi di gioco kossovari. L’apice è stato toccato in una recente partita tra la Mabetex di Pristina e la Dukagjin di Peja dove i tifosi dell’una e dell’altra squadra si sono violentemente scontrati. Alla notizia molti quotidiani e televisioni hanno dato una forte rilevanza. Zeri, tra i quotidiani principali del Kossovo, vi ha dedicato addirittura la prima pagina.
Blerim Shala, caporedattore di quel quotidiano, ha in quell’occasione scritto: “Non serve sforzarsi troppo nell’analisi per capire a che punto siamo. Possiamo imparare molto da una partita di basket. Gli scontri, trasmessi in diretta alla televisione, sono una vera e propria vergogna. A testimonianza innanzitutto del fallimentare rapporto tra le squadre ed i propri tifosi: ha fallito la squadra ospite i cui tifosi appena arrivati a Pristina hanno iniziato a sfasciare tutto, a partire dalle vetrine dei negozi; ha fallito la squadra di casa che non ha certamente insegnato ai propri tifosi come ci si comporta in un palazzetto dello sport. E’ stato poi clamoroso il fallimento di chi si occupava della sicurezza all’interno del palazzetto. I tifosi sono entrati armati di ogni cosa e lo dimostra ciò che è rimasto sul parqué di Pristina. In tutto il mondo le perquisizioni sono minuziose, non in Kossovo. Hanno fallito inoltre gli stessi giocatori perché il loro comportamento non ha fatto altro che aumentare la tensione sugli spalti. Ed hanno fallito anche gli arbitri che dovevano bloccare la partita molto prima di quando hanno poi fatto. Non vi possono essere compromessi, altrimenti fatti di questi tipo continueranno ad accadere. Proviamo ad immaginare se fatti del genere accadessero durante una partita internazionale. La squadra kossovara riceverebbe una squalifica dalla scena internazionale di almeno uno o due anni”.
Molti in Kossovo concordano con quanto espresso da Shala. Il campionato di basket continua ciononostante a rappresentare un passo verso la normalità ed il fatto che molta attenzione venga posta su questi incidenti testimonia che i kossovari non pensano esclusivamente alla politica.Dal nostro inviato dal Kossovo